Unione Europea
Prima o dopo il consiglio dei ministri delle Comunicazioni dell’Unione europea, che si terrà la prossima settimana a Praga, l’Italia vedrà i rappresentanti dell’Ue per chiarire la sua posizione in merito alle gare per assegnare i nuovi multiplex, liberati con il passaggio al digitale terrestre.
E’ quanto riferito dal sottosegretario alle comunicazioni, Paolo Romani, che ha spiegato: “…Ci è stato chiesto un incontro e lo faremo prima o dopo la prossima settimana quando è previsto l’incontro di Praga”.
Riguardo alle contestazioni della Ue sulla possibilità anche per gli operatori già in possesso di frequenze di partecipare alle gare per i nuovi multiplex, il sottosegretario ha ribadito di “…ritenere impossibile escludere chicchessia (i vecchi e i nuovi operatori) da una gara. Si tratta ora di capire come si possa fare perché la gara sia rispettosa dei parametri europei. Non si può penalizzare chi ha comprato le frequenze per fare i canali digitali escludendolo dalla gara. Trovo incompatibile questo con la legge italiana e con la legge del buon senso”.
“…Sono sei mesi che ci muoviamo – ha evidenziato Romani -. E nella lettera che l’Ue ci ha inviato si dà conto del fatto che il nostro governo si è mosso molto sia sull’accesso ai siti, sia sul dividendo digitale, sia ancora sulla gara per i nuovi multiplex e anche sulla questione di Europa 7. Mancano alcuni passaggi finali anche se sono convinto che se non ci fossero in Italia 550 emittenti locali avremmo un dividendo digitale straordinario”.
E, sempre sul digitale, riferendosi al problema del Piemonte, regione orograficamente complessa e dunque a rischio oscuramento soprattutto nelle valli a partire dal 20 maggio col passaggio alla nuova tecnologia per Rai2 e Rete4, Romani ha ammesso che “…un problema tecnico c’è ma è oggettivamente risolvibile e lo stiamo risolvendo”.
Romani ha inoltre mosso un rilievo critico agli uffici dei due Commissari Ue, Viviane Reding ai Media e Neelie Kroes alla Concorrenza, in quanto hanno diffuso i contenuti della lettera in questione, che si è trovata in prima pagina sul quotidiano ‘Repubblica’, quando in realtà doveva essere mantenuta riservata.
Alcuni giorni fa il sottosegretario, davanti al comportamento di Reding e Kroes, è venuto meno alla privatezza che riguardava questa pratica per rispondere alle critiche mosse dall’ex Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, precisando che “…in nessun momento è stata messa in discussione dall’Ue la legittimità e l’efficacia del decreto del giugno scorso, così come nessuno ha mai detto che la procedura di infrazione fosse archiviata. Il dialogo costruttivo con i Commissari Reding e Kroes, attivato immediatamente da questo ministero, riguarda due temi di carattere tecnico e prosegue con l’obiettivo di arrivare ad un risultato positivo, come conferma la stessa lettera nella quale le Commissarie propongono. L’utilità di questi contatti, forse sottovalutata dal governo precedente, è rimarcata anche dal portavoce del Commissario Kroes”.
“Una trattativa utile che ha avuto come punto di partenza proprio il decreto (quello cosiddetto Gasparri, ndr), a cui fa riferimento in modo improprio e del tutto strumentale l’ex Ministro, che sanava alcune richieste avanzate dalla Commissione stessa e dimenticate per lungo tempo nei cassetti del Ministero. Così come – continua il sottosegretario – era stato il dossier Centro Europa 7 che poteva essere affrontato fin dal 2006 e da questo ministero risolto nel giro di pochi mesi con l’assegnazione del Canale 8 come ha sentenziato il Consiglio di Stato”.
Romani ha aggiunto che “…La logica dell’apertura del mercato non è certo un’esclusiva di Gentiloni. L’anticipo del passaggio dall’analogico al digitale terrestre è stato deciso proprio per andare incontro all’esigenza di favorire l’ingresso di nuovi soggetti nel panorama radiotelevisivo italiano e di moltiplicare in senso quantitativo e qualitativo l’offerta al telespettatore”.
“…Un’operazione – ha concluso – ormai irreversibile, senza ipoteche di sorta, che va portata avanti con equilibrio e trasparenza, nel rispetto delle norme comunitarie, armonizzando le aspettative ed i diritti di nuovi operatori che vogliono entrare nel mercato, a quelli di chi nel mercato c’è già e ha fatto ingenti investimenti”.
Nella lettera inviata dalla Ue all’Italia, Bruxelles di fatto boccia le soluzioni proposte dall’esecutivo italiano per uscire dall’illegalità creata dalla Legge Gasparri.
Per l’Europa, infatti, non viene garantito che Rai e Mediaset perdano i privilegi acquisiti negli anni, nemmeno con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre.
La lettera (di 4 pagine) sottolinea come con la proposta del governo “…si consoliderebbe” anche nel digitale la posizione di privilegio della quale i due broadcaster hanno goduto in passato.
Sotto accusa è la norma della Legge Gasparri che aveva prolungato fino alla data dello switch-off “…le autorizzazioni per continuare le trasmissioni analogiche terrestri da parte di operatori che non hanno ottenuto la concessione delle frequenze”.
In sostanza, secondo l’Antitrust Ue era stato attribuito a questi operatori “…un chiaro vantaggio, a danno di altre imprese, in particolare di quelle che, come Europa 7, hanno una concessione analogica ma non possono fornire servizi di trasmissioni analogiche terrestri per mancanza di frequenze”.
La Commissione aveva aperto la procedura con una lettera di messa in mora all’Italia del luglio 2006, inviando poi a Roma, dopo un intervallo insolitamente lungo (un anno invece degli usuali due mesi) un ‘parere motivato’ il 19 luglio 2007. Un anno e mezzo dopo, la procedura è ancora ferma (anche se “aperta”). Nei casi ‘normali’, se lo Stato membro destinatario di un parere motivato non risponde entro pochi mesi modificando le norme sotto accusa, la Commissione adisce la Corte europea di Giustizia.