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Privacy: vanificato l’intervento del Garante. Nel decreto milleproroghe nuovo via libera allo spam telefonico

Italia


Cacciate dalla porta, le fastidiosissime telefonate ‘commerciali’ rientrano prepotentemente dalla finestra: vanificando quanto stabilito dal Garante Privacy lo scorso settembre, infatti, il Governo ha pensato bene di inserire nel decreto cosiddetto milleproroghe una norma che da facoltà alle aziende di telemarketing di attingere ai vecchi elenchi telefonici fino al 2005.

 

L’articolo 44 del decreto, sul quale il governo ha ottenuto la fiducia del Senato permette infatti ai call center di poter utilizzare per tutto il 2009 i dati personali raccolti nelle banche dati costruite con gli elenchi telefonici pubblicati prima del 1 agosto 2005.

 

Con ogni probabilità, dunque, torneremo ad essere tempestati a tutte le ore – domeniche e feste comandate incluse – di telefonate reclamizzanti questo o quel prodotto o servizio, proprio come accadeva prima dell’intervento del Garante, che aveva imposto a diverse società il divieto di continuare a utilizzare i dati personali di milioni di utenti.

 

Informazioni – spesso suddivise per redditi e stili di vita – raccolte e utilizzate illecitamente, senza il consenso dei diretti interessati, ai quali non resta dunque che cercare di non perdere le staffe, quando, all’ennesima chiamata proveniente – furbamente – da ‘numero privato’ – il solerte operatore riproporrà il solito pacchetto Pay Tv a prezzi vantaggiosissimi o una nuova scontatissima tariffa telefonica.

Immediate le proteste delle associazioni dei consumatori e di diversi membri dell’opposizione, che considerano la decisione una grave violazione della privacy di quei cittadini che avevano scelto di non rendere disponibili i propri dati a fini commerciali.

Una beffa, insomma: se la norma diventasse legge – avverte Sandro Gozi, capogruppo del Partito democratico in commissione per le Politiche comunitarie della Camera – “causerà la sospensione del diritto alla protezione dei dati dei cittadini e non risolverebbe stabilmente i problemi dei call center”.

“Si tratterebbe inoltre – aggiunge Gozi – di un pericoloso precedente e di una soluzione inadeguata, come già evidenziato con efficacia dal Garante”.

 

Gozi sostiene di volersi unire a quanti ritengono che l’emendamento venga eliminato e propone di adottare anche in Italia il sistema ‘opt-out’ come avviene in Gran Bretagna e come suggerito anche dall’Istituto Italiano per la Privacy.

Una soluzione efficace e convincente, che permetterebbe agli utenti di iscrivere il proprio nome in una lista ufficiale gestita dal Garante e consentirebbe agli addetti ai call center di sapere con certezza chi chiamare, senza inondare chi non lo desidera di spam telefonico.

 

Sulla stessa linea il senatore Pd Luigi Lusi, che ha scritto al Garantre Privacy per sapere da lui se sia legittimo o meno usare i dati personali degli utenti senza il loro consenso “così come previsto nel decreto legge milleproroghe”.

“Sembrerebbe l’ennesimo provvedimento – ha spiegato Lusi – preso per tutelare le industrie a discapito degli interessi dei privati cittadini”.

 

Anche il presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, è dell’opinione che la nuova autorizzazione alle chiamate selvagge a scopi pubblicitari rappresenti una palese “violazione del diritto alla riservatezza”, un “abuso gravissimo” contro il quale viene auspicato un nuovo intervento del Garante in difesa dei diritti così faticosamente conquistati dai cittadini.

“Ci auguriamo adesso – ha detto Pileri – che il Garante per la protezione dei dati personali, che aveva bloccato lo scorso settembre le chiamate indesiderate, intervenga nuovamente in difesa degli utenti, adottando misure più severe e stringenti per le società che operano in questo settore”.

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