Tlc: via libera dei Ministri al pacchetto di riforme, ma manca l’accordo su Authority Ue. Reding, ‘Si può fare di più’

di Alessandra Talarico |

Confermata la riduzione de i costi per gli sms in roaming e la possibilità per le autorità nazionali di imporre la separazione funzionale.

Unione Europea


Viviane Reding

Il nuovo testo approvato ieri dal Consiglio dei ministri europei delle tlc, rappresenta un miglioramento rispetto alle premesse iniziali, ma il Commissario per i media e la società dell’informazione, Viviane Reding continua a credere che il settore delle telecomunicazioni richieda “regole migliori rispetto a quelle sul tavolo”.

Le deliberazioni del Consiglio sul pacchetto di riforme alle norme Ue sulle tlc rappresentano “una buona base per i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento europeo”, ma – ha aggiunto la Reding – “se vogliamo raggiungere un accordo prima della fine di questa legislatura, dobbiamo metterci a lavoro senza indugio su un approccio comune perché l’Europa non ha tempo da perdere e ha bisogno di un mercato unico per le telecomunicazioni”.

 

La Reding ha quindi chiesto alla presidenza francese di convocare una riunione delle tre istituzioni agli inizi di dicembre. “Solo questo – ha concluso – può aprire la strada ad un accordo in seconda lettura, nella primavera del 2009″ .

 

La Reding, sempre molto diplomatica, non può certo dirsi soddisfatta delle decisioni prese ieri dal Consiglio dei ministri, dal momento che un pieno accordo si è registrato soltanto riguardo la misura che andrà a tagliare i costi per collegarsi a internet e inviare sms dall’estero.

È stato infatti fissato un tetto massimo per gli sms di 11 centesimi di euro a partire da luglio 2009, mentre dall’estate 2010 scatterà anche l’introduzione di nuove misure per evitare addebiti esorbitanti legati all’uso dei servizi internet mobile all’estero: gli operatori dovranno migliorare la trasparenza delle proprie offerte, introducendo un meccanismo – una sorta di ‘campanello d’allarme’ – che permetta ai clienti di interrompere il servizio appena i costi superano un determinato montante stabilito in precedenza.

Riguardo invece le tariffe all’ingrosso dei servizi internet mobile in roaming, è stato fissato un tetto di un euro per megabyte.

 

Non si è invece raggiunto l’accordo sperato riguardo l’istituzione di un nuovo organismo comunitario con a disposizione fondi e personale propri e dotato di potere consultivo e di coordinamento del lavoro delle varie autorità di regolazione nazionali.

Optando per un compromesso tra le posizioni più conservatrici in seno al Consiglio e il punto di vista della Commissione, i ministri europei hanno votato invece a favore di un rafforzamento dell’ERG, il gruppo dei regolatori europei.

 

Su questo punto, tuttavia, la presidenza francese dovrà ora negoziare, a nome dei Ventisette, con il Parlamento europeo, che aveva votato a favore della creazione di un vero e proprio organismo europeo dei regolatori Tlc denominato Body of European Regulators in Telecommunications (BERT), dotato di personalità giuridica propria e con la possibilità di reclutare propri esperti e un segretariato. L’organismo, in forma già nettamente ridimensionata rispetto alle aspettative della Reding, sarebbe finanziato dal bilancio comunitario, in modo da rafforzare la sua indipendenza e la parità tra i regolatori nazionali.

 

Bocciata anche l’idea di dare alla Commissione un diritto di veto sulle decisioni prese dai regolatori nazionali: una misura che – secondo l’esecutivo europeo – permetterebbe una reale armonizzazione del mercato europeo delle telecomunicazioni e favorirebbe i servizi transfrontalieri. Ma i ministri si sono opposti con forza, proponendo di dare alla Commissione soltanto il potere di emettere delle ‘opinioni’ e delle raccomandazioni non vincolanti.

 

È rimasta invece sostanzialmente invariata la parte che prevede il ricorso alla separazione funzionale delle reti.

Questo rimedio richiederebbe a un operatore dominante di separare la sua infrastruttura di rete dal ramo servizi (senza cambiare la struttura proprietaria) per migliorare la concorrenza nel mercato.

Il rimedio potrà essere imposto soltanto dopo che le autorità nazionali avranno stabilito che: tutti gli altri rimedi esistenti e previsti dalla normativa hanno fallito; nello Stato membro che vorrebbe imporre il rimedio lo sviluppo della concorrenza tra le infrastrutture sia “molto improbabile” e che “la separazione non minaccerà gli incentivi dell’operatore incumbent ad investire nello sviluppo della propria rete”.

Il via libera all’applicazione di questa misura dovrà comunque essere dato dalla Commissione che, in quanto “custode del trattato”, ha bisogno di garantire che esso sia utilizzato coerentemente coi principi delle norme sulle telecomunicazioni.

 

Il via libera del Consiglio dei ministri Ue rappresenta secondo il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, “passaggio molto importante”, un risultato “straordinario” proprio perché 27 Paesi con “caratteristiche, geografia, tradizioni, volontà di innovazione tanto diverse” si sono riusciti a coordinare “su un argomento così complesso e innovativo”.

 

Delusione è stata invece espressa dall’Etno per il fatto che i ministri non abbiano affrontato le “sfide legate agli investimenti”.

L’associazione che riunisce gli ex monopolisti delle tlc europee ritiene infatti che il Consiglio abbia perso un’occasione per “portare i cambiamenti necessari a incoraggiare gli investimenti e riconoscere i rischi che comportano”.

 

L’accordo, ha dichiarato il direttore di Etno, Michael Bartolomew, contraddice “il Piano europeo per la ripresa economica, che mette la banda larghissima tra le priorità per superare la crisi” e destina risorse aggiuntive per 5 miliardi di euro per gli anni 2009 e 2010 ai programmi per l’interconnessione energetica e per i progetti di infrastrutture banda larga.

 

“Nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria – ha concluso il direttore Etno – l’adozione della separazione funzionale e la diminuzione delle condizioni per imporla vanno contro l’obiettivo di incentivare la banda larghissima e inviano un segnale negativo agli investitori”.

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