Stati Generali del Cinema Italiano: le nuove sfide del diritto d’autore, tra analogico e digitale

di Flavio Fabbri |

Italia


Cinema

Mattinata dedicata al diritto d’autore, quella del terzo appuntamento degli Stati Generali del Cinema Italiano dello scorso 29 ottobre, manifestazione organizzata da key4biz in collaborazione con la SIAE e inserita all’interno del Festival Internazionale del Film di Roma. Diritto d’autore e più in generale i nuovi diritti legati allo sviluppo delle piattaforme digitali che durante queste giornate di incontri e dibattiti si ha avuto modo di conoscere e approfondire. Anche nel titolo si ritrova il richiamo alla transizione epocale in atto: “Attualità del diritto d’autore tra analogico e digitale“. Un’occasione per fare il punto sulla attuale legislazione in vigore in Italia, nonché in altri Paesi europei ed extraeuropei, ricapitolando gli strumenti, ancora in evoluzione, che costituiscono le future possibilità di difendere i prodotti da modalità di accesso illegali e lesive per gli autori. Come ha ricordato il coordinatore degli interventi e presidente della SIAE Giorgio Assumma, la diffusione della banda larga e l’accesso facilitato a Internet hanno permesso alla moltitudine della rete di impadronirsi in modo illecito di opere e prodotti culturali. Nel suo discorso di apertura Assumma ha sottolineato una mancanza di cultura della legalità e delle regole che investe in modo preoccupante diversi settori della società: “…In molti oggi si chiedono che cosa sia il diritto d’autore, scambiandolo in modo sconcertante per una tassa. È così che la contraffazione e la pirateria digitale, anche indirettamente, vengono giustificati rendendoli dei moderni ‘Picari’ agli occhi dell’opinione pubblica, invece di essere classificati per quello che sono, cioè dei criminali. L’autore produce beni che vengono immessi nei circuiti del mercato e dai quali deve ricevere la giusta remunerazione per il lavoro svolto. Parliamo di prodotti intellettuali che necessitano di un sostentamento altrimenti negato al legittimo proprietario, vista la mancanza di altre risorse per l’autore“.

 

Alessandro Conte, Direttore Ufficio rapporti internazionali della SIAE, ha poi aperto i lavori della prima sessione “La sfida del diritto d’autore nell’era digitale“, cercando di dare un quadro internazionale delle attività delle società di autori: “… Parliamo non solo dei rapporti e le attività che una società nazionale svolge al di fuori del proprio territorio statale, ma anche di tutte quelle attività che presuppongono anche in patria rapporti con l’estero. All’origine di questi rapporti nella gestione del diritto di autore possiamo segnalare alcune date fondamentali: la convenzione di Berna del 1886 e la nascita della CISCA negli anni ’30 del Novecento. Quest’ultima, la Confederazione Internazionale delle Società degli Autori e Compositori, nasce con lo scopo di agevolare le attività delle consociate al fine di tutelare gli autori e i loro diritti. Grazie alla CISCA gli autori possono essere remunerati in ogni parte del mondo, ovviamente, sulla base di accordi di reciprocità tra società nazionali tramite mandato di azione. Con le nuove tecnologie tutto questo è cambiato e le società di gestione sono entrate in una forte concorrenza, tanto che la Commissione Europea è dovuta intervenire per mettere ordine ridiscutendo la validità della CISCA e del suo operato. Le nuove piattaforme digitali di Internet, satellite, digitale terrestre, sono mercati con delle proprie specificità rispetto a quelli off-line e necessitano di strumenti altrettanto adeguati“. Ovviamente, quando di parla di mercati c’è da tenere presente che questi si sono moltiplicati, stratificandosi e assumendo una geometria policentrica.

