Festival Internazionale del Film di Roma: convegno sulle nuove norme per lo sviluppo, Tax Shelter e Tax Credit

di di Bruno Zambardino (Docente di economia del cinema e della tv alla Sapienza di Roma e Direttore Osservatorio Media di I-Com) |

Attesa per il worshop degli Stati Generali del Cinema dedicato alle nuove norme per lo sviluppo del settore.

Italia


Bruno Zambardino

Il giorno 28 ottobre nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma e nel quadro degli Stati Generali del Cinema, si svolgerà, presso il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica, il convegno dal titolo: “Cinema: nuove norme per lo sviluppo. Tax Shelter e Tax Credit, la via italiana agli incentivi“.

Gli esperti invitati faranno il punto sulla normativa legata agli incentivi fiscali (tax credit e tax shelter) e sulle relative modalità, tempi e forme di utilizzo dei benefici previsti.

I decreti attuativi dovrebbero essere licenziati ad horas dalle autorità comunitarie chiamate a valutare la compatibilità degli schemi di sostegno con la legislazione in materia di aiuti di Stato.

Nonostante Bruxelles, nel lungo e faticoso iter procedurale, abbia posto alcuni quesiti (pare in merito al rispetto del criterio del prodotto culturale) che rischiano di ritardare l’entrata in vigore dei provvedimenti, tra gli addetti ai lavori si respira un clima di ottimismo, testimoniato dalla iniziativa promossa dalle Associazioni di categoria (Api e Anica) di attivare durante il Festival di Roma alcuni Info Point presso i quali gli operatori del settore (ma anche quelli esterni) potranno ricevere informazioni ed assistenza circa le procedure tecnico-operative per beneficiare di questa forma indiretta di sostegno pubblico da tempo presente in altri Paesi europei, seppure con caratteristiche declinazioni differenti (il sistema messo a punto dal nostro Paese è senz’altro quello più ambizioso ed innovativo).

 

Il plafond a disposizione delle misure di detassazione degli utili (tax shelter) ammonta complessivamente a 23 milioni di euro per il triennio 2008-2010, mentre per il credito di imposta un recente studio elaborato da Gian Marco Committeri e Mario La Torre ha stimato prudenzialmente un impatto netto positivo per l’erario pari a circa 173 milioni di euro a fronte di una copertura annua  di circa 77 milioni di euro necessari ad assicurare sostenibilità erariale. Al di là della tempistica legata all’approvazione della norma primaria in sede comunitaria, restano comunque alcuni nodi da sciogliere tra i quali la definizione del perimetro dei beneficiari, l’eventuale divieto di cumulo dei diversi benefici, la titolarità del credito di imposta della quota produttore nel caso di produzioni “associate” e di produzioni esecutive, ma soprattutto lo spazio di manovra a disposizione nel valutare la natura culturale del prodotto filmico (basterà la semplice dichiarazione di nazionalità o sarà comunque necessaria la qualifica di interesse culturale?).

 

Un lavoro complesso da non sottovalutare sul quale si misurerà l’impegno degli uffici tecnici dei due Ministeri coinvolti (Cultura ed Economia) chiamati a predisporre circolari esplicative e a produrre la modulistica a supporto della presentazione delle istanze. L’auspicio, ovviamente, è quello di confezionare un set di procedure snello, trasparente, comprensibile ed accessibile a tutti gli interessati, con tempi certi nella concessione dei benefici e scadenze predeterminate.

 

Il 28 non si discuterà soltanto di leva fiscale ma sarà l’occasione per approfondire il progetto di istituire una agenzia del cinema sul modello di quella operante da tempo oltralpe. La proposta è stata pubblicamente avanzata dal Ministro Sandro Bondi in occasione dell’ultima edizione della Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia e rappresenta un punto cardine della strategia di rinnovamento dell’intervento pubblico nel settore. Anche in questo caso si potrebbe profilare una ipotesi “bipartisan”: nella precedente legislatura, infatti, il disegno di legge Franco-Colasio presentato in Parlamento dall’attuale opposizione prevedeva un organismo con funzioni analoghe.

