Privacy: le Authority Ue riunite a Strasburgo. In arrivo prime regole per tutelare gli utenti dei social network

di Alessandra Talarico |

Europa


Mark Zuckerberg

Mentre in Cina il Governo stabilisce che chi vuole accedere a un internet cafè debba registrarsi, con foto e carta d’identità, prima di potersi sedere al Pc “per scoraggiare un utilizzo scorretto di internet”, in Europa le Autorità per la privacy di tutti i continenti si riuniscono per affrontare il nodo della protezione della sfera privata in un mondo senza più confini.

Un tema molto dibattuto e su cui si scontrano le visioni contrapposte di chi, da un lato, ha bisogno di accedere ai dati delle conversazioni per contrastare vecchie e nuove minacce – terrorismo, xenofobia, pedopornografia e quant’altro – e chi, dall’altro, teme che le motivazioni di governi, autorità giudiziarie e di polizia nascondano anche la volontà di assemblare quante più informazioni possibili sui cittadini nel caso in cui potessero tornare utili in futuro.

 

La privacy, dicono i 78 Garanti riuniti a Strasburgo, “è una dimensione sempre più in pericolo” che deve affrontare le sfide di un contesto internazionale caratterizzato da vistosi mutamenti in ambito tecnologico, politico ed economico.

Affrontare gli attuali squilibri di un sistema, il world wide web, che in pochi anni ha posto in essere problemi così complessi è dunque essenziale per prevenire ulteriori storture.

 

Per iniziare, i Garanti hanno adottato una risoluzione relativa ai social network uno dei fenomeni più dirompenti del web 2.0.

Le Authority europee vogliono tutelare quei milioni di ragazzi ma anche – e sono molti – di adulti, che si recano su queste piazze virtuali a caccia di amicizie senza rendersi conto quante informazioni private si lasciano dietro. Informazioni che restano lì, a disposizione di chiunque: su internet, ha spiegato il Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, “non esiste il diritto all’oblio”.

Qualsiasi informazione sulle nostre abitudini alimentari, , sugli orientamenti sessuali o religiosi, o ancora i dati del nostro conto corrente, della carta di credito ecc., insomma, “non può essere cancellata definitivamente dalla rete perché chiunque può averne fatto una o più copie per utilizzarle altrove”.

 

Questi dati, secondo i Garanti Ue dovrebbero essere invece inaccessibili ai motori di ricerca a meno che non vi sia il consenso dell’utente.

 

Non tutti, infatti, pensano al fatto che da una semplice foto si può risalire allo stile di vita di una persona, dai dati anagrafici si può calcolare il codice fiscale, con tutte le conseguenze che ne possono derivare se queste informazioni finissero nelle mani sbagliate.

Non bisogna inoltre pensare che il problema riguardi solo i ragazzi: gli adulti iscritti a questi siti sono tantissimi e, ha aggiunto Pizzetti, “parecchi di loro non sono minimamente informati di quanto possa essere scandagliata la loro vita privata attraverso le informazioni che ingenuamente inseriscono in rete”.

 

Agli utenti il Garante consiglia dunque di “inserire dati anagrafici leggermente diversi da quelli esatti” e uno pseudonimo al posto delle proprie generalità, mentre ai provider raccomanda di “informare con precisione” sulle conseguenze rischiose dell’inserimento di dati personali sul web.