 

Sulla dimensione globale dei marketplace e sui processi di internazionalizzazione che li riguardano si è soffermato l’intervento di Roberto Barzanti, Presidente delle Giornate degli Autori, il quale ha inserito la nozione di ‘Proprietà intellettuale’ proprio all’interno di tali dinamiche plurali e in parte destabilizzanti: “…Le questioni relative alla commercializzazione delle opere e più in generale dei beni culturali e creativi, sollecitano una reimpostazione teorica e giuridica che assegni alla dimensione globale dei processi sottostanti un ruolo determinante. Ultimo, ma non meno pericoloso, è il processo di sovrapposizione della proprietà intellettuale sul diritto d’autore, due posizioni giuridiche molto diverse: la prima comprende sotto un’unica denominazione brevetti, marchi e copyright, la seconda afferisce alla paternità morale dell’opera. Così facendo, il diritto d’autore si trova mal collocato all’interno di un ambito industriale teso ad esaltare la dimensione del copyright, quella più commerciale di tale diritto. In secondo luogo, su tale impostazione giuridica, si viene a creare una cesura storicamente importantissima nel diritto d’autore: il rapporto tra il creatore dell’opera e il fruitore, ovvero il pubblico. Il diritto d’autore non è un brevetto, né tanto meno una merce“. Di Internet e diritto d’autore ha parlato anche Sapo Matteucci, direttore di Vivaverdi, che ha centrato il suo intervento proprio sul rapporto tra il web e l’autore,  sempre più spesso disturbato dal frapporsi di altri soggetti portatori di interessi: “…Internet è stato per anni rappresentato come una nuova terra promessa, per poi presentasi come un mero Far West, terreno deregolamentato e refrattario alla legalità. Ogni tentativo di mettere ordine nel quadro normativo della rete ha visto il levarsi di migliaia di scudi nel nome della libertà e della democrazia dal basso che il web alimenta. Oggi, dopo milioni di euro sottratti illegalmente ai legittimi proprietari, artisti, scrittori, musicisti, l’intera filiera dell’industria dei contenuti invoca un intervento. Due possono essere le strade, o quella francese, o quella delle royalty. La prima, anche conosciuta come proposta di legge Olivennes, si fonda sulla comunicazione e sull’avviso ai naviganti, con la collaborazione degli Internet Provider. Praticamente si tracciano gli scarichi o download on-line andando a pescare l’utente in flagrante, a cui seguiranno avvertimenti e ammonizioni, fino al distacco dalla rete di quel punto di accesso. La seconda, più difficile, si basa sul pagamento di royalty da parte dei provider che, previo abbonamento, permettono accesso alla rete ai propri utenti. Una remunerazione forfettaria dei diritti d’autore simile al sistema della copia privata“. “… Lo scambio di file Peer to Peer, cioè senza apparente fine di lucro, in Italia ammonta alla cifra sconcertante di 1 miliardo. Un dato impressionante, tenendo in considerazione che per la gran parte è interno al fenomeno della pirateria digitale“. Così ha iniziato il suo intervento Virginia Filippi della SIAE, che ha cercato di evidenziare quanto poco soprattutto i ragazzi sanno dei processi che portano alla nascita di un prodotto multimediale: “… Probabilmente, se i più giovani conoscessero il valore reale di un’opera e l’importanza della sua remunerazione, capirebbero anche il valore della norma che lo tutela nel diritto d’autore. Queste fasce di popolazione on-line hanno maturato nel tempo l’idea e la convinzione di essere autorizzati a fruire delle opere in rete totalmente in modo gratuito. L’impunibilità di tali pratiche poi, ha solo incentivato un comportamento già preesistente. Intervenire ora con leggi troppo severe potrebbe ottenere effetti uguali e contrari. Bisogna quindi rivedere l’approccio al business on-line delle società di gestione, della SIAE stessa, per limitare i danni al diritto d’autore e nel tempo riconquistare il rispetto degli internauti delle regole. Per far questo c’è però bisogno che tutti i soggetti della catena del valore del mercato digitale si siedano attorno a un tavolo e si lascino coinvolgere in un piano di largo respiro sotto l’egida delle istituzioni, alla ricerca di quelle pratiche condivise mirate alla riqualificazione dei mercati della rete e alla sensibilizzazione degli utenti verso la cultura della legalità“.

