Ricerca e innovazione: Ue in ritardo. La Commissione punta a raddoppiare i fondi e a stimolare nuove collaborazioni

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


ICT

La Commissione Ue ha lanciato una nuova strategia con l’obiettivo di rendere l’Europa leader nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Attualmente, la Ue rappresenta il 34% del mercato ICT mondiale e il suo valore cresce del 4% l’anno.

Il settore ICT – che dà lavoro a 12 milioni di persone in Europa e rappresenta il 6% del Pil Ue – è trainante per l’innovazione e la competitività in tutti i settori dell’economia.

 

Ma vi è un notevole divario tra ciò che l’Europa produce e ciò che consuma, in ragione dell’eccessiva frammentazione che caratterizza sia il mercato che la ricerca e, spiega quindi la Ue, “il valore aggiunto prodotto dall’ICT europeo è pari a solo il 23% del totale”.

L’Europa, di conseguenza, viaggia in ritardo rispetto ai competitor globali sia nella ricerca che nella produzione di soluzioni e servizi ICT innovativi.

 

Bruxelles ha dunque invitato gli Stati membri e l’industria a riunire le risorse e a lavorare di più sulla ricerca e l’innovazione in campo ICT, soprattutto in ambiti quali l’assistenza sanitaria e l’efficienza energetica.

 

“Nei decenni a venire – ha sottolineato il Commissario Viviane Redingl’ICT sosterrà la competitività della nostra economia, l’efficienza dei nostri servizi pubblici e la qualità della nostra vita”.

“Le performance e l’occupazione – ha aggiunto – dipenderanno da tecnologie come internet o la telefonia mobile e il nostro compito è quello di assicurarci che l’Europa sia ben attrezzata per sfruttare al massimo il loro potenziale”.

 

Ed è con questo obiettivo che la Ue intende adottare misure concrete volte a cogliere le opportunità di nuovi sviluppi, quali l’internet delle cose, i servizi basati sul web e la nanoelettronica.

Questi settori sono determinanti in vista di una ripresa economica ma per sfruttarne il pieno potenziale, secondo la Reding, è essenziale non solo “raddoppiare gli investimenti nella ricerca, sia pubblici che privati, entro il 2020″ , ma anche ridurre la frammentazione.

Solo così sarà possibile ridurre il gap con le altre potenze – gli investimenti pubblici e privati nella ricerca sulle ICT in Europa ammontano a meno della metà di quelli degli Stati Uniti – e attirare capitale di rischio in Europa.

 

Tre le linee d’azione identificate dalla Commissione:

 

Raddoppiare gli investimenti in ricerca e innovazione nel prossimo decennio: la Commissione intende aumentare i fondi disponibili nell’ambito del programma di ricerca globale da 1,1 miliardi nel 2010 a 1,7 miliardi di euro nel 2013. Gli Stati membri devono adeguarsi a questo aumento del bilancio a livello nazionale identificando fonti di finanziamento nuove o deviandone di già esistenti.

 

L’Europa dovrebbe quindi dotarsi di poli di ricerca di eccellenza, per colmare l’attuale carenza di personale qualificato nell’ambito della ricerca. Gli Stati membri – sottolinea la Commissione – dovrebbero condividere strategie e coordinare meglio le risorse per far sì che la ricerca e l’innovazione siano all’avanguardia in campi quali le tecnologie embedded e i software per rendere le auto più sicure e pulite. In quei settori, insomma, ad alto impatto economico e sociale.

 

La Ue dovrebbe infine garantire le giuste condizioni per lo sviluppo del mercato e la creazione di nuove collaborazioni pubblico-privato per lo sviluppo di soluzioni competitive e innovative.

“La ricerca e l’innovazione in ambito ICT – spiega la Commissione – dovrebbero essere integrate nelle politiche di settori quali la sanità, l’energia e i trasporti, con una maggiore collaborazione tra utenti e produttori di tecnologie”.

 

Questa strategia rientra nei preparativi per un piano europeo per l’innovazione e la ricerca, come richiesto dal Consiglio europeo nel dicembre 2008, e rappresenta anche la risposta al Rapporto Aho.