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Frodi online: attenti ai ‘pacchi’ umanitari. La GdF mette in guardia contro il parcelling

Italia


Il Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza ha scoperto una nuova sofisticata forma di raggiro ai danni degli utenti internet: si chiama parcelling e trasforma gli ignari cittadini in ricettatori facendo leva sul senso di solidarietà dei consumatori, invitati a collaborare in attività di volontariato in favore di popolazioni bisognose.

 

La trappola scatta per mezzo di banner pubblicitari o email che pubblicizzano sedicenti iniziative umanitarie, invitando le persone interessate a dare disponibilità a ricevere della merce – in genere pacchi, in inglese ‘parcel, da cui il nome della truffa – al proprio domicilio a causa della mancanza di disponibilità di uffici adatti.

 

I pacchi, però, invece che donazioni benefiche destinate alle popolazioni bisognose delle aree meno sviluppate del mondo, contengono oggetti di alto valore – in genere prodotti hi tech quali schermi LCD cellulari, PC portatili –  comprati dai truffatori per mezzo di carte di credito clonate o altri marchingegni. Ovviamente la consegna del materiale avviene direttamente a casa del malcapitato di turno che ha fornito le proprie coordinate pensando di poter aiutare gli orfani del Malawi o le vittime di un alluvione nelle Filippine.

 

L’inconsapevole ricettatore è tra l’altro istruito su come comportarsi e al ricevimento del pacco provvede a confermare all’organizzazione l’avvenuta consegna del materiale, che verrà quindi ritirato da un altro complice.

 

Ed è qui che subentra, oltre al danno, la beffa: chi riceve la merce si ritrova nel ruolo di complice della truffa e rischia fino a 8 anni di reclusione per il reato di ricettazione, riducibili a un massimo di sei anni – più una multa di 516 euro – con l’attenuante della buonafede.

 

La Guardia di Finanza ha comunque invitato i consumatori a non aderire a iniziative poco chiare negli intenti e nelle modalità: mai accettare, dunque, di ospitare qualsiasi materiale a casa propria. Meglio, in ogni caso, effettuare prima una verifica della veridicità dei dati forniti attraverso i banner o le email e appurare, quindi, la liceità della sedicente operazione umanitaria. (a.t.)

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