 

Nella seconda sessione del convegno, “Il diritto d’autore sulle opere cinematografiche“, ampio spazio è stato dato al rapporto del diritto d’autore con il cinema e il suo mercato, andando a valutare gli aspetti giuridici insiti nella produzione dell’audiovisivo, toccando i rapporti tra autore e produttore, tra nuove tecnologie e broadcasting tradizionale. Emidio Greco, regista e autore, ha approfondito tale approccio a partire dal decennale dell’Equo compenso: “…L’Equo compenso, cioè il riconoscimento del diritto d’autore per gli autori cinematografici e in generale dell’audioviso, ha compiuto dieci anni. Una data importante che ci permette di ricordare i tempi in cui tali figure professionali non percepivano una lira a fronte dello sfruttamento delle loro opere sul grande e piccolo schermo. Oggi, con l’evoluzione della rete e delle nuove tecnologie ad essa collegate, si ripropone lo stesso problema, ampliato dall’enorme disponibilità di dispositivi elettronici a basso costo che permettono di scambiare in modo vorticoso e velocissimo file di qualsiasi formato. Quindi tantissimi film e video scaricati milioni di volte al giorno, sottraendo risorse al sistema dell’audiovideo e sottraendo soldi agli autori di tali opere. Arrivati a questo punto serve un intervento forte e concreto da parte delle istituzioni e di tutti i soggetti operanti sulla catena del valore con la necessità di armonizzare a livello europeo le diverse legislazioni in materia“. Sullo stesso argomento è intervenuta anche Lucia Bastoncini, sezione cinema della SIAE: “…Gli autori, dopo anni di silenzio, scoprono che ricevere una remunerazione per il lavoro svolto è gratificante oltre che necessario. Quindi la SIAE torna ad essere, per questa categoria, un faro importante nel magma oscuro della rete, un riferimento che potrebbe andare anche oltre la semplice tutela dei diritti acquisiti. Recuperare la consapevolezza di essere soggetti giuridici è un passo fondamentale nella lotta alla criminalità multimediale, perché è portatrice di nuove istanze normative e culturali. In primo luogo una richiesta di legalità e di cultura della regole che, per tutti i discorsi che abbiamo sentito oggi, è andata scomparendo lasciando un buco di illegalità enorme. La ricerca di un nuovo quadro normativo è solo all’inizio, ma la partecipazione anche degli autori a questo lungo lavoro è un ‘buon inizio’“. Del rapporto tra autore e produttore ha parlato Michele Lo Foco, spiegando la natura del diritto d’autore che è tutelato dal codice civile proprio nella sua accezione più importante, cioè la parte ‘creativa’ dell’opera: “… Indicando la parte creativa di un’opera come la più importante ne consegue la sua funzionalità culturale e le sue proprietà morali. Su queste ultime si fonda la distinzione tra cultura giuridica latina e anglosassone. Nel Regno Unito, ad esempio, i diritti morali esistono certamente ma possono essere ceduti, mentre in Italia invece sono considerati inalienabili. Nel primo caso, quindi, dall’autore possono passare al produttore che ne acquista la paternità. Ecco perché tra produttori e autori c’è una contrattualistica estremamente articolata e complessa, cosa che invece dovrebbe essere semplificata. Il mondo della rete è un universo vasto e stratificato, agire al suo interno cercando di far valere tali strumenti così complicati è difficile, la stessa magistratura non è messa in questo modo nella condizione di agire e di intervenire sugli illeciti“.

