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Vigilanza Rai: la giunta per il regolamento convoca per il 13 gennaio la seduta che deciderà sul caso Villari

Italia


Manca ormai poco alle festività natalizie e il caso Villari resta al centro delle polemiche. La giunta per il regolamento del Senato ha deciso di nominare come relatore sul caso Villari Gabriele Boscetto (Pdl) e ha stabilito di riconvocarsi per il 13 gennaio.

“…Avevo scritto una lettera al presidente Schifani – ha raccontato Anna Finocchiaro presidente dei senatori del Pd – per fargli notare che con la nomina di Riccardo Villari alla presidenza della commissione di Vigilanza e la sua uscita dal gruppo, il Pd è sottodimensionato, mentre è sovradimensionato il gruppo misto del quale ora Villari fa parte. Schifani – ha aggiunto – ha deciso di riunire la giunta per il regolamento che ha nominato un relatore per fare il punto sulla situazione”.

“Abbiamo così deciso di rivederci il 13 gennaio e lì decideremo il da farsi’, ha proseguito la Finocchiaro.

Nel corso della riunione della giunta si è fatto “…un breve riepilogo della vicenda ed è emerso – ha sottolineato il senatore del Pd Stefano Ceccanti – che ci sono stati ben due precedenti di revoca: il primo nel 1991 con Staiti Di Cuddia del Movimento sociale e nel 1997 con Diego Masi di Rinnovamento italiano. Anche loro, membri di commissione, uno dei quali della Vigilanza Rai, furono revocati perché cambiarono gruppo di appartenenza“.

“…Si tratta di precedenti – ha concluso Ceccanti – sui quali si dovrà riflettere“.

 

Prima di entrare in Senato il presidente, Renato Schifani, ha annunciato di aver risposto a Riccardo Villari, respingendo la sua istanza per un intervento della Presidenza del Senato contro l’espulsione di Villari dal gruppo parlamentare del Pd a Palazzo Madama. Schifani, in questo senso, ha spiegato come sia “…del tutto impossibile” per la Presidenza del Senato poter intervenire su una decisione liberamente assunta da un gruppo parlamentare nella sua autonomia, circa l’appartenenza al medesimo. In questo senso, nel suo incontro di fine anno con la stampa parlamentare, Schifani ha ricordato come una volta respinta l’istanza presentata ieri da Villari, toccherà questo pomeriggio alla Giunta per il regolamento di palazzo Madama avviare l’iter sulla compatibilità di Villari. Non essendo, dunque, più un parlamentare di opposizione ma, soprattutto, risultando iscritto a un gruppo che in commissione di Vigilanza è già rappresentato da un altro parlamentare della Camera dei deputati.

 

Nella missiva Schifani ha scritto: “…Ho letto e valutato con attenzione la sua lettera del 19 dicembre scorso a proposito della sua esclusione dal Gruppo parlamentare del Partito Democratico. Prendo atto delle Sue considerazioni circa la ritenuta illegittimità e inefficacia del provvedimento di esclusione. Non le sfuggirà comunque che la Presidenza del Senato non può in alcun modo entrare nelle valutazioni e nelle decisioni di un Gruppo parlamentare perché, se così facesse, invaderebbe uno spazio di autonomia costituzionalmente garantito. Desidero poi chiarirle che, come già comunicato all’Assemblea, Ella, cessando di appartenere al Gruppo del Partito Democratico, è stato iscritto di diritto al Gruppo Misto”.

 

Proprio l’iscrizione di Villari al gruppo Misto può essere la chiave per sbloccare la vicenda, visto che – ha sottolineato Schifani conversando con i giornalisti – “…non viene più rispettato il principio della rappresentanza nella composizione della Vigilanza Rai”. E una soluzione va assolutamente trovata: finché  si resta in questa situazione, con il Pd che non partecipa ai lavori della Vigilanza, “la Rai è paralizzata”.

 

Villari aveva espresso a Schifani, “…la volontà a rimanere nel Pd. Io non capisco perché devo essere espulso: ho chiesto le motivazioni ma nessuno me le ha date”.

“…Questo – si è chiesto  è corretto? Sono l’unico espulso dal partito e sono di Napoli: non ci sarebbe, invece, da dire qualcosa in proposito anche per Antonio Bassolino o Rosa Russo Iervolino?”.

