Tlc: la Reding accoglie le modifiche al pacchetto telecom dopo il voto del Parlamento

di Alessandra Talarico |

Europa


Viviane Reding

La Commissione europea ha accolto le modifiche apportate dal Parlamento Ue al pacchetto Telecom elaborato dal Commissario ai media Viviane Reding, spianando la strada per un accordo finale all’inizio del prossimo anno.

 

La riforma delle norme europee sulle telecomunicazioni è stata elaborata lo scorso anno al fine di stimolare la concorrenza, ridurre le tariffe e dare ai consumatori una scelta più ampia di servizi, ma molte delle proposte avanzate dalla Reding – come quella relativa alla creazione di un nuovo super regolatore delle telecomunicazioni – sono state ‘annacquate’ alla luce dell’opposizione di Stati membri e Parlamento.

 

Il mese scorso, il Parlamento ha dato il via libera a una versione del pacchetto sostanzialmente molto modificata rispetto alle proposte iniziali della Reding, che però – secondo quanto riportato da Reuters – avrebbe comunque accolto quasi tutti gli emendamenti e attuato una revisione formale del pacchetto per includere le modifiche procedurali apportate dal Parlamento, utilizzando un dispositivo che richiede l’unanimità fra gli Stati europei.

 

Eliminato, come deciso dal Parlamento, il tentativo del governo francese di trasformare gli Isp in ‘guardiani della rete’ in grado di tagliare la connessione degli utenti. Misura studiata per reprimere il fenomeno del download illegale di contenuti dalle reti peer-to-peer.

Una simile azione, secondo la Reding, potrebbe essere ordinata solo da un tribunale, per il sollievo degli operatori: secondo quanto stabilito dagli eurodeputati, “nessuna restrizione può essere imposta sui diritti e le libertà fondamentali degli utenti finali, senza la previa autorizzazione delle autorità giudiziarie, come previsto dall’Art.11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sulla libertà d’espressione e d’informazione”.

 

A malincuore, la Reding ha quindi accettato la versione ‘ridotta’ della Super Authority sovranazionale per le tlc, che secondo i piani del commissario avrebbe dovuto essere accorpata all’ENISA, l’Agenzia Ue per la protezione delle reti e delle informazioni.

Il nuovo organismo non si chiamerà più EECMA, né BERT ma Office for the European Telecoms Regulators (OETR) e non si occuperà di sicurezza delle reti né di spettro radio, ma avrà solo un potere consultivo e di coordinamento del lavoro delle varie autorità di regolazione nazionali e dovrebbe essere finanziato dal bilancio comunitario, in modo da rafforzare la sua indipendenza e la parità tra i regolatori nazionali. La Commissione avrà comunque bisogno del parare positivo dell’OETR prima di obbligare un regolatore nazionale a modificare un rimedio per aumentare la concorrenza.

Alcuni Stati volevano un agenzia di dimensioni e portata ancora più ridotte

 

Anche le modifiche del Parlamento in merito alla proposta di separazione funzionale sono state accolte, nonostante la forte opposizione da parte di operatori come Telefonica, Deutsche Telekom e France Telecom.

La separazione funzionale della rete di accesso obbliga gli operatori dominanti a separare la propria rete infrastrutturale dal ramo servizi.

Il Parlamento ha chiarito che si tratta comunque di una ‘misura eccezionale’, da applicare nel caso in cui qualsiasi altra misura non sia riuscita a realizzare una concorrenza effettiva e che non vi sia prospettiva di una futura concorrenza basata sulle infrastrutture.

 

Il Parlamento ha però stabilito che prima di imporre la separazione funzionale bisognerà condurre approfonditi studi di mercato.

 

In materia di spettro radio e dividendo digitale, la Reding ha però respinto la proposta del Parlamento di creare una terza commissione pan-europea sullo spettro. Piuttosto, secondo quanto riportato sempre da Reuters, “si pensa di dare al Parlamento un ruolo nella politica in materia di spettro, anche se gli Stati membri manterranno sempre l’ultima parola sull’allocazione delle risorse frequenziali nazionali.

 

Gli Stati membri dovranno ora giungere ad un accordo entro il mese prossimo prima del voto finale al Parlamento europeo il prossimo anno.