I telefonini valgono…oro. Il Giappone punta sul riciclo dei materiali preziosi, ma li vieta nelle scuole

di Alessandra Talarico |

Giappone


Telefonini

Riciclare i materiali contenuti nei telefonini in disuso è utile all’ambiente, questo si sa: il trattamento inidoneo dei rottami elettronici – come spesso avviene in molti Paesi in via di sviluppo – può infatti provocare emissioni tossiche, contaminazione dell’acqua e del terreno, spreco di risorse che potrebbero invece essere recuperate e riutilizzate.

 

Oltre ai ben noti metalli preziosi come oro, argento, platino, nickel, litio e palladio, altri metalli unici e indispensabili sono diventati sempre più importanti nei prodotti elettronici. Tra questi, il bismuto, il rutenio e l’indio, un metallo raro, simile allo zinco e leggermente radioattivo utilizzato in oltre 1 miliardo di prodotti l’anno.

 

La disponibilità di questi elementi è molto limitata e il loro recupero dai telefonini usati potrebbe rivelarsi un ottimo accorgimento in paesi poveri di risorse naturali, ma ricchissimi di cellulari e altri dispositivi elettronici come il Giappone.

Il Paese del Sol Levante ha pertanto deciso di studiare nuove normative ad hoc che impongano alle aziende di settore di provvedere al recupero dei telefonini obsoleti e dei metalli preziosi in essi contenuti.

 

Un ‘giacimento’ di tutto rispetto, se si pensa che in base ai calcoli del ministero dell’Economia nipponico le utenze mobili attive sono oltre 100 milioni e circa 6,44 milioni di telefonini sono stati gettati e raccolti nel solo anno fiscale 2007.

 

Il coinvolgimento di tutta la catena di valore è essenziale per gestire questa tipologia di rifiuti, considerevole sia in termini quantitativi che in quelli qualitativi.

Secondo alcuni studi, infatti, da ogni tonnellata di hardware è possibile recuperare ben 16 grammi di oro puro: se si calcola che nelle miniere tradizionali i grammi per tonnellata variano da due a quattro, si capisce l’importanza del riciclo di questi prodotti e del loro corretto smaltimento.

 

Amatissimi dai teen-ager giapponesi, i telefonini rappresentano però una fonte continua di distrazioni nelle ore che dovrebbero invece essere dedicate allo studio: per questo il governo nipponico si appresta a formalizzare una nuova direttiva per metterli al bando dalle scuole, soprattutto in seguito all’escalation del fenomeno del bullismo.

Secondo una relazione presentata il mese scorso dalla commissione parlamentare per la riforma dell’Istruzione, i telefonini avrebbero sconvolto a tal punto le abitudini di bambini e ragazzi, da contribuire “a indebolire le loro relazioni sociali”.

Per questo dopo alcuni mesi di discussioni e polemiche, il governo ha deciso di intervenire con mano ferma, e nella convinzione che si debba “proporre una linea ben precisa a riguardo”. Finora infatti si è lasciata alla discrezione dei singoli istituti la facoltà di imporre limitazioni di vario grado all’uso dei cellulari, ma ora sembra sia giunto il momento di agire su base nazionale.