 

Il primo obiettivo è giungere ad un processo di semplificazione e razionalizzazione del cosiddetto “gruppo pubblico”, azione quanto mai opportuna nell’attuale fase di ristrettezza e difficoltà finanziaria, come dimostra la drastica riduzione del FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo –  nel prossimo triennio (si teme che si possa scendere a 380 milioni nel 2009) e le animose e legittime proteste di tutti i comparti dello spettacolo.

“L’agenzia nazionale – secondo le intenzioni del Ministro – sarà un’unica, nuova società che assumerà su di sé tutte le competenze svolte attualmente dalla Direzione Generale per il Cinema, da Cinecittà, dal Centro Sperimentale di Cinematografia, da Filmitalia, dall’Istituto Luce”.

 

Le funzioni non scompariranno, ma verranno preservate all’interno di un unico soggetto, contenendo in questo modo i costi ed evitando sterili sovrapposizioni.

Un decisivo passo in questa direzione è già stato effettuato affidando al Direttore Generale del Cinema l’incarico di amministratore unico (risparmiando così 600mila euro di compensi per il Cda azzerato) con il delicato compito di traghettare Cinecittà Holding verso un nuovo assetto, così come richiesto dall’ultima Legge Finanziaria. Nei mesi scorsi la dismissione dell’attività degli studios di Via Tuscolana, non a caso, ha subito una forte accelerazione attraverso il conferimento del ramo d’azienda a Cinecittà studios. A fronte di un esborso di 1,5 milioni di euro, questo’ultima può ora gestire  logo e marchio degli stabilimenti ferma restando la proprietà pubblica dei terreni e degli immobili.

 

L’Istituto Luce si concentrerà sempre di più sulla valorizzazione degli archivi (è di qualche giorno fa la notizia di un accordo strategico con Rai Trade), sulla sperimentazione e la ricerca di nuovi linguaggi, sostenendo gli esordienti, riappropriandosi di quel ruolo di servizio che negli ultimi anni aveva lasciato il posto ad attività economiche poco redditizie come la distribuzione cinematografica o la gestione diretta delle sale. A questo proposito uno dei nervi scoperti resta la difficile operazione di (s)vendita del circuito Mediaport che in questi anni ha accumulato un massa debitoria molto consistente e che probabilmente sarà ceduta a blocchi.

Per quanto riguarda Filmitalia – già incorporata nel gruppo non senza polemiche prima dell’estate – in cantiere vi è l’ipotesi di dar vita ad una società mista pubblico-privata, in modo da catalizzare maggiori risorse e pesare meno sulle spalle dello Stato.

Secondo obiettivo è quello di dotare il nuovo organismo di autonomia finanziaria assumendo in house le funzioni un tempo attribuite alla sezione credito cinematografico di Bnl ed oggi ad Artigiancassa, facendo confluire in un unico grande “polmone finanziario” tutte le risorse disponibili, anche quelle provenienti dai quei settori che sfruttano in modo intensivo il prodotto cinematografico (televisioni e telco).

 

Coerente con questa impostazione anche il modello che emerge dalla proposta di legge di sistema, riguardante il riordino del cinema italiano (istituzione del Centro nazionale per il cinema e l’audiovisivo) presentata da Gabriella Carlucci , cui si deve il merito di aver difeso ad oltranza le norme in materia fiscale. Per l’esponente della maggioranza, “il modello di Centro incide radicalmente sul sistema attuale, mutando la funzione dello Stato da semplice ente gestore ed erogatore di finanziamenti, in garante di servizi, di strategie di sviluppo e di risorse economiche per l’industria cinematografica. L’istituzione del Centro costituisce l’occasione per procedere alla razionalizzazione ed armonizzazione delle attività del gruppo pubblico operante nel cinema, in ambito produttivo, distributivo, dell’esercizio, promozionale e dell’alta formazione, coniugandone ed integrandone le specificità con l’attività amministrativa della preposta direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali”.

 

Legittimo ispirarsi, come fa il Ministero italiano, al modello francese, ma forse è bene ricordare che il Centre National de la Cinématographie sin dal 1946, anno della sua istituzione, è dotato di personalità giuridica ed autonomia finanziaria, potendo contare su un sistema di sostegno molto ampio e diversificato fondandosi in una logica integrata sul gettito di numerose entrate, tra cui quella sul prezzo dei biglietti e su una percentuale dei ricavi delle televisioni e delle telco.

