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NGN: IX Commissione, ‘società delle reti’ e più poteri all’Agcom per accelerare lo sviluppo di un network ‘performante e concorrenziale’

Italia


È stato approvato all’unanimità dalla IX Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche.

 

La Commissione, ha sottolineato il presidente Mario Valducci, ha confermato la necessità di giungere a un nuovo assetto per l’accesso all’infrastruttura fissa di Telecom Italia, attraverso “una vera e propria separazione almeno funzionale della rete” e dotando l’autorità di garanzie sulle tlc (Agcom) “dei necessari poteri anche in via legislativa”.

 

Questa soluzione, tuttavia, non sarebbe comunque funzionale né per il necessario potenziamento della rete né per accelerare la realizzazione di una rete di nuova generazione.  

 

Quale soluzione dunque? Secondo il presidente Valducci, per realizzare una rete ‘performante e concorrenziale’, bisognerebbe creare una “società delle reti” sotto il controllo di Telecom Italia o sotto il controllo pubblico, sul modello di Terna (la società responsabile in Italia della trasmissione dell’energia elettrica e il cui azionista di maggioranza è la Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 29,99% del pacchetto azionario), “che possa spingere – ha aggiunto – verso una modernizzazione dell’infrastruttura stessa”

 

La Società che andrebbe a gestire la rete fissa, secondo le ipotesi illustrate da Valducci, potrebbe essere controllata al 51% da Telecom Italia e per il resto dal mercato, oppure col gruppo telefonico in una posizione di minoranza, affiancato dal pubblico sempre in quota minoritaria e con “un 70-80% ai privati”.

 

Già molti “enti previdenziali italiani e stranieri” avrebbero manifestato la volontà – ha concluso Valducci – “non solo di sottoscrivere quote del capitale sociale” ma anche di  “contribuire al finanziamento delle infrastrutture”.

Nella Società delle reti potrebbero inserirsi anche le reti “di strutture pubbliche centrali e locali”, dunque nel documento si avanza anche la “necessità di un censimento e un ‘catasto delle reti’ presso il ministero dello Sviluppo economico”.

 

I parlamentari, nel votare il documento conclusivo, hanno sottolineato l’importanza delle rete tlc per lo sviluppo socio-economico del Paese.

La Commissione europea ha stimato che l’impatto degli investimenti in ICT ha generato in Europa nel decennio appena trascorso un incremento annuo della produttività del lavoro prossimo allo 0,5%.

Le comunicazioni elettroniche incidono per il 25% sulla crescita globale e fino all’80% sulla crescita della produttività di un’economia avanzata.

 

Anche l’Ocse ha evidenziato come, negli ultimi venti anni (dal 1985 al 2006), gli investimenti in ICT siano stati, nei Paesi avanzati, il più importante propulsore della crescita dei PIL nazionali. È stato stimato che questi investimenti sono arrivati a contribuire ad una crescita annuale dello 0,5-0,6% del prodotto interno lordo.

 

Occorre dunque, ha concluso Valducci, accelerare lo sviluppo delle reti di nuova generazione per realizzarle non in 10-15 anni, come stimato da Telecom Italia, ma in massimo “7 anni”, anche per tentare di recuperare il gap con le economie più avanzate.

Per farlo, è necessario anche un ammodernamento della Pubblica amministrazione e misure di incentivazione della domanda, che prevedano, ad esempio, la rottamazione dei vecchi telefonini in vista della sostituzione con nuovi modelli in grado di navigare in internet.

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