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Open Access: vicina l’intesa con Bruxelles. Presentata intanto alla Commissione interrogazione sull’aumento dell’unbundling proposto da Telecom

Italia


Si chiuderà a breve il confronto tra l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e il Commissario Ue Viviane Reding sugli impegni proposti da Telecom Italia per la separazione della rete di accesso.

“Il confronto con il Commissario Reding non è concluso ma lo sarà a breve. Ci siamo spiegati, serviva un chiarimento sulle procedure e su dove dovessero essere collocati gli impegni. Ci sarà una chiusura a breve”, ha affermato il presidente Agcom Corrado Calabrò a margine della quarta conferenza nazionale sul digitale terrestre. Calabrò ha quindi preannunciato che verrà presto avviata un’analisi di mercato per verificare eventuali posizioni dominanti nell’ambito dell’accesso, un passo in avanti per soddisfare le richieste giunte dalla Commissione.

Il Commissario per la Società dell’Informazione e i Media ha invitato l’Italia a notificare formalmente le misure adottate per garantire ai concorrenti un accesso paritario alla rete Telecom, affermando che “si tratta di una misura regolamentare” e, come tale, va notificata formalmente alla Commissione e ai regolatori dei Paesi membri. Se cosi non fosse, la misura potrebbe essere contestata sotto il profilo giuridico, in altre parole, “non sarebbe legale”.

  

Le misure erano state notificate a Bruxelles ma solo in via informale, in quanto secondo l’Agcom non c’era l’obbligo di comunicazioni preventive, trattandosi di impegni non obbligatori, adottati ‘volontariamente’ dall’operatore.

  

“Attendiamo una risposta formale – ha detto ancora Calabrò – abbiamo chiarito i contenuti e gli aspetti regolatori del procedimento, i tempi sono stretti”.

  

La Commissione aveva chiesto ad Agcom di notificare formalmente le misure prima della loro adozione finale “negli interessi della certezza giuridica” e data “l’importanza della questione, così come l’effetto significativo che i suoi sviluppi potrebbero avere sulla concorrenza nel mercato unico”.   

Secondo la Reding, in base all’articolo 7 della direttiva quadro, l’Agcom ha infatti il dovere “di notificare formalmente e con completezza le misure su Telecom Italia sia alla Commissione che agli altri regolatori degli Stati membri”, per consentire una completa valutazione della loro portata e stabilire che esse siano “in linea con le norme comunitarie”.

  

Gli impegni così come accettati dall’Autorità, spiegava infatti la Reding, “costituiscono una modifica significativa dei rimedi già esistenti” e rappresentano “nuovi obblighi che vanno chiaramente al di là della semplice funzione di migliorare la competitività e i rimedi esistenti”.

  

Sempre sul piano del confronto tra l’ex monopolista italiano, l’Agcom e la Commissione europea, l’eurodeputato Pd-Pse, Catiuscia Marini, ha presentato a Bruxelles un’interrogazione scritta per evidenziare i rischi legati all’aumento del canone di unbundling, cioè il prezzo all’ingrosso pagato dagli operatori concorrenti per l’affitto delle linee in rame di Telecom Italia.

  

Telecom Italia ha infatti chiesto un aumento di 1,74 euro, anche se l’Autorità sembra orientata verso un aumento inferiore a un euro (0,91 centesimi sarebbe l’orientamento dominante) che dovrebbe scattare da marzo 2009.

Per l’eurodeputato, dopo l’aumento del canone residenziale, si tratterebbe di una ulteriore “stangata” a danno sia dei consumatori – che sborserebbero 60 milioni in più nel 2009 – che della concorrenza.

  

La Marini, sottolineando che la normativa comunitaria prevede che ogni aumento dei prezzi di accesso sia motivato dall’esistenza di maggiori scosti sottostanti, ha quindi invitato la Commissione a verificare che l’Agcom “dia priorità agli interessi dei consumatori italiani rispetto a quelli contabili e finanziari dell’operatore ex monopolista”.

 

  

L’unbundling è il prezzo che gli operatori alternativi pagano all’operatore proprietario della rete per usufruire delle infrastrutture – rete, cavi dell’ultimo miglio e centraline – e offrire ai clienti servizi propri.

Telecom, da canto suo, si è giustificata affermando che la richiesta di aumento del canone di unbundling è stata dettata dall’aumento dei costi e che, in ogni caso, le tariffe praticate in Italia sono tra le più basse d’Europa.

  

Ma per la Marini, il via libera all’aumento potrebbe costituire un “pericoloso precedente in Europa” e a farne le spese sarebbero i consumatori e gli investimenti nelle reti di nuova generazione.

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