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Unbundling: la Ue invita l’Agcom alla ‘cautela’. Ma per l’Autorità, da Bruxelles ‘nessun rilievo di merito’

Italia


Un invito alla prudenza è giunto da Bruxelles a indirizzo dell’Agcom riguardo la proposta di aumento del canone di unbundling di Telecom Italia, che non potrà essere autorizzata fino a che non saranno disponibili i dati “verificati” che giustificano tale aumento.

 

Per il Commissario Ue Viviane Reding,  è infatti di fondamentale importanza “che il prezzo fatturato dagli operatori storici delle comunicazioni degli Stati membri dell’Unione europea ai propri concorrenti per poter accedere alla rete locale sia equo; questa è la condicio sine qua non del potenziamento della concorrenza nei servizi ai consumatori. I prezzi debbono pertanto essere stabiliti in base ai dati relativi ai costi, attendibili e verificati, con assoluta obiettività, dalle Autorità nazionali di regolamentazione”

“Mi auguro – ha aggiunto la Reding – che l’Agcom terrà conto delle osservazioni formulate oggi dalla Commissione in modo che i consumatori italiani possano fruire del ventaglio di servizi di alto livello che solo la concorrenza può offrire”.

 

In una lettera resa pubblica oggi, Bruxelles chiede, tra le altre cose, a tutti i regolatori nazionali delle tlc di collaborare con la Commissione per trovare strumenti più coerenti per determinare i costi per il servizio di unbundling. Altrimenti, “la concorrenza fra gli operatori dei diversi Stati membri rischierebbe di essere distorta da metodi di regolamentazione divergenti”.

L’unbundling è il prezzo che gli operatori alternativi pagano all’operatore proprietario della rete per usufruire delle infrastrutture – rete, cavi dell’ultimo miglio e centraline – e offrire ai clienti servizi propri.

 

La richiesta di ‘prudenza’ giunta da Bruxelles – condivisa dall’Autorità italiana – poggia sulla convinzione che le tariffe praticate da Telecom Italia abbiano fin qui portato vantaggi ai consumatori e alla concorrenza sul mercato della banda larga.

Questa tariffa, spiega infatti la Ue, “costituisce un fattore decisivo per la concorrenza”, pertanto i regolatori nazionali “dovrebbero fondare tali prezzi su dati relativi ai costi reali e verificati di recente”.

Prima di autorizzare l’aumento e modificare il prezzo di accesso dei concorrenti alla rete Telecom Italia, l’Agcom, suggerisce la Commissione, dovrebbe aspettare di essere in possesso di tali informazioni, per assicurarsi che dietro la richiesta di aumento vi sia un effettivo aumento dei costi sostenuti dall’ex monopolista.

La revisione sarà affidata  alla società indipendente francese Mazard.

 

 

Telecom Italia ha chiesto un aumento del canone di unbundling di 1,74 euro, ma l’Autorità è orientata verso un aumento inferiore a un euro (0,91 centesimi per la precisione) che dovrebbe scattare da marzo 2009.

Attualmente, la tariffa praticata da Telecom Italia per il ‘full unbundling‘ si attesta a 7,64 euro al mese e – ha ribadito più volte il gruppo telefonico – è fra le più basse d’Europa. La richiesta di aumento, secondo quanto spiegato dall’ex monopolista, è una diretta conseguenza dell’aumento dei costi.

L’Italia, anche secondo i dati presentati dal presidente Agcom Corrado Calabrò, è il Paese d’Europa dove è più basso il prezzo per il servizio di unbundling e il secondo Paese per diffusione di tale servizio.

A marzo 2008, gli accessi diretti in unbundling (e shared access) sono arrivati a quota 3,7 milioni, con un ritmo di crescita del 42%.

 

L’Agcom ha fatto sapere di condividere l’invito alla prudenza arrivato da Bruxelles, ma ha anche sottolineato che dalla Commissione non è stato fatto alcun “rilievo di merito relativamente all’analisi condotta dall’Autorità”.

I dati certificati, ha aggiunto l’Agcom, arriveranno “nel giro di qualche settimana” e solo allora – e tenendo conto della lettera di Bruxelles e dei risultati della consultazione pubblica – si potrà prendere una decisione finale.

 

L’aumento del canone all’ingrosso, dunque, ci sarà, ma – come richiesto dalla Ue – solo se i numeri della contabilità di Telecom lo giustificheranno e solo in seguito a un’analisi approfondita dei conti e non con manovre affrettate e accelerate.

L’Agcom, da canto suo, difende il proprio operato, parlando di “miglioramento enorme” ottenuto sul tema dell’accesso alla rete, soprattutto perché – non avendo l’Autorità nostrana gli stessi poteri in capo, ad esempio, a quella britannica – il risultato raggiunto “è il massimo che si poteva ottenere per via concordata”, meglio anche di quanto fatto oltremanica.

 

È possibile consultare la lettera inviata dalla Commissione al seguente indirizzo:

 

http://circa.europa.eu/Public/irc/infso/ecctf/library?l=/commissionsdecisions&vm=detailed&sb=Title.

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