Pacchetto telecom: voto finale al Parlamento. Harbour (PPE-DE) intanto chiarisce, ‘pura fantasia’ ipotesi di limitazione libertà internet

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Telecomunicazioni

Il pacchetto telecom che dovrebbe essere approvato domani dal Parlamento europeo nell’ultima sessione plenaria prima delle elezioni, “non ha niente a che vedere con le restrizioni all’accesso a internet” o con la lotta alla pirateria digitale. È quanto sostiene Malcolm Harbour (Regno Unito, PPE-DE), relatore delle misure relative alla tutela della vita privata e protezione dei consumatori.

 

La questione, sorta nelle ultime settimane di negoziazioni sul pacchetto – i cui obiettivi sono di rafforzare i diritti dei consumatori e la tutela della privacy, assicurare un’applicazione coerente delle misure regolamentari e ammodernare l’uso dello spettro radio – ha rischiato di far slittare ulteriormente l’approvazione della riforma.

 

“Il Parlamento europeo – ha detto Harbour – non può imporre a un governo come organizzare il suo sistema giudiziario”, e vuole assolutamente chiarire che “l’accesso a internet è parte dei diritti fondamentali dei cittadini europei”.

 

Questioni quali la limitazione dell’accesso a un determinato sito o contenuto, ha ricordato l’europarlamentare, sono trattate dai singoli Stati: in Francia, ad esempio, non si possono acquistare memorabilia naziste sul web, e lo ha deciso il governo.

 

La posizione del Parlamento europeo sulla questione dell’accesso ai contenuti, ai servizi e alle applicazioni è contenuta nell’emendamento 62, che modifica la posizione comune del Consiglio e in base al quale gli Stati membri debbono garantire “che le eventuali restrizioni al diritto degli utenti di accedere a contenuti, servizi e applicazioni, se necessarie, siano attuate mediante misure adeguate, e siano proporzionate, efficaci e dissuasive”.

Tali misure, “non ostacolano lo sviluppo della società dell’informazione e non violano i diritti fondamentali dei cittadini, compreso il diritto alla vita privata e il diritto a un giusto processo”.

 

Quello che si può fare a livello europeo è al massimo stilare una serie di requisiti generali affinché i consumatori abbiano informazioni circa i siti il cui accesso è ristretto, in modo che il consumatore sappia se un provider sta limitando l’accesso a determinati contenuti e per quali ragioni.

 

Sono gli utenti finali, secondo la relazione Harbour, “a dover decidere quali contenuti poter trasmettere e ricevere, e quali servizi, applicazioni, hardware e software devono poter usare a tal fine, senza pregiudizio per la necessità di preservare l’integrità e la sicurezza delle reti e dei servizi”.

Tenuto conto dell’importanza crescente delle comunicazioni elettroniche per i consumatori e le imprese, “gli utenti devono sempre essere pienamente informati di qualsiasi limitazione imposta dal fornitore di servizio e/o di rete all’utilizzo di servizi di comunicazione elettronica”. Queste informazioni “devono, a discrezione del fornitore, specificare il tipo di contenuto, applicazione o servizio, le singole applicazioni o servizi interessati, o entrambi”.

 

A chi sostiene che alcuni emendamenti voluti dal Parlamento metterebbero in pericolo la libertà di espressione su internet e la possibilità di utilizzare alcune applicazioni come Skype, Harbour risponde che simili ipotesi sono “pura fantasia”.

“Non c’è assolutamente nulla in questa proposta che vada in questa direzione”, ha ribadito Harbour, sottolineando che, grazie alla riforma, ai consumatori sarà garantita maggiore trasparenza e possibilità di scelta, oltre a una maggiore tutela dei dati personali.

 

Nessun rischio, dunque, che internet venga imbrogliato da politiche restrittive anche se, conclude Harbour, ciò non vuol dire che la rete debba essere completamente libera da regole.

 

Domani, il Parlamento europeo dovrebbe finalmente dare il via libera alla riforma, con l’approvazione di tre testi legislativi che aggiornano la normativa su trasparenza e pubblicazione delle informazioni per gli utenti, migliore accessibilità per i disabili, servizi di emergenza e accesso al numero 112 nonché neutralità della rete. Dibattute oggi anche le nuove direttive relative allo spettro radio, alla realizzazione nuova autorità delle telecomunicazioni, alla separazione funzionale e al quadro normativo per le reti di nuova generazione.