Apple: pubblicità ingannevole per l’iPhone in Gran Bretagna

di Alessandra Talarico |

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Gli spot televisivi reclamizzanti l’iPhone 3G in Gran Bretagna sarebbero ingannevoli, lasciando presupporre una velocità di connessione a internet molto superiore a quella reale.

Lo ha reso noto l’Agenzia britannica per gli standard pubblicitari (Asa) secondo cui la pubblicità con cui si reclamizza una connessione a internet “veramente veloce” – supportata da immagini che fanno intendere che i tempi di caricamento di una pagina web o l’attesa per un download sul telefonino è di una sola frazione di secondo – presenterebbe tutti i presupposti di ingannevolezza denunciati da 17 consumatori.

 

Apple, da canto suo, si è difesa spiegando che le affermazioni dello spot devono intendersi in confronto al precedente modello 2G e hanno “valore relativo, non assoluto”.

Il telespettatore medio – sostiene sempre la casa di Cupertino – “sa bene che in uno spot di 30 secondi si comprimono informazioni semplificate per poter illustrare il prodotto”.

 

Tesi rigettata dall’Asa, che ha imposto la sospensione della pubblicità, almeno nella forma andata finora in onda, poiché molti spettatori potrebbero non essere pienamente consapevoli delle differenze tecniche fra due tecnologie.

 

Ieri la Apple ha inoltre incassato l’accusa di violazione di brevetto da parte del magnate americano Elliot Gottfurcht, e di due suoi collaboratori: nell’iPhone sarebbe stata utilizzata infatti una tecnologia di navigazione web già brevettata e assegnata a EMG Technology. Il brevetto, oltre al sistema per zoomare e visualizzare le pagine Web, coprirebbe anche conversione del codice HTML in XML per la visualizzazione dei contenuti. Elemento che potrebbe spingere EMG a fare causa anche a HTC e RIM per le tecnologie utilizzate nel G1 e nel BlackBerry.

 

In una causa simile, intentata sempre da Gottfurcht contro Medtronic, il magnate avrebbe già ottenuto un risarcimento da 570 milioni di dollari.

 

Neanche Apple è nuova a cause per violazione di brevetto: lo scorso anno, la società americana Klausner Technologies accusava la società di aver violato due dei suoi brevetti, utilizzati per la segreteria telefonica virtuale.