NGN: le telcos chiedono regole più flessibili. Per la Ue, le reti fondamentali per favorire la ripresa economica dell’Europa

di Raffaella Natale |

Unione Europea


NGN

I big europei delle tlc – oltre ai vertici di Telecom Italia, anche quelli di Telefonica, Deutsche Telekom, British Telecom – si sono recati a Bruxelles per incontrare il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, il Commissario alla Società dell’Informazione, Viviane Reding, e quello alla Concorrenza, Neelie Kroes.

La richiesta proveniente dalla telco è stata quella di dire No agli aiuti di Stato ma, di fronte alla stretta creditizia, regole europee meno penalizzanti per gli investimenti nelle reti di nuova generazione.

 

Al termine della riunione, iniziata intorno alle 9 e finita dopo pranzo, il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, ha dichiarato che si è trattato di un “incontro molto utile”. Non c’é stato alcun accordo, ha quindi sottolineato la Commissione Ue , ma uno scambio di vedute. Per il portavoce della Reding, Martin Selmayr, si è trattato di “un dialogo fruttuoso”.

 

Il vertice di alto livello è stato fortemente voluto sia dai principali operatori europei delle telecom che dall’esecutivo europeo, per fare il punto sull’impatto della crisi sul settore.

Un impatto non così drammatico come per il settore auto. Ma che – hanno sottolineato gli operatori – preoccupa, soprattutto per il rischio che si blocchino gli investimenti nelle nuove reti a fibra ottica, come conseguenza dei minori flussi di cassa e delle crescenti difficoltà sul fronte del credito bancario.

 

Preoccupazione condivisa dall’esecutivo europeo, che nel suo piano di rilancio dell’economia – presentato lo scorso novembre – ha sottolineato come investire nelle reti di nuova generazione sia fondamentale per favorire la ripresa economica dell’Europa.

Per questo i grandi gruppi europei delle tlc chiedono alla Commissione Ue di evitare misure regolatorie che taglino ancor di più i margini per gli investimenti.

Investimenti nelle nuove reti che richiedono un’altissima disponibilità di capitali e che sono caratterizzati da un’altrettanto elevata incertezza per quel che riguarda la risposta del mercato. Nel mirino, in particolare, le due raccomandazioni a cui Bruxelles sta lavorando da tempo: quella sull’accesso alle reti di nuova generazione e quella sulle tariffe di terminazione nei settori della telefonia fissa e mobile.

 

Sul primo punto gli operatori temono che la Commissione voglia trasferire sulle nuove reti tutti gli obblighi esistenti per la rete tradizionale. Per questo si chiede “maggiore lungimiranza” e un intervento regolatore “più leggero” per chi investe nelle reti del futuro. Capitolo tariffe di terminazione, quelle che un operatore fa pagare per terminare sulla sua rete una chiamata partita da altri operatori: la Commissione Ue vorrebbe tagliarle del 70%, legandole ai costi effettivi sostenuti degli operatori e, dunque, armonizzando i criteri di calcolo dei costi tra i vari Paesi. Ma per i big della telefonia europea si tratta di un “taglio troppo drastico”, che in questo contesto di crisi rappresenterebbe un colpo di grazia sui flussi di cassa.

 

Le tariffe di terminazione, infatti, rappresentano fino a un quinto degli introiti di alcuni grandi operatori europei, che lamentano il rischio di perdite fino a 14 miliardi di euro per l’intero settore europeo. Dunque, a Bruxelles si chiede un intervento più leggero, magari attraverso un sistema di transizione e un meccanismo di discesa delle tariffe più graduale.

 

Intanto, sul tema della rete di Telecom e del suo accesso “non ci sono novità“. E’ quanto riferito da Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb.

Tutto è fermo a Open Access, la soluzione trovata da Franco Bernabé, Ad di Telecom, e approvata dall’Agcom, ma il dibattito potrebbe ripartire dal progetto di Francesco Caio, il superconsulente del Governo.

“….Leggeremo il documento di Caio – ha detto Parisi – e da quello potrà partire una discussione interessante”.

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