 

Nella lettera Villari ha precisato che il provvedimento di espulsione è, a suo parere, “…illegittimo e infondato” poiché “non mi è stata elevata alcuna contestazione di merito e la motivazione sostanziale alla base del provvedimento consisterebbe nel mio rifiuto di dimettermi come sollecitato verbalmente dalla dirigenza del mio gruppo parlamentare“.

Villari ha rilevato che, se questo fosse l’unico presupposto del provvedimento, contrasterebbe con l’art. 67 della Costituzione sulle prerogative costituzionali riconosciute ai parlamentari della Repubblica nell’esercizio del proprio mandato.

A supporto di ciò, il presidente Villari ha ricordato di essere stato legittimamente eletto, riportando due voti in più rispetto alla maggioranza assoluta degli aventi diritto e afferma di sentirsi dunque “vittima di questa iniziativa” e di ritenersi ancora a tutti gli effetti un senatore del Pd.

“…Mi rivolgo quindi alla S.V. – ha concluso – affinché voglia assumere tutte le iniziative che riterrà opportune al fine di tutelare le mie prerogative costituzionali e istituzionali di parlamentare della Repubblica ed affinché venga garantito il pieno rispetto della mia insindacabile volontà”.

 

Quanto alle preoccupazioni del premier Silvio Berlusconi sullo stallo in Vigilanza per le mancate dimissioni dello stesso Villari, che impedisce il rinnovo del Cda Rai, il presidente della commissione di garanzia ha detto: “…lasciatemi lavorare, poi ne riparliamo”.

 

Villari intanto ha già iniziato a lavorare portando a termine anche una delle più lunghe audizioni dei vertici Rai mai realizzate (in tre sedute) per fare il punto della situazione dell’azienda davanti ai parlamentari della maggioranza presenza. Disertano invece i lavori dal giorno dell’elezione dell’ufficio di presidenza, quelli del Pd, mancano anche quelli dell’Udc mentre i due parlamentari dell’Italia dei valori hanno annunciato le dimissioni per protesta. L’unico dell’opposizione che non lascia Villari, ora nel Gruppo Misto, da solo è il radicale eletto nelle file del Pd Marco Beltrandi. Ed anche per questo si parla di una possibile candidatura di Villari alle Europee nelle file del partito di Marco Pannella.

 

Stamani Antonio Di Pietro ha attaccato i presidenti delle Camere per il comportamento tenuto: “…E’ spudorata e vergognosa ipocrisia quella dei presidenti di Camera e Senato che adesso dicono a Villari di dimettersi. Quando lo hanno votato sapevano già che era una porcata“.

Rispondendo ai giornalisti ad una conferenza stampa il leader dell’Idv ci è andato giù con parole pesanti: “…Villari? E’ solo uno dei tanti Giuda che tradisce Gesù Cristo. Se sta in quel posto non è colpa sua, ma di chi l’ha fatto votare. In politica – ha concluso – c’è un diavolo tentatore, un serpentello, che è l’ingordigia dei singoli. I presidenti delle Camere che hanno consentito un voto così truccato adesso non facciano come il coccodrillo”.

 

Leoluca Orlando ha rincarato la dose: “Lo squallore delle posizioni e delle scelte assunte dal centrodestra sulla commissione di Vigilanza Rai emerge con sempre maggiore nitore; i capi di quell’operazione imbrogliona, costellata di tante bugie e di proposte indecenti di incontri segreti con il presidente del Consiglio, sono caduti nella trappola del loro stesso imbroglio. Il presidente del Senato, piuttosto che Bocchino e altri ancora hanno lavorato per violentare le regole elementari della buona democrazia e adesso piangono lacrime di coccodrillo”.

Orlando ha anche annunciato che “…il presidente del gruppo dell’IdV al Senato, Felice Belisario, non parteciperà alla giunta per il Regolamento del Senato riunita per esprimere un parere sulla revoca del presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai Riccardo Villari”.

“Italia dei Valori – ha spiegato – non vuole assecondare l’oscenità istituzionale prodotta dai protagonisti dell’imbroglio sulla Vigilanza, anzi considera che si stiano profilando rimedi peggiori del male creato“.

In conclusione il portavoce Idv ha ribadito che, “l’Italia dei Valori non solo continuerà a non partecipare ai lavori di una commissione che ha delegittimato il servizio pubblico radiotelevisivo per asservirlo agli appetiti di ‘Mediaset-Premier’, ma continuerà a denunciare l’avidità di potere che spinge la maggioranza di governo alla spartizione dei posti di comando dell’azienda”.

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