 

Di rete e nuove piattaforme digitali ha mostrato l’utilizzo e il valore d’uso presso l’utenza del web l’avvocato Massimiliano Molinari, partendo dalla transizione dal broadcasting al podcasting: “… Podcasting è un termine commerciale, un neologismo del web che nasce dal popolare lettore digitale iPod e il termine broadcast, con cui si indica la trasmissione televisiva. Con il podcasting si intende, inoltre, la possibilità di riprodurre e di mettere in rete contenuti digitali audiovisivi che poi l’utente può a sua volta, una volta ricevuti grazie a un aggregatore o feeder, copiare e utilizzare. Un processo che può andare avanti all’infinito per intenderci e che caratterizza un nuovo tipo di trasmissione di contenuti e di fruizione degli stessi. Parliamo di cinema, radio e Internet, ma ciò che ci preme sottolineare è che, anche in questo contesto tecnologico, la figura dell’autore non scompare, rimanendo a tutti gli effetti soggetto di diritto connesso alle opere che il podcast veicola in rete“.

 

Il rapporto tra diritto d’autore e Format è stato invece indagato da Gaia Mari, Centro studi giuridici SIAE, la quale ci ha illustrato le diverse possibilità offerte da questo strumento: “…Sono molti i settori in cui il Format può godere della tutela del diritto d’autore e quindi essere utilizzato come strumento normativo: nelle opere architettoniche, teatrali, fotografiche, per programmi di elaboratori o soggetti cinematografici. Per sua definizione si intende Format: un’opera dell’ingegno avente struttura originale esplicativa di uno spettacolo e compiuta nell’articolazione delle sue fasi essenziali e tematiche, idonea ad essere rappresentata in un’azione radiotelevisiva o teatrale, immediatamente o attraverso interventi di adattamento o di elaborazione o di trasposizione, anche in vista della creazione di multipli. Ai fini della tutela, l’opera deve comunque presentare i seguenti elementi qualificanti: titolo, struttura narrativa di base, apparato scenico e personaggi fissi. Il problema è che in Italia il Format non ha nessun riconoscimento giuridico, perché considerato solo una bozza che definisce un nucleo di principi fondamentali e condivisi che possano, in attesa dell’emanazione di una compiuta disciplina normativa, conferire un minimo di regolamentazione alle effettive utilizzazioni commerciali. La SIAE promuove e sostiene da tempo il confronto di tutte le categorie coinvolte nelle dinamiche di utilizzazione dei Format e questo per arrivare ad un progetto di legge da sottoporre il più presto possibile all’esame parlamentare“.

In conclusione del seminario è intervenuto Francesco Maria Giro, Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali, sottolineando in modo decisivo il danno che la pirateria reca all’economia europea: “…Le vittime principali della criminalità digitale e della pirateria sono la cultura, l’economia, la legalità e la creatività. Elementi fondamentali e caratterizzanti la storia del nostro Paese, che nell’immaginario collettivo globale è sede della cultura e della creatività universali. Cosa fare allora per proteggere questo nostro patrimonio dagli attacchi della criminalità organizzata che oggi opera nella produzione digitale? Quali sono gli strumenti a nostra disposizione? Abbiamo la via francese e quella inglese, ma è probabile che un’azione di sensibilizzazione e di comunicazione pedagogica a livello scolastico possa essere altrettanto utile. L’importante è che, a fianco delle azioni sanzionatorie e giuridiche necessarie, si porti avanti anche una campagna comunicativa accessibile e comprensibile a tutti, soprattutto ai più giovani e a quei genitori che oggi non riescono a interagire con il cambiamento in corso. Nuovi modelli di consumo, basati sulla legalità e il rispetto delle regole, devono sostituirsi agli odierni comportamenti di illegalità diffusa. I problemi si devono risolvere con l’aiuto di tutte le parti coinvolte, cercando di utilizzare gli strumenti più idonei del caso. Il 2009 è l’anno dedicato alla creatività e potrebbe essere il momento giusto per ampliare la discussione sulla legalità e la cultura delle regole anche a quei soggetti quali le Telcos e gli ISP che tanto possono fare per ridurre l’impatto della pirateria digitale nella nostra società“.

  

Dal Broadcasting al Podcasting
di Massimiliano Molinari
 
La tutela del format. Situazione attuale e prospettive concrete 
di Gaia Mari

 

  

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