Europa 7: il Consiglio di Stato dà ragione all’emittente ma risarcimento per solo 1 mln di euro. Per il Cnu, ‘A pagare saranno gli utenti’

di Raffaella Natale |

Italia


Europa7

La Sesta sezione del Consiglio di Stato ha stabilito che Europa 7, l ‘emittente di Francesco Di Stefano , dovrà ottenere dallo Stato un risarcimento di poco più di un milione di euro. La pronuncia mette la parola fine ad una vicenda decennale.

La sentenza è stata depositata ieri e riguarda l’emittente che nel ’99, pur aggiudicandosi una licenza nazionale per l’emittenza televisiva, non aveva iniziato le trasmissioni per mancanza di frequenze.

Il supremo organo della magistratura amministrativa ha concesso a Europa 7 un solo milione quale risarcimento danni per la mancata assegnazione delle frequenze televisive. La richiesta della società, dopo un lungo percorso giudiziario, era di 3,5 milioni di euro senza l’assegnazione di frequenze e di 2,1 milioni con le frequenze.

Secondo Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni “…la vicenda di Europa 7 si è finalmente chiusa, ma notiamo che alla fine a pagare, materialmente, saranno gli utenti, i cittadini. Il caso di Europa 7 si chiude dopo anni di battaglie giudiziarie e così non sarebbe dovuto essere“, ha detto ancora Borgomeo. “Oggi però chiediamo: chi pagherà quel milione di euro?”.

Lo scorso dicembre, il ministero delle Comunicazioni ha finalmente assegnato a Europa 7 il canale 8 in banda VHF, per l’attività di radiodiffusione televisiva nazionale, da utilizzare in tecnologia analogica e/o digitale, secondo la tecnica della SFN (Single Frequency Network) e nel rispetto di una serie di condizioni già previste per gli attuali concessionari nazionali.

Il provvedimento è stato emanato dopo l’adozione del decreto contenente il nuovo Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze, nell’ambito del quale, in esecuzione delle risultanze della Conferenza internazionale di Ginevra del giugno 2006, è stato definitivamente introdotto per la radiodiffusione televisiva l’obbligo della canalizzazione europea, da attuarsi entro il 30 giugno 2009.

Come informa una nota del ministero, “una nuova canalizzazione oltre che obbligatoria, è bene sottolineare, comunque già operante nelle diverse fasi di digitalizzazione delle aree tecniche previste dal decreto ministeriale del 10 settembre scorso, recante il calendario dello switch-off digitale”.

Europa 7 dovrà attivare gli impianti a partire dal 1° luglio 2009 e non oltre il 30 giugno 2011.

Il ministero ha sottolineato “….di aver tenuto comunque conto degli interessi generali rilevanti quali, in primo luogo, una razionale ed efficiente allocazione delle risorse frequenziali e una disciplina, progressivamente formatasi, per la transizione alla tecnologia digitale. Grazie alla nuova amministrazione – conclude la nota – e in particolare nell’ambito del processo di razionalizzazione e modernizzazione del sistema radiotelevisivo portato avanti dal sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, si è finalmente posta la parola fine su una vicenda che, tra accuse e polemiche, si trascinava da quasi dieci anni”.

Ma Di Stefano non ci sta e in quell’occasione ha dichiarato: “Nel 1999 abbiamo vinto una Ferrari aggiudicandoci una frequenza che copriva l’80% del territorio e abbracciava il 95% della popolazione. Ora, a distanza di quasi dieci anni, ci danno una bicicletta”.

“Tra l’altro – ha aggiunto l’imprenditore – noi potremmo iniziare a trasmettere solo nel luglio 2009 su un canale che copre a malapena il 10% del territorio e il 18% della popolazione”.

Le tappe principali:

Luglio 1999 – Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: e’ l’inizio di una lunga battaglia legale per l’emittente di Francesco Di Stefano. Retequattro, munita allora di un’autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere.

Novembre 2002 – La Corte Costituzionale impone il rispetto del termine del dicembre 2003.

Dicembre 2003 – Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto ‘salvareti’, il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicità su Raitre.

Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e Autorità le assegnino le frequenze. Respinto dal tribunale amministrativo, quel ricorso finirà al Consiglio di Stato.

Aprile 2004 – Viene definitivamente approvata la legge Gasparri. L’articolo 25 ingloba il testo del dl salvareti e di fatto allunga la vita a Retequattro, affidando l’apertura del mercato tv e l’aumento del pluralismo al passaggio al digitale terrestre (fissato al 31 dicembre 2006, termine poi slittato prima a fine 2008 e poi a fine 2012).

Luglio 2005 – Il Consiglio di Stato sospende l’esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo.

Luglio 2006 – La Commissione europea apre una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia perché favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale.

Ottobre 2006 – Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, che porta la firma del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell’Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie e delle frequenze (è previsto il passaggio anticipato di una rete Rai e una Mediaset sulla nuova tecnologia).

Luglio 2007 – L’Europa da’ ancora due mesi di tempo all’Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un’accelerazione della legge. L’ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni sarebbe dovuto approdare in Aula agli inizi del 2008.

Gennaio 2008 – Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso Europa 7 che, interpellata dallo stesso Consiglio di Stato, impegnato a decidere sul caso, afferma che il sistema televisivo in Italia non e’ conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell’assegnazione delle frequenze.

31 Maggio 2008 – I giudici di Palazzo Spada chiedono al ministero dello sviluppo economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta dell’emittente di ottenere frequenze, tenendo conto della sentenza della corte di Giustizia di Strasburgo emessa il 31 gennaio 2008.

15 Ottobre 2008 – Il ministero dello sviluppo economico individua alcune frequenze assegnabili alla tv di Francesco di Stefano.

11 Dicembre 2008 – Il ministero assegna la frequenza a Europa7

21 Gennaio 2009 – La sesta sezione del consiglio di Stato stabilisce che Europa 7 dovrà ottenere un risarcimento dallo Stato di poco più di un milione di euro.

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