Data retention: Scott Jovane (Microsoft), ‘La privacy può essere adeguatamente protetta, se tutti rispetteranno le stesse condizioni richieste dalla Ue’

di Raffaella Natale |

Italia


Pietro Scott Jovane

Microsoft ha sviluppato nel corso degli anni una politica di miglioramento costante delle tecnologie e dei processi che stanno alla base della protezione della privacy, coerentemente con gli impegni presi con l’avvio del nostro programma ‘Trustworthy Computing’ nel gennaio del 2002″, ha dichiarato Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia, a Key4biz in occasione dell’annuncio inerente la conservazione dei dati personali degli internauti.

“Il nostro approccio alla privacy – ha aggiunto – si basa sull’essere trasparenti con i consumatori rispetto alle modalità di trattamento dei dati personali, sull’affidarne il controllo agli utenti stessi e sull’implementazione di tecnologie e metodologie sempre più efficaci per proteggere tali informazioni da attacchi esterni e da accessi non autorizzati”.

 

In particolare, ha detto ancora Scott Jovane, “la conservazione dei dati degli utenti associati ad una ricerca in Rete rappresenta uno dei punti più delicati in materia di privacy: in questo contesto, i produttori di tecnologia hanno bisogno di un insieme di dati consistenti per poter ottimizzare gli algoritmi di ricerca in Internet ed offrire un servizio migliore ai consumatori e ciò fino ad oggi ha comportato il mantenimento di tali dati per un periodo di tempo pari a 18 mesi. Microsoft, tuttavia, è già in grado di ridurre a 6 mesi questo lasso temporale ed auspica che anche il resto del mercato ritenga altrettanto importante questa riduzione del periodo di conservazione dei dati degli utenti. E’ opportuno sottolineare infatti che la privacy degli utenti può essere adeguatamente protetta solo purché tutti gli attori presenti sul mercato Internet rispettino le stesse condizioni richieste dalla Commissione Europea”.
 

Microsoft si è, infatti, detta pronta a ridurre a sei mesi, contro i diciotto attuali, la durata durante la quale conserva alcuni dati privati di chi usa internet, ma a condizione che tutti i suoi concorrenti facciano la stessa cosa.

  

“…Noi potremmo arrivare fino a sei mesi, ma quando anche gli altri lo faranno e se renderanno anonimi” completamente i dati superata la data, ha detto John Vassallo, consigliere di Microsoft per gli affari europei. Microsoft detiene soltanto il 2% nel mercato europeo e se è il solo a cambiare comportamento, gli effetti saranno limitati, ha detto Vassallo.

“…E’ necessario che anche gli altri si adeguino“, ha detto il consulente, in riferimento a Google (che copre il 62% degli utenti europei) e Yahoo!, i suoi principali rivali.

 

La durata massima di conservazione di sei mesi era stata consigliata in primavera dal Comitato articolo 29, che riunisce i garanti della protezione dati della Ue. Il comitato aveva anche sottolineato l’importanza di un anonimato completo e irreversibile dei dati conservati dai motori di ricerca, in modo che non possano più essere collegati a un utilizzatore di internet.

In un parere consultivo, il comitato aveva anche sottolineato l’importanza di introdurre un anonimato completo e irreversibile dei dati conservati dai motori di ricerca. Ciò a cui essi si oppongono, sostenendo che sono indispensabili per migliorare il servizio. E per rendersi più appetibili alle aziende di pubblicità.

 

Yahoo! conserva i dati per tredici mesi. Il primo motore di ricerca mondiale Google ha annunciato in settembre la riduzione a metà, a nove mesi, della durata dopo la quale renderà i suoi dati anonimi. Accogliendo positivamente la notizia, il Comitato articolo 29 ha però espresso rammarico perché Google supera tuttora la durata consigliata di sei mesi e ha giudicato “sempre insufficienti” le tecniche usate dal gigante di internet per rendere anonimi i dati.

 

La raccolta dei dati privati degli utilizzatori di internet permette di costruire un profilo dei loro interessi. I motori di ricerca dicono di servirsene per migliorare il loro servizio, con risultati corrispondenti alle attese degli utilizzatori di internet. Ma quei dati servono anche a inviare pubblicità mirate.

 

Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, ha commentato con estremo favore la scelta della società americana: “La notizia è eccellente, per due ordini di motivi. Primo, Microsoft si adegua con serietà ai tempi richiesti dai Garanti europei e rappresenta inoltre una best practice tecnologica: i contenuti delle ricerche, specialmente (ma non solo) se incrociati con gli indirizzi IP, possono consentire una profilazione approfondita e sensibilissima di un individuo ed è bene che tali dati vengano cancellati prima possibile e in maniera completa. Il sistema di anonimizzazione approntato da Microsoft garantisce non soltanto la totale eliminazione dei numeri IP ma anche la neutralizzazione dei cookies e delle query effettuate dall’utente: di frequente, infatti, da ciò che cerchiamo si può risalire con facilità alle nostre identità – si pensi al fenomeno dell’egosurfing – e quindi fotografare con precisione chi siamo, fino ai più intimi particolari.”

Si apprende intanto che Ivory Investment Management, tra i principali azionisti di Yahoo!, ha chiesto al Cda del colosso Internet di avviare trattative per vendere a Microsoft l’intera sua divisione di ricerca online, o la maggior parte di essa. E’ quanto ha riportato il canale televisivo Cnbc.

Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft, ha detto alcuni giorni fa che le due aziende non hanno avviato alcuna nuova trattativa, dopo il fallimento dell’offerta di acquisto lanciata dal gruppo su Yahoo! per un valore di 47,5 miliardi di dollari.

Ballmer ha però lasciato intendere che Microsoft sarebbe interessata ad acquistare la divisione di ricerca di Yahoo! “più presto che tardi“, al fine di contrastare la competizione di Google. Alla transazione sarebbe d’accordo anche Carl Icahn, l’investitore attivista membro del Cda di Yahoo.

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