Criminalità informatica. Dal Pino (Microsoft): ‘Occorre perseguire chiunque faccia uploading illegale. Il nuovo scenario è il cloud computing’

di di Raffaele Barberio |

Il commercio industriale del software in mano alla criminalità organizzata. Distinzione netta tra chi fa uploading e chi fa downloading.

Italia


Pier Luigi Dal Pino

Il tema della pirateria informatica è stato oggetto della giornata conclusiva degli Stati Generali del Cinema Italiano che si sono tenuti a Roma a fine ottobre. La giornata è stata fortemente voluta da Luca Barbareschi, consigliere della Fondazione Cinema per Roma e parlamentare del PdL, che su queste tematiche intende promuovere un’apposita iniziativa legislativa, per bloccare un fenomeno che danneggia l’industria, i consumatori, il Paese.

Tra gli interventi della giornata, quello di Pier Luigi Dal Pino, direttore Rapporti Istituzionali di Microsoft Italia.

Lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo fatto il punto su ciò che va fermato e su ciò che va promosso in ambito di lotta alla criminalità informatica, per sostenere il rilancio dell’ICT nel nostro Paese.

 

 

K4B.  Dal Pino, cominciamo dalla definizione, pirateria o criminalità informatica?

 

Dal Pino.  Domanda pertinente, pirateria mantiene ancora il senso di qualcosa di romantico e ribelle, quasi uno spirito da Robin Hood, immortalato dalla letteratura per ragazzi e dalle saghe di Walt Disney. Ma quando il fenomeno acquisisce dimensioni industriali, come quelle attuali, si tratta di un vero e proprio fenomeno grave di illegalità e di criminalità informatica.

 

 

K4B.  Quanto pesa il fenomeno in Italia?

 

Dal Pino.  Il fenomeno della contraffazione e della pirateria dei prodotti software è purtroppo molto diffuso nel nostro Paese. Questo mal costume, oltre ad alimentare l’indotto della criminalità organizzata, sottrae risorse economiche al Paese e rappresenta una perdita, al tempo stesso, per l’erario dello Stato. L’Italia è, inoltre, presente da anni nella Priority Watch List stilata dagli Stati Uniti e relativa ai Paesi con i quali è sconsigliabile instaurare rapporti commerciali.

 

 

K4B.  Insomma siamo tra i più attivi nel duplicare e commercializzare illecitamente il software?

 

Dal Pino.  Le do solo qualche dato più che eloquente. Se guardiamo alle imprese, un software su due è piratato in Italia, per l’esattezza il 49% stando ai dati IDC, il che ci pone penultimi nella graduatoria europea dei Paesi a rischio, precedendo solo la Grecia che è all’ultima posizione (58% secondo i dati IDC), e con una media in tutta Europa del 33%.

 

 

K4B.  E allora che fare? E in Italia?

 

Dal Pino.  Crediamo si debbano incoraggiare innanzitutto i Governi ad esercitare un’azione di controllo e di sensibilizzazione affinché il fenomeno non venga sotto stimato; questo vuol dire anche beneficiare dei vantaggi economici derivanti dalla riduzione della pirateria software.

In Italia la legislazione sul diritto d’autore è coerente e non necessita revisioni, ma alcune osservazioni a livello di misure specifiche da intraprendere posso risultare necessarie.

 

 

K4B.  Bene, allora entriamo nel dettaglio…

 

Dal Pino.  Per prima cosa è importante sensibilizzare le aziende, in particolare le piccole e medie imprese, sui rischi e le conseguenze legali derivanti dall’uso di software per PC senza licenze. In secondo luogo, va rilevato che manca l’attuazione della legge in modo sistemico e strutturato. In questo senso, sarebbe necessario dedicare risorse significative e dedicate alla risoluzione del problema; penso alla creazione di unità specializzate nelle forze dell’ordine, ma anche all’adesione a iniziative di collaborazione a livello internazionale e, naturalmente, all’addestramento adeguato del personale. Infine, va esaltato il ruolo della sensibilizzazione e formazione dei cittadini sull’argomento, partendo naturalmente dalle scuole.

 

 

K4B.  Eppure il problema è antico, è possibile che debba essere considerato come ineluttabile?

 

Dal Pino.  Lo sviluppo di Internet sta cambiando il modo con cui il consumatore e le aziende percepiscono il valore del software, spostando il focus dal software, come componente a sé stante, al servizio e alle funzionalità che tale software può offrire. Il concetto del software come servizio (software as a service) va oltre quello della semplice search su internet e implica un modo diverso di sviluppare e di distribuire il software.

 

 

K4B.  Che vuol dire, che si cambia pagina con le abitudini a essa connesse?

