Cellulari come le sigarette. La Francia pronta a vietare la vendita di modelli per bambini e gli spot destinati ai piccoli

di Alessandra Talarico |

Francia


Cellulare e bambini

La Francia rinnova la sua battaglia contro l’uso del telefonino da parte dei bambini: il ministro dell’ambiente Jean-Louis Borloo ha infatti annunciato di star preparando una nuova legge che vieti sia la vendita di cellulari specificamente destinati ai bambini sia le pubblicità che incoraggiano l’acquisto o l’utilizzo di un cellulare da parte di ragazzi al di sotto dei 12 anni.

Il ministro vorrebbe anche imporre la vendita congiunta di cellulari e auricolari, in modo da limitare il più possibile l’esposizione alle onde elettromagnetiche.

 

La guerra della Francia nei confronti del cellulare in mano ai bambini è iniziata già da diverso tempo ed è partita dalle associazioni Agire per l’Ambiente (APE) e Priartem, le quali già nel 2005 hanno costretto la catena Carrefour a ritirare dal commercio il “BabyMo“, un telefonino destinato ai bambini da 4 a 8 anni.

 

Anche il ministero francese della salute, nei mesi scorsi, ha puntato il dito in particolare sui modelli destinati ai bimbi: apparecchi molto semplificati che hanno come scopo primario quello di permettere la geo-localizzazione del pargolo.

 

Sebbene le ricerche condotte sia a livello nazionale che internazionale non abbiano fornito alcuna prova concreta in grado di dimostrare la pericolosità dell’uso del telefonino per la salute di bambini e adulti, diversi studi scientifici mettono in evidenza il rischio legato a un uso del cellulare intenso e di lunga durata (più di 10 anni).

Secondo un recente studio svedese, ad esempio, bambini e adolescenti rischiano 5 volte di più degli adulti di contrarre un cancro al cervello a causa dell’uso eccessivo del telefonino.

Le persone che iniziano a utilizzare il cellulare e i cordless prima dei 20 anni rischiano – spiega la ricerca – 5 volte di più degli adulti di contrarre un glioma, un tumore del tessuto nervoso che può colpire la massa cerebrale.

 

Anche secondo uno studio condotto nel 2005, quindi, i bambini correrebbero più rischi degli adulti dall’esposizione prolungata alle onde radio dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia ed essi saranno dunque più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita.

 

Nessuno questi studi ha però finora dato prove a sufficienza della connessione diretta tra l’uso dei cellulari e l’insorgere di alcune malattie – anche gravi – quali i tumori o dei disturbi tipici della sindrome da ipersensibilità elettrica (EHS), come difficoltà di concentrazione, vertigini, cefalea, nausea, dolori alle arcate dentarie e muscolo-scheletrici, palpitazioni e stato simil-influenzale

 

Anche se non  ci sono prove certe sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche, secondo il ministero francese della salute, non si può neanche negare formalmente l’esistenza di un rischio concreto. Perciò è giustificato un approccio prudente: “invitiamo dunque le famiglie e i genitori alla riflessione, ad acquisti giudiziosi e a un utilizzo cauto di questi dispositivi”, spiegava il dicastero in una nota.

Appello raccolto anche da una ventina di esperti internazionali specializzati nella lotta ai tumori – dall’oncologo Henri Pujol a Franco Berrino, Responsabile del Servizio di Epidemiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano e David Servan-Schreiber, autore francese del bestseller ‘Guarire’- che hanno ribadito l’importanza di proteggersi dalle onde elettromagnetiche emesse dai telefonini, e hanno pubblicato una sorta di codice di condotta per minimizzare il rischio derivante dall’esposizione alle emissioni dei cellulari.

 

Le regole sono semplici, le stesse che dovrebbero essere dettate dal buonsenso: limitarne l’uso da parte dei bambini ai casi di estrema urgenza, mantenere l’apparecchio ad almeno un metro dal corpo, evitare di lasciarlo acceso sul comodino la notte, stare a distanza dalle persone impegnate in una conversazione, cercare di essere brevi, cambiare spesso orecchio di ascolto durante una telefonata, preferire gli sms alle telefonate, scegliere al momento dell’acquisto un apparecchio con un basso SAR (acronimo inglese per Specific Absorption Rate – Tasso di Assorbimento Specifico – il valore che misura la quantità di potenza da radio frequenze assorbita dal corpo quando è esposto ad un campo elettromagnetico).

 

L’approccio, insomma, è quello del “proteggere ora, ricercare dopo”, il primo di questo tipo in Europa, dopo che a settembre il parlamento Ue ha approvato una proposta per rendere più severi i limiti alle radiazioni dei cellulari.

 

In attesa di dati definitivi e concreti, sottolineano gli scienziati, è necessario fare opera di prevenzione, proprio come è avvenuto per il fumo o l’amianto.

Non si tratta, dunque, di mettere al bando i cellulari, ma di adattare la tecnologia e migliorarla, al fine di non trasformarla in fonte principale di malattie.

 

In alcune città francesi, intanto, sono già comparsi i primi cartelloni pubblicitari, che invitano gli adulti a proteggere la salute dei loro bambini limitando la loro esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini.

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