Privacy: aspre critiche al progetto antiterrorismo del governo di schedare telefonate e email

di Alessandra Talarico |

Gran Bretagna


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Non si placano in Gran Bretagna le polemiche riguardo l’intenzione del governo di realizzare un database contenente tutte le informazioni relative a telefonate, email e navigazione internet dei cittadini.

 

Anche il comitato di controllo sul terrorismo ha espresso parere negativo sul progetto – battezzato Interception Modernisation Programme – che costerebbe l’enorme cifra di 12 miliardi di sterline e sarebbe volto proprio a contrastare eventuali minacce terroristiche.

Un’idea “terribile”, l’ha definita Lord Carlile of Berriew, revisore indipendente delle leggi anti-terrorismo in un’intervista a The Independent. Secondo Carlile, è impensabile che il governo proceda alla ‘schedatura’ indiscriminata di ogni singolo clic effettuato da chiunque in Gran Bretagna. Bisognerebbe piuttosto valutare i singoli casi e – nel caso il progetto andasse in porto – “prevedere severe limitazioni e serie protezioni contro ogni abuso”.

Secondo le norme comunitarie, varate nel 2006, i dati delle conversazioni devono essere cancellati dopo 2 anni, se non necessari a particolari indagini.

 

Il governo di Gordon Brown dovrebbe dare il via libera al progetto in questi giorni, ma la levata di scudi da parte delle associazioni per i diritti civili, e non solo, è unanime, anche se le autorità hanno chiarito che nel database non andrebbero a finire i contenuti delle conversazioni, degli sms o delle chat.

 

Un portavoce del ministero dell’Interno ha spiegato che “gli sviluppi della tecnologia implicano anche che si debbano aggiornare le modalità con cui polizia e intelligence reperiscono i dati dalle compagnie telefoniche. Stiamo valutando il modo migliore per farlo”.

 

In base alle leggi attuali, l’accesso ai dati delle conversazioni e della navigazione degli utenti, è possibile solo in casi limitati e dietro autorizzazione del ministero.

Una simile iniziativa – ha spiegato il ministro ombra dell’Interno, Dominic Grieve – “suona estremamente sinistra poiché il governo intende usare poteri esistenti per intercettare i dati delle comunicazioni senza un dibattito pubblico”.

Dello stesso parere il commissario all’informazione Richard Thomas, secondo cui “proposte che minacciano una simile intrusione andrebbero appropriatamente dibattute”.

 

Secondo Shami Chakrabarti direttore dell’associazione Liberty, il progetto del governo non contribuirà affatto ad aumentare la sicurezza dei cittadini, ma rappresenta soltanto un “altro esempio dell’ossessione del governo nell’assemblare quante informazioni possibili su ognuno di noi nel caso in cui dovessero servire in futuro”.

 

L’immagazzinamento di una tale mole di dati – lo scorso anno, in Gran Bretagna sono stati inviati circa 57 miliardi di sms e ogni giorno vengono inviate circa 3 miliardi di email – inoltre aumenterebbe il pericolo che “innocenti abitudini vengano scambiate per comportamenti sospetti”.

 

Alla luce di recenti fatti quali, in primo luogo la perdita dei dati personali di 25 milioni di inglesi, poi di quelli di 3 milioni di neopatentati e infine di quelli di 600.000 persone che volevano entrare a far parte dell’esercito britannico – la fiducia dell’opinione pubblica britannica nei confronti del governo ‘controllore’ è ai minimi: secondo un sondaggio condotto dalla società GB Group, solo l’industria delle scommesse gode di meno credito del governo quando si tratta di ‘sorvegliare’ i dati personali.

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