Reti tlc: l’Italia si impegna a fare di più per la sicurezza. Romani, ‘Enisa coordini le attività di protezione e prevenzione’

di Alessandra Talarico |

Italia


Paolo Romani

L’accrescimento del livello di sicurezza delle reti di comunicazione è un obiettivo imprescindibile alla luce della crescente strategicità di queste infrastrutture, paragonabili alle reti energetiche e dei trasporti, per l’organizzazione degli Stati e la vita dei cittadini.

Nel corso della recente Conferenza Ministeriale sulla cyber sicurezza di Tallin, il Sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani – che ha guidato la delegazione italiana – ha ribadito l’intenzione dell’Italia di impegnarsi nell’obbiettivo di migliorare la sicurezza delle infrastrutture critiche di informazione, convenendo sulla necessità di riservare “la massima attenzione” alla protezione di queste infrastrutture.

 

Romani ha ribadito inoltre l’importanza del ruolo svolto dall’agenzia europea Enisa – che si occupa, appunto, della protezione delle reti e delle informazioni – nel promuovere “il coordinamento della collaborazione paneuropea e transfrontaliera nelle attività di protezione, prevenzione, consapevolezza dei rischi e dei comportamenti protettivi, assistenza e recupero di funzionalità in caso di evento catastrofico o attacco cibernetico contro le Infrastrutture Critiche della società dell’Informazione”.

 

Attraverso i CERT, che sono i centri nazionali che si occupano di individuare le nuove forme di attacco informatico e sviluppare le adeguate contromisure per renderle innocue, Enisa – ha aggiunto Romani – “potrà svolgere la propria azione quale soggetto che accompagni le singole azioni nazionali verso un sistema di prevenzione europeo”.

 

Quel che è certo, è che i governi europei dovranno impegnarsi e coordinarsi maggiormente per evitare attacchi su larga scala e vulnerabilità dei singoli Paesi che potrebbero avere effetti a catena su tutti gli altri.

 

Attualmente, infatti, sussistono notevoli differenze tra gli approcci e la capacità di risposta degli Stati membri di fronte a un potenziale attacco alla rete, soprattutto perché – ha sottolineato sempre a Tallin il Commissario Ue Viviane Reding – i governi si sono finora dimostrati “negligenti”, mentre il ruolo di Enisa è ancora troppo lontano da quello per cui l’agenzia è stata concepita: quello di “sede europea per la difesa contro gli attacchi informatici”.

 

Nel suo intervento, la Reding ha manifestato la necessità di dotare l’Europa di un Mister “sicurezza Informatica”, una figura che abbia l’Autorità di agire immediatamente in caso di attacco, nonché di coordinare le forze e di sviluppare piani tattici per migliorare il livello di resistenza delle reti.

 

Le infrastrutture tlc, infatti, sono alla base di molte delle attività quotidiane dei governi e dei cittadini e sono inoltre essenziali per il funzionamento di settori quali la distribuzione di energia, l’approvvigionamento dell’acqua, i trasporti, la finanza e ad altri servizi critici.

 

Basti pensare che l’interruzione per un mese del funzionamento di queste reti in Europa o negli Usa, provocherebbe perdite economiche per almeno 150 miliardi di euro.

 

Secondo le previsioni della Ue, nei prossimi 10 si assisterà a nuovi blackout informatici come quello che nel 2007 ha paralizzato l’Estonia: non sempre la causa sarà attribuibile al cyber terrorismo – si pensi a una calamità naturale, a un guasto hardware, alla rottura dei cavi sottomarini (nell’Oceano Atlantico si sono registrati 50 incidenti nel 2007) – ma comunque bisognerà essere preparati perché le conseguenze potrebbero rivelarsi drammatiche.