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CEO Summit a Venezia. Bernabè: ‘Basta regali alle web company Usa’, anche la Ue crei il giusto ecosistema per garantire il ritorno degli investimenti

Italia


La Commissione europea sta monitorando da vicino gli sforzi messi in atto volontariamente da Telecom Italia contestualmente alla creazione di Open Access, per verificare se il processo volto a raggiungere un accesso non discriminatorio alla rete e una gestione più efficiente dell’infrastruttura “arriverà a una conclusione ambiziosa come nelle premesse”.

 

È quanto ha dichiarato il Commissario ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding intervenendo al CEO Summit ETNO di Venezia.

Il dialogo tra l’ex monopolista delle tlc italiane e l’Authority per le telecomunicazioni sta comunque andando “nella direzione giusta”, sottolinea la Reding, cioè verso una ‘separazione organizzativa volontaria’, da tempo auspicata al fine di aprire il mercato a una maggiore concorrenza.

 

L’ETNO Forum è stata anche un’importante occasione per fare il punto sull’impatto che l’attuale crisi finanziaria globale avrà sul mercato delle telecomunicazioni e sul ruolo che le tlc potranno assumersi per superare questo difficile momento per l’economia mondiale.

 

Secondo il presidente Telecom Gabriele Galateri, “sarebbe miope” pensare che uno shock finanziario di tale portata non toccherà il settore delle telecomunicazioni.

Forse i consumi finali dei servizi tradizionali non subiranno forti scossoni – la gente continuerà a telefonare e a inviare sms, insomma – ma a uscirne radicalmente trasformato sarà piuttosto “il modo in cui l’industria è strutturata, finanziata, regolata e opera”, ha sottolineato Galateri.

 

Una crisi che “può anche essere una opportunità per iniziare un processo di cambiamento produttivo”, e per il cui superamento le tlc possono giocare – e lo faranno, assicura Galateri – un ruolo determinate, ma che arriva proprio nel momento in cui l’industria delle tlc si trova a dover affrontare investimenti enormi e senza precedenti per il settore privato, e che solo in Europa si aggireranno “tra i 200 e 300 miliardi di euro”.

Ecco perché è quanto mai urgente in questo momento, elaborare nuove soluzioni condivise, nuovi accordi “tra operatori, governi e regolatori per combinare incentivi e investimenti adeguati con lo sviluppo della concorrenza”, ha ribadito Galateri.

 

La situazione richiede dunque nuove soluzioni: Galateri, come aveva fatto più volte anche l’ad di Telecom Italia, Franco Bernabè, evoca un ‘New Deal’ tra tutte le parti in causa per garantire investimenti adeguati e stimolare la competizione.

 

Bernabè, da canto suo, ha invitato a riflettere sulle differenze tra il mercato Usa e quello europeo: “Negli Usa – ha spiegato l’amministratore delegato di Telecom Italia – la banda larga ad altissima velocità è una realtà, grazie a un approccio regolatorio che ha permesso un adeguato ritorno degli investimenti agli operatori”.

 

Non si è trattato, ha spiegato Bernabè, di una “holiday regulation” come avrebbe preteso, ad esempio, il governo tedesco (scatenando l’indignazione della Commissione europea), quanto “di un approccio regolamentare che aveva come obiettivo la realizzazione di una disponibilità di rete molto alta, di cui si sono avvantaggiati gli operatori ma anche gli utenti”, e che è servito a creare le condizioni per la crescita della concorrenza fra infrastrutture.

 

L’Europa, secondo Bernabè, dovrebbe seguire il modello di sviluppo americano, garantendo una remunerazione degli investimenti ed evitando “che si finisca per favorire gli Usa e agli operatori europei rimangano solo i costi”.

 

Secondo l’analisi di Bernabè, infatti, l’Europa ha già trasferito 17 miliardi di euro agli Usa, sostenendo forti investimenti per realizzare le infrastrutture e lasciando alle web company d’oltreoceano la possibilità di realizzare grandi fatturati con i servizi.

“Non vorremmo – ha spiegato ancora l’ad di Telecom Italia – che la spinta ad investire, senza l’appropriato contesto regolatorio, finisca a favorire gli operatori americani a scapito degli operatori europei. Non possiamo pensare che gli operatori tlc siano puri trasportatori di bit. Devono avere un ritorno adeguato dei loro investimenti”.

 

Se finora, le azioni del regolatore sono state indirizzate a “creare concorrenza per portare a una diminuzione dei prezzi”, questo approccio non va più bene perché secondo Bernabè “siamo di fronte a giganti, a colossi mondiali che stanno dedicando alla ricerca risorse gigantesche”.

Ecco perché l’obiettivo dei decisori politici Ue dovrebbe essere quello di realizzare anche in Europa “un ecosistema per consentire a tutte le imprese che hanno delle idee di crescere”.

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