Grazie a tale sistema articolato di prelievo lungo tutta la filiera di sfruttamento del prodotto filmico, l’ente francese gestisce un volume di risorse sia per il settore cinematografico sia per quello audiovisivo, che nel 2008 ammonta complessivamente a 528,5 milioni di euro (di cui 266,7 milioni a sostegno delle sole attività cinematografiche, tre volte quelle italiane).

Il Cnc inoltre funge da cabina di regia assicurando l’efficace funzionamento degli strumenti di finanziamento del settore basati su agevolazioni fiscali. Gli schemi di aiuto sono articolati in aiuti automatici (budget di 156,4 milioni di euro) alla produzione, distribuzione, esercizio e video e aiuti di tipo selettivo (budget di 110,3 milioni di euro).

A ciò si aggiungano i cospicui aiuti regionali alla produzione cinematografica che nel 2006 hanno raggiunto quota 23 milioni di euro registrando tassi di crescita significativi grazie alla diffusione sempre più ampia di schemi di supporto finanziati da ciascun ente locale con effetti moltiplicatori per la crescita del territorio derivante dalla presenza di set cinematografici. Dal 2004 questa tendenza si è andata rafforzando ulteriormente grazie al meccanismo di finanziamento introdotto dal Cnc (“1 euro ogni 2″ ) che consente di far affluire 1 euro dall’organismo nazionale ogni 2 euro spesi a livello locale.

I fondi sono ottenuti mediante organismi preposti e attraverso incentivi fiscali di natura differente.

 

Da più di due decenni operano le Sociétés de Financement du Cinéma et de l’Audiovisuel (Sofica), società di investimento con durata limitata a 10 anni, specializzate nella raccolta di fondi da destinare esclusivamente al finanziamento di opere cinematografiche ed audiovisive. Nell’arco di 20 anni (1986- 2006) le risorse sono aumentate di circa l’88 %, passando da 29,5 milioni di euro e 61 film sostenuti a 32,8 milioni di euro e 78 film sostenuti. Dal 2004 è operativo un secondo strumento di incentivazione fiscale messo in campo dal governo francese per agevolare e sostenere le imprese cinematografico. Si tratta del Crédit d’Impôt Cinéma (Cic), dispositivo fiscale istituito con la Legge Finanziaria 2004 destinato alle società di produzione per incentivarle a realizzare opere cinematografiche in Francia. Il 2007 è stato il terzo anno di applicazione del regime fiscale. In base alle stime fornite direttamente dal Cnc, nel primo anno (2005) il plafond si aggirava sui 30 milioni di euro, mentre nel 2006 le risorse a disposizione erano giù salite a 40 milioni di euro. Sempre nel 2005, 118 su 187 film hanno beneficiato del dispositivo, grazie al quale l’intero sistema produttivo ha tratto grande vantaggio: basti osservare che il numero di settimane di riprese in Francia è passato dal 60,8 del 2003 al 71,3% del 2005 rispetto al totale di settimane di riprese.

 

Mettere in campo strumenti di governance più agili ed indipendenti dalla politica,  associandoli a forme di sostegno indiretto che sfuggono a logiche di assistenzialismo, rappresenta l’unica via per spendere meglio le scarse risorse disponibili ed avviare al tempo stesso una nuova politica di intervento che ben si coniuga con i principi alla base dell’attuale normativa voluta 5 anni fa dall’allora Ministro Giuliano Urbani e che ha nel reference system, nel product placement e in un ruolo più attivo delle Regioni i suoi elementi distintivi.

A fronte dei buoni risultati raggiunti in termini di incassi, presenza e quota di mercato domestica, l’obiettivo rimane quello di rafforzare la competitività del sistema imprenditoriale cinematografico attraendo capitali esterni al settore e favorendo al tempo stesso lo sviluppo della cultura nazionale, senza trascurare il supporto attivo e convinto alla creatività, all’alta formazione (tecnica, artistica e manageriale) e alla sperimentazione nell’attuale contesto di rivoluzione digitale destinato in breve a modificare radicalmente ed inesorabilmente le tradizionali forme di consumo.

 

 

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