Criminalità audiovisiva: il Comitato tecnico ribadisce, ‘Nessun intento censorio. Perché attribuire false motivazioni?’

di Raffaella Natale |

Italia


Mauro Masi

“…Il Comitato è impegnato a definire una serie di audizioni di esponenti delle associazioni e delle categorie rilevanti per il tema”, della pirateria digitale e multimediale. Lo ha annunciato il coordinatore del Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale, Mauro Masi, e il vice coordinatore, Salvatore Nastasi.

Di tutte le audizioni, si legge in una nota, “…si darà conto sul Forum che è stato aperto in Rete proprio per far partecipare, come sta già accadendo, tutti coloro che ritengano di avere qualcosa di motivato da dire in argomento”.

Il Comitato, che ha natura e composizione istituzionale chiaramente definite, inoltre sta elaborando propri studi e approfondimenti tecnico-scientifici: “…anche di questi sarà dato pubblico conto e, chi vorrà, potrà commentarli e/o proporne di propri”.

 

Masi e Nastasi hanno, quindi, sottolineato che “…non esistono conclusioni precostituite, né limiti temporali cogenti. Né meno che meno intenti censori che sarebbero, oltre che antistorici, tecnicamente poco attuabili nonché di discutibile efficienza. In questo senso è stato chiarissimo il ministro Bondi alla conferenza stampa di presentazione del Comitato”.

“…Ci stiamo chiedendo chi e perché – hanno concluso il coordinatore e il vice coordinatore – voglia tentare in tutti i modi (anche quelli più goffi e ridicoli, affermando palesemente il falso) di attribuire al Comitato motivazioni che assolutamente non ha”.

 

Si smentisce così “nella maniera più categorica” il progetto a cui farebbe riferimento il sito di Altroconsumo.

“…Non esiste nessuna proposta precostituita ma, al contrario, il Forum aperto sul sito del governo sta raccogliendo tutte le proposte dei cittadini, dalle più approfondite a quelle più semplici, che saranno, tutte, esaminate con la massima attenzione. Il Comitato procederà quindi alle audizioni il cui calendario sarà reso pubblico sul sito. Quando, e se, sarà elaborata una proposta verrà resa subito di pubblico dominio”.

 

Nei giorni scorsi sul portale di Altroconsumo si è innescata una polemica su un’ipotetica proposta di legge: “…Il provvedimento appare arcaico, protezionista e contrario agli interessi dei consumatori e dell’innovazione del mercato digitale”.

La stessa Siae , a cui era stata attribuita la paternità della bozza, ha immediatamente smentito la notizia.

 

Ieri Altroconsumo ha lanciato la campagna per lo sviluppo della cultura e del mercato digitale con una lettera formale indirizzata a Masi. Secondo Altroconsumo il Governo si occupa del mercato digitale in maniera non soddisfacente, affidando l’intero sistema ad una legge antipirateria e quindi affrontando il problema non in maniera costruttiva, ma solo definendo paletti, sanzioni, e costruendo barriere.

Altroconsumo ha detto di voler unire le forze, coinvolgendo consumatori, fruitori e insieme fornitori di contenuti, e soggetti del mondo produttivo e tecnologico, per pungolare le Istituzioni e spingere il Paese verso una fase di sviluppo concreto della cultura e del mercato digitale, con nuove regole chiare, non dettate solo da atteggiamenti protezionistici o prettamente sanzionatori.

La lettera e la petizione online sono sottoscritte, oltre che da Altroconsumo, da Adiconsum, Aiip, Assodigitale, Assoprovider, Dmin.it, Fimi, Google Italia, Isoc Italia, Istituto per le politiche dell’innovazione, Iwa Italy, Centro Nexa su internet & Societa’, Microsoft, NNSquad Italia.

 

Assoprovider ha, intanto, rinnovato la richiesta di audizione apprendendo con grande preoccupazione l’intenzione di concludere i lavori del Comitato entro sessanta giorni.

 

“Mentre nel resto del mondo le major iniziano a fare marcia indietro sulla lotta indiscriminata al fenomeno della pirateria digitale e multimediale comprendendo la scarsa utilità di una simile strategia e cercando di rispondere in modo innovativo al bisogno di cultura che alimenta tale fenomeno, in Italia c’è il concreto rischio di violare i diritti fondamentali dei cittadini e di arrecare seri danni ad altre categorie pur di tutelare gli interessi di un ristretto gruppo e per giunta senza aver ascoltato il mondo della cultura digitale che tanto avrebbe da suggerire e chiudendo i lavori in fretta e furia in soli 60 giorni”.

 

“E’ straordinario constatare – si legge ancora nel comunicato – come per risolvere i problemi di alcuni ci si muova a tutta velocità mentre per tutelare le PMI delle TLC e liberarle da vessazioni borboniche quali i contributi amministrativi che impediscono la diffusione di infrastrutture e di servizi di telecomunicazioni a banda larga per gli ISP, quali il DM314 e il “patentino installatori” anacronistico e inapplicabile ai nostri giorni senza bloccare l’informatizzazione del paese, quali la necessità di avere 1 milione di euro di capitale sociale per poter essere gestore di Posta Elettronica Certificata, non si faccia nulla da anni nonostante le misure proposte possano incrementare le entrate dello Stato e vadano a correggere norme che sembrano avere la sola utilità di mantenere inalterate le posizioni di oligopolio conquistate. Misteri del liberismo italiano due pesi due misure”.

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