Satyam: l’India sotto shock per lo scandalo finanziario che ha colpito il 4° gruppo informatico del Paese

di Alessandra Talarico |

India


Satyam - Ramalinga Raju

Il settore indiano dell’informatica è sotto shock per lo scandalo Satyam Computers, già soprannominata la ‘Enron indiana’ per l’ampiezza della frode che ha portato all’arresto del presidente e fondatore Ramalinga Raju, accusato, insieme ad altri dirigenti, di aver gonfiato per anni i profitti e aver portato il gruppo – numero 4 dell’informatica indiana – sull’orlo del fallimento.

 

Il ministero degli Affari societari indiano ha già nominato i nuovi vertici del gruppo – Deepak Parekh, direttore della Housing Development Finance Corp. bank, Kiran Karnik, ex direttore della Nasscom, l’associazione delle aziende indiane di information technology e di C. Achuthan, avvocato ed ex membro del Securities and Exchange Board – ma, nonostante il pronto intervento del governo l’eco dello scandalo che ha travolto uno dei maggiori gruppi del settore-traino dell’industria del subcontinente stenta a placarsi.

 

Come ha potuto un gruppo che impiega 53 mila persone ed è quotato sulla Borsa di Bombay e su quella di New York, nascondere per così tanto tempo un così grosso malaffare senza destare sospetti? Questa è la domanda ricorrente dell’opinione pubblica dopo che la scorsa settimana Raju ha ammesso che la manomissione dei bilanci andava avanti già da diversi anni e che il 94% della liquidità che compariva nei conti di settembre era totalmente fittizia.

 

Raju ha affermato che soltanto lui e suo fratello erano al corrente della frode finanziaria da 1 miliardo di euro, ma che nessuno dei due avrebbe in realtà approfittato dei ‘ritocchi’ ai conti per arricchirsi: unico scopo della frode era quello di gonfiare le performance della compagnia per far salire il prezzo delle azioni ed evitare qualsiasi tentativo di acquisizione.

Ma quelli che dovevano essere solo dei piccoli aggiustamenti volti a bilanciare il leggero rallentamento degli ultimi anni, si sono trasformati nella maggiore truffa finanziaria mai accaduta in India, accentuata dal fatto che l’azienda ha dovuto investire massicciamente per giustificare la crescita delle operazioni così come ‘documentata’ dai fratelli Raju.

 

Un gioco, insomma, finito fuori controllo e smascherato nel momento in cui gli azionisti si sono opposti all’acquisto, da parte di Satyam, di due imprese appartenenti al figlio del fondatore. Credendo di agire contro un atto di nepotismo, gli azionisti hanno invece bloccato quello che costituiva l’ultimo tentativo per sostituire attivi fittizi con attivi reali.

 

Con l’annuncio dei nuovi vertici, “si apre un nuovo capitolo nella storia della compagnia”, ha spiegato un portavoce di Satyam. “Si tratta – ha aggiunto – della migliore notizia delle ultime 4 settimane”.

 

La società, che solo 6 mesi fa godeva di una capitalizzazione di 7 miliardi di dollari, ne vale attualmente meno di 330 milioni.

 

Obiettivo del nuovo board è quello di “assicurare continuità al business e garantire fiducia ai clienti”, ha spiegato Kiran Karnik, il quale, insieme agli altri nuovi dirigenti, ha ammesso che lo scandalo ha spinto Satyam in una crisi di “proporzioni inimmaginabili”.

 

Satyam era considerato fino a poche settimane fa uno dei più importanti gruppi del Paese: lo scandalo che l’ha investito potrebbe finire per ripercuotersi sull’intero settore informatico, ritenuto come il vero motore della rinascita economica dell’India e che ha spinto diversi dei maggiori gruppi occidentali a concentrare le loro attività nel subcontinente.

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