Tlc e crisi: Nortel ricorre al chapter 11, France Telecom congela le attività M&A, mentre Motorola e TeliaSonera ricorrono a pesanti tagli

di Alessandra Talarico |

Per l’agenzia di rating Fitch, la soluzione non è da ricercare solo nella separazione funzionale della rete.

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La pesante crisi economica mondiale rallenta i progetti di espansione dei gruppi tlc europei e statunitensi, producendo il congelamento delle acquisizioni su larga scala e il ricorso a massicci tagli al personale.

Lo confermano le ultime notizie che riguardano sia gli operatori che i produttori di cellulari e i fornitori di infrastrutture. E’ delle ultime ore la notizia che che il colosso canadese Nortel ha fatto ricorso al chapter 11 a causa del calo della domanda di rete di telecomunicazione. Il gruppo ha chiesto la protezione dai creditori per non aver potuto provvedere alla restituzione di interessi obbligazionari per circa 107 miliardi dollari.

 

Certamente meno grave la posizione dell’ex monopolista francese France Télécom che, invece, ha reso noto stamani nel corso di una conferenza stampa, che le proibitive condizioni di mercato rendono “impossibili” eventuali nuove acquisizioni a livello globale.

Lo scorso anno, il gruppo d’oltralpe aveva tentato l’acquisizione dell’omologo scandinavo TeliaSonera, ma l’accordo da 31 miliardi di euro era sfumato per il mancato accordo sulle condizioni finanziarie dell’operazione.

 

Il Ceo di FT, Didier Lombard ha però ribadito di essere ancora favorevole al consolidamento del settore europeo delle telecomunicazioni, aggiungendo che la società ritiene ancora interessante il mercato africano.

 

TeliaSonera da canto suo, non se la passa meglio degli altri grandi gruppi tlc europei.

Il colosso scandinavo – nato dalla fusione tra l’ex monopolista svedese Telia e quello finlandese Sonera e controllato al 37,3% dal governo svedese e al 13,7% dal quello finlandese – ha appena annunciato la notifica del licenziamento per 1.200 lavoratori svedesi, nell’ambito del ‘piano di efficienza’ che prevede un totale di circa 3 mila esuberi per l’anno in corso.

Il programma di razionalizzazione dei costi dovrebbe generare un risparmio annuale lordo di circa 460 milioni di euro.

 

“Non possiamo sostenere costi strutturali maggiori di quelli dei nostri concorrenti e dobbiamo essere in grado di continuare a modificare il mix di prodotti verso i servizi mobili e quelli basati su rete IP’, ha comunicato TeliaSonera in una nota.

 

Tagli al personale anche in casa Motorola: il gruppo Usa – che da un paio d’anni soffre la concorrenza dei competitor asiatici Samsung ed LG – ha annunciato nuovi drastici tagli al personale della divisione cellulari.

Potrebbero essere licenziati, secondo indiscrezioni di stampa, la metà dei dipendenti e anche il portfolio potrebbe essere fortemente ridimensionato, per includere non più di 12 modelli.

 

Sempre secondo indiscrezioni, Motorola – che a novembre scorso ha fatto infuriare gli amministratori pubblici italiani con l’annuncio della dismissione delle attività del Centro Ricerche di Torino e del ridimensionamento delle sedi di Milano e Roma, con il licenziamento di 400 persone – potrebbe inoltre disertare la prossima edizione del CTIA Wireless, la più importante fiera Usa sulle comunicazioni mobili che si terrà ad aprile.

 

Il piano di riorganizzazione varato dal gruppo prevede in totale il taglio di 3 mila posti di lavoro – con l’obiettivo di semplificare la strategia software e di prodotto al fine di ridurre i costi e di velocizzare la tempistica di lancio sul mercato.

 

In base al programma, sul versante software Motorola si concentrerà sulle tre piattaforme mobili Android e Motorola P2K e abbandonerà i piani di sviluppo dei prodotti basati sulle piattaforme Windows Mobile e Symbian UIQ, quest’ultima di proprietà Nokia.

 

Per aumentare la competitività dei mercati europei delle telecomunicazioni, l’agenzia di rating Fitch non crede tuttavia che sia necessariamente positivo il ricorso alla separazione funzionale della rete, strada su cui si è già mossa la Gran Bretagna con la creazione di OpenReach e su cui si avvia anche l’Italia.

 

Secondo le valutazioni di Fitch, la separazione potrebbe rappresentare un’alternativa per ristabilire dinamiche competitive sane, ma non è l’unica via: “…altre esperienze europee – ha sottolineato l’agenzia di rating – hanno dimostrato che una forte crescita degli operatori alternativi può essere raggiunta senza la necessità di una separazione funzionale” come è avvenuto in Francia o in Germania.

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