 

Dal Pino.  Il futuro è quello di una piattaforma di “cloud computing“, che sia in grado di consentire l’accesso ad applicazioni e contenuti da PC, da dispositivi di telefonia intelligenti e da dispositivi mobili. È un cambio di generazione, un nuovo paradigma che implica anche un cambiamento nei modelli di business. Pensiamo che questo nuovo modello offra nuove opportunità per l’intero ecosistema delle aziende italiane attive, pur in modi diversi, nel campo dell’Information Technology. Si dischiude una nuova opportunità che il nostro Paese deve poter cogliere appieno.

 

 

K4B.  Qui entriamo in un ambito che lambisce le politiche industriali del sistema-Paese…

 

Dal Pino.  Certo, ma è inevitabile. È importante valorizzare la potenzialità della rete e delle capacità industriali del nostro Paese attraverso lo sviluppo di un’industria dei contenuti e dei servizi ad essi correlati.

 

 

K4B.  L’obiettivo è concreto, ma non è una ricetta facile…

 

Dal Pino.  Vero. È un processo complesso. Ma è necessario sviluppare una politica industriale che permetta alle aziende italiane di avere un ruolo da protagonisti su aree come la formazione, l’intrattenimento, il turismo, i beni culturali, ecc. Se l’obiettivo è questo, non si può prescindere da un’adeguata protezione della proprietà intellettuale, soprattutto quando si guarda alla creazione di un’economia della rete che permetta al Paese di mantenere un ruolo competitivo nello scenario internazionale e ci si pone l’obiettivo ambizioso di porre le basi per nuovi modelli di business e di creazione del valore attraverso un responsabile di Internet.

 

 

K4B.  La partita si sposta sulla Rete?

 

Dal Pino.  Guardiamo alla rete come luogo di creatività, di ricchezza economica e produttiva in tutta la sua natura positiva e in questo la magia del software risiede nella capacità di ognuno di poter elaborare nuovi schemi e modelli di business, senza percepirla unicamente come la “Baia dei Pirati“.

 

 

K4B.  E’ un obiettivo alto e di forte impatto culturale, ma come realizzarlo concretamente?

 

Dal Pino.  Tutto ciò deve essere sostenuto da un’adeguata attività di Governance attraverso un processo condiviso e aperto, al fine di trovare nella rete la trasparenza, la sicurezza e la legalità che tutti auspichiamo.

E allora occorre trovare un giusto equilibrio fra tutte le parti, in un processo decisionale multistakeholder e aprendo Tavoli di Lavoro e di concertazione nel rispetto delle esigenze di ciascuno. È necessario che ognuno di noi (parlo dei fornitori di contenuti sulla rete) faccia un passo indietro.

 

 

K4B.  Partiamo da Microsoft?

 

Dal Pino.  Guardi qui voglio essere molto chiaro. Microsoft ritiene che non siano da criminalizzare quei comportamenti legati al download di contenuti non legali, che non abbiano come matrice una intenzionalità di creare danno economico, ma siano dettati dal semplice desiderio di accesso a contenuti di carattere ludico. È necessario piuttosto penalizzare e perseguire chi fa uploading di contenuti illegali. Ecco perché Microsoft non consente l’uploading di contenuti multimediali in violazione del diritto degli autori che protegge attraverso sistemi di Digital Rights Management (DRM), in particolare attraverso i propri siti SoapBox o MSN. Si sono poi affermate forme di licenza che consentono un alto grado di discrezionalità da parte del creatore di un contenuto rispetto ai diritti di uso che intende concedere, come con le licenze Creative Commons, che anche Microsoft utilizza nel rilascio di documentazione tecnica e altri materiali.

 

 

K4B.  In questo momento i DRM sono sulla bocca di tutti…

 

Dal Pino.  Anche i DRM, concepiti nel loro vero significato di sistemi per gestire, proteggere e far conoscere i diritti dell’autore associati all’opera, ancorché strumento tecnologico, possono essere oggetto di policy, ed essere modellati perché diano tanto garanzie di protezione del contenuto, quanto chiarezza nei diritti che un consumatore acquisisce nel momento in cui accede ad un bene multimediale. È poi importante che essi siano interoperabili e su questo stiamo lavorando sodo: abbiamo rilasciato i protocolli DRM client server (oggi sono specifiche pubbliche) e stiamo lavorando per creare uno standard aperto ed interoperabile a livello ISO.

 

 

K4B.  Allora niente più bucanieri, gambe di legno e rhum a poppa?

 

Dal Pino.  Scherzi a parte, la lotta alla pirateria è una battaglia di civiltà e di libertà, di affrancamento dal cappio delle organizzazioni criminose che nel nostro Paese hanno preso il controllo anche su questo mercato illecito. Il processo va fermato, per indebolire la criminalità organizzata e fare più forti gli autori che conferiscono, quelli sì, maggior valore al Paese.

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