Banda larga: l’Italia ancora in affanno. Pesano mancanza di alternative al DSL e ritardi infrastrutturali e culturali

di Alessandra Talarico |

Italia


Banda Larga

L’ultimo rapporto Ocse sulla diffusione della banda larga nel mondo fotografa un’Italia ancora in affanno che non riesce a ‘fare sistema’ e a superare i ritardi infrastrutturali e culturali che ne condizionano lo sviluppo e impediscono di appianare le disparità tra le diverse aree del Paese. All’analisi Ocse vanno inoltre ad aggiungersi le valutazioni di uno studio presentato dall’Agcom che sottolinea come in futuro il divario rispetto ai Paesi più avanzati potrebbe anche peggiorare.

 

Il numero di utenti a banda larga nei Paesi Ocse ha raggiunto quota 251 milioni a giugno 2008, in crescita del 14% rispetto a giugno del 2007. Il tasso di penetrazione è arrivato a 21,3 abbonamenti ogni 100 abitanti, in crescita del 20% rispetto a dicembre 2007.

 

L’Italia occupa la settima posizione mondiale per numero di abbonamenti ai servizi a banda larga, con 10,7 milioni di utenti totali. Siamo però ben distanziati sia dagli Stati Uniti – che dominano la classifica mondiale con poco più di 70 milioni di connessioni broadband – che dai 3 Paesi europei che ci precedono: Germania (21,6 milioni, terza al mondo dopo il Giappone con 29,3 milioni di utenti), Gran Bretagna e Francia (16,7 milioni).  

 

Secondo l’ultimo report dell’Ocse, nel nostro Paese si contano 18,2 abbonati a banda larga ogni 100 abitanti. La stragrande maggioranza di questi (17,6) utilizza la tecnologia DSL, uno sparuto 0,5 la fibra ottica (contro una media Ocse di 6,1 abbonamenti ogni 100 abitanti).

La mancanza di tecnologie alternative è un dato che evidenzia il gap dell’Italia rispetto, ad esempio, alla Danimarca – prima nazione al mondo per penetrazione della tecnologia – dove gli abbonati alla banda larga sono il doppio dell’Italia (37 ogni 100 abitanti) e 22,5 utilizzano il DSL, 9,8 le tecnologie via cavo e 3,2 la fibra ottica. Stesso discorso per Paesi Bassi, Finlandia e Norvegia (che hanno superato una penetrazione del 30%) ma anche per Paesi extra Ue come la Corea e il Giappone, dove le linee in fibra ottica superano quelle DSL e rappresentano, rispettivamente il 39% e il 45% del totale.

 

Il prezzo medio degli abbonamenti broadband in Italia è di 36 euro (rispetto ai 41 euro del 2005), quello minimo è di 21 euro.

 

Secondo una analoga analisi commissionata dall’Agcom, il numero totale di utenti internet in Italia è salito nel 2007 a circa 20 milioni, i tre quarti dei quali si collega da casa e utilizza abbonamenti flat.

In base ai dati forniti da questo studio, il problema dell’assenza di copertura ADSL riguarda, a fine 2007, il 6% della popolazione, mentre il livello di copertura della banda larga appare oggi sostanzialmente allineato ai Paesi europei più avanzati per quanto concerne le aree urbane e sub-urbane. Resta evidente, tuttavia, “un divario significativo nelle aree rurali, per le quali permane una situazione di significativo digital divide infrastrutturale”.

 

Anche se il livello dei prezzi è in linea con la media Ue, resta altresì sostanziale la quota di mercato ancora in mano all’incumbent, pari al 64% degli accessi, anche se “in progressivo calo anche nel primo trimestre nel 2008, periodo nel quale la quota sugli incrementi netti è stata inferiore al 40%”.

 

Così come resta significativo il divario tra Nord e Sud del Paese e tra grandi città, zone rurali e piccoli comuni e in futuro – viene sottolineato nel rapporto presentato dal Garante –  le cose possono ancora peggiorare a causa di fattori infrastrutturali e culturali che non sembrano di facile soluzione e che richiederebbero un impegno più mirato da parte di aziende e sistema pubblico.

 

“In assenza di un intervento di sistema esteso a tutti i livelli di abilitazione tecnologica – sottolinea l’analisi – si intravede non solo una spaccatura in due del Paese tra le aree a maggiore potenziale e quelle meno attrattive, ma anche uno sviluppo ritardato delle infrastrutture di rete più innovative, in particolare rispetto ai Paesi più avanzati, che stanno avviando in questi anni importanti progetti relativi alle reti di nuova generazione ultrabroadband”.