Key4biz

eBook: nel mirino dell’Antitrust Usa l’accordo di Google con gli editori per la biblioteca online  

Stati Uniti


Il Dipartimento Usa della Giustizia sta indagando su un accordo concluso da Google – a seguito di una class action relativa al progetto “Google Ricerca Libri” mossa dall’associazione degli autori americani e dall’associazione degli editori americani – che dà al motore di ricerca il diritto di trasformare in formato digitale e vendere intere biblioteche.

In base a quanto si apprende non è chiaro se il Dipartimento di Giustizia intenda proseguire con un ulteriore indagine a carico di Google o modificare il patteggiamento.

 

La giustizia statunitense ha dato altri quattro mesi di tempo a Google per trovare gli aventi diritto sulle opere che Google pubblica nella sua biblioteca virtuale.

Gli autori, gli editori e gli eredi avevano tempo fino al 5 maggio per accettare o rifiutare il regolamento di un contenzioso con Google, ma la data limite è stata rinviata al 4 settembre.

 

Google, l’Authors Guild e l’Associazione Americana degli Editori, hanno raggiunto lo scorso ottobre un accordo che prevedeva il pagamento da parte di Google di 125 milioni di dollari (98 milioni di euro) e la creazione di un Book Rights Registry, un registro delle opere volto a tutelare gli interessi di autori ed editori aventi diritto a compensi in base agli accessi e alle sottoscrizioni, e, nel caso di libri ancora in commercio, in base alle vendite.

 

L’accordo è risolutivo della class action Authors Guild contro Google, intentata il 20 settembre 2005 da The Authors Guild e alcuni autori, e della causa intentata il 19 ottobre 2005 da cinque editori membri della Association of American Publishers (AAP): McGraw-Hill Companies, Pearson Education, Penguin Group, entrambe parte di Pearson, John Wiley & Sons e Simon & Schuster, parte di CBS corporation. Queste cause contestavano il progetto di Google di digitalizzare, rendere ricercabili e visualizzare brani di libri protetti da copyright e di condividere le copie digitali con le biblioteche senza esplicito permesso dei titolari dei diritti d’autore. Chiunque sia titolare di diritto d’autore Usa può registrare le proprie opere nel Book Rights Registry e ricevere un compenso derivato dalle sottoscrizioni delle istituzioni, dalle vendite di libri, dal fatturato advertising e da altri possibili modelli di fatturato, compresi pagamenti in contanti se l’opera è già stata digitalizzata.

 

L’accordo riconosce i diritti e gli interessi dei titolari di diritto d’autore e fornisce loro strumenti efficienti per controllare le modalità di accesso online alla loro proprietà intellettuale.

Saranno quindi accessibili online in Usa milioni di libri e altri testi protetti da copyright e appartenenti a raccolte di diverse tra le principali biblioteche americane che aderiscono a Google Ricerca Libri.

 

 

Sarà maggiore l’accesso a libri non più stampati e la visibilità per milioni di opere non più reperibili sugli scaffali, consentendo ai lettori americani di cercarle sul web e di visualizzarne una preview online, nonché opzioni aggiuntive per l’acquisto di libri protetti dal diritto d’autore. Ancora: possibilità per le istituzioni di sottoscrivere per l’accesso online a milioni di libri, accesso gratuito dalle biblioteche americane, compensi per autori ed editori e controllo dell’accesso alle loro opere.

 

 

Il Book Rights Registry terrà traccia dei titolari dei diritti, raccogliendo e gestendo informazioni accurate sugli stessi e consentendo loro di richiedere l’inclusione o l’esclusione dal progetto.

 

Inoltre il patto permette a Google, e solo a Google, di digitalizzare le cosiddette ‘opere orfane‘, cosa che ha creato qualche perplessità tra le associazioni antitrust.

Le opere orfane sono libri o altro materiale ancora protetto da copyright, ma senza un chiaro detentore dei diritti di proprietà intellettuale.

James Grimmelmann che insegna alla facoltà di Giurisprudenza di New York e Peter Brantley dell’Archivio internet hanno detto alla stampa di aver parlato del progetto di Google con il dipartimento di giustizia.

 

 

“Agli editori italiani ed europei è stata lasciata libertà di adesione o meno all’accordo – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Federico Motta – Ruolo di AIE e Federazione degli Editori Europei (FEP) è ora quello di fornire più informazioni possibili su cosa comporterà questo e sui possibili rischi di mercato che ne possono derivare. I termini vengono dilatati. La data del 5 maggio rimane invece fissa come limite temporale per i programmi di digitalizzazione di Google non autorizzati dagli aventi diritto”. 
 
“I servizi sono limitati ad utilizzi nell’ambito del territorio statunitense, ma interessano anche gli editori stranieri, compresi quelli italiani, le cui opere siano state comunque digitalizzate da Google – ha spiegato Piero Attanasio dell’Associazione Italiana Editori (AIE), nominato coordinatore del gruppo di lavoro tecnico nei rapporti tra Google, il Book Right Registry e gli editori europei – AIE ha prodotto una serie di studi tecnici e documenti assunti dalla Federazione degli Editori Europei come posizione comune, che rilevano i problemi presenti nel database del Settlement e le possibili soluzioni. Poiché il trattamento dei diritti è diverso tra i libri in commercio e fuori commercio, è fondamentale gestire correttamente questa informazione e va fatto su milioni di libri, e con aggiornamenti continui. I nostri studi hanno evidenziato come una singola azienda, per quanto grande e avanzata, non possa da sola gestire una tal mole di dati in modo efficace. Il gruppo di lavoro che ho l’onore di coordinare è stato creato per questa ragione: l’esperienza specifica nel trattamento dei dati bibliografici è essenziale, diffusa in Europa, e Google ha mostrato di rendersene perfettamente conto.”
 
Il gruppo di lavoro si è riunito ieri a Milano per la prima volta, con la presenza dei responsabili tecnici delle banche dati bibliografiche di Google e del Book Right Registry oltre che rappresentanti delle editorie francese, spagnola e tedesca. 
 
“Si è creato un buon clima di collaborazione – ha continuato Pero Attanasio – che speriamo porti i suoi frutti. Le sfide sono stimolanti, ma certamente difficili. È utile che anche da parte loro ci si renda conto che non tutti i problemi si risolvono facendo girare un algoritmo. I problemi tecnici che Google sta affrontando sono gli stessi del progetto ARROW (www.arrow-net.eu), coordinato da AIE, nato per servire i programmi di digitalizzazione europee. Anche in questo caso l’Europa era partita prima”.

Exit mobile version