Criminalità audiovisiva: alla RIAA piace il modello francese. Allo studio ipotesi di ‘risposta graduale’ per limitare i danni della pirateria

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


P2P

La RIAA (Recording Industry Association of America), che difende gli interessi dell’industria musicale americana, ha annunciato a sorpresa di voler adottare una linea più ‘morbida’ contro la pirateria, sulla scia della legge francese ‘Création et Internet‘.

La legge francese, che ha suscitato non poche polemiche, si basa sul controllo dei contenuti degli utenti da parte dei provider per rilevare eventuali violazioni del diritto d’autore e prevede anche la sospensione del servizio internet per l’utente fuorilegge, attraverso un meccanismo di punizione ‘graduale’ basato sul concetto dei ‘tre strikes‘: gli internauti sospettati di scaricare illegalmente si vedranno recapitare un primo avvertimento via email, seguito da una sospensione cautelativa per un’eventuale successiva violazione e, infine, dal ‘taglio’ della linea da tre mesi a un anno se beccati per la terza volta con le mani nel sacco.

 

La disconnessione potrà essere ridotta da uno a tre mesi se l’utente si impegnerà per iscritto a non reiterare il reato e a non contestare la sentenza.

Verrà inoltre creata un ‘lista nera‘ degli internauti, che eviterà ai ‘colpevoli’ di aggirare la punizione cambiando provider.

 

Secondo il governo francese, la nuova legge dovrebbe portare a una riduzione della pirateria del 70-80%.

 

Anche la RIAA ha annunciato dunque di voler adottare il meccanismo della ‘risposta graduale’ per tentare di limitare i danni della pirateria musicale.

Come in Francia, l’Associazione chiede la collaborazione dei fornitori di accesso a internet per mettere in funzione un sistema di ‘avvertimenti’ seguito dalla sospensione temporanea della linea internet e prevede la creazione di una ‘lista nera’ degli utenti recidivi.

 

La RIAA è stata tra le prime associazioni di categoria a dichiarare guerra aperta al download illegale da internet, perseguendo dal 2003 oltre 35 mila utenti internet colpevoli di aver scaricato da internet materiali protetti da diritto d’autore.

 

L’istituzione non profit Electronic Frontier Foundation – che si dedica alla tutela dei diritti di libertà di parola come quelli protetti dal Primo emendamento della costituzione americana – sostiene che lo stop delle battaglie legali è una svolta positiva, ma deplora il fatto che gli Usa tentino di esportare la “ghigliottina digitale” francese, come è stata ribattezzata la legge sulla risposta graduale adottata in Francia.

 

EFF ha ricordato che anche le istituzioni europee hanno inizialmente bocciato l’iniziativa del governo francese, ritenendola poco realista.

Lo scorso 24 settembre, nell’ambito del Pacchetto telecom, il Parlamento Ue ha infatti deciso una sorta di “censura preventiva” nei riguardi di questo progetto di legge, approvando a grandissima maggioranza (573 voti contro 74) l’emendamento 138 in cui si chiede ai regolatori nazionali di applicare il principio secondo il quale, salvo il caso di minaccia per la pubblica sicurezza, “…nessuna restrizione può essere imposta sui diritti e le libertà fondamentali degli utenti finali, senza la previa autorizzazione delle autorità giudiziarie, segnatamente in accordo con l’Art.11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sulla libertà d’espressione e d’informazione”.

 

Secondo il parere dell’Europarlamento, il collegamento internet rientra nella libertà d’espressione e non può essere negato solo per evitare atti di criminalità informatica.

 

La Commissione europea ha annunciato però in un secondo momento di voler esaminare la proposta francese per la regolamentazione del peer-to-peer con l’intento di cercare un equilibrio tra la libertà di informazione e il diritto d’autore e di sviluppare politiche efficaci contro la pirateria online.

 

Secondo EFF, “con un americano su 5 che dichiara di utilizzare sistemi P2P, bisognerebbe bandire da internet il 20% degli internauti, solo negli Stati Uniti”.