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Canone Telecom: si va verso l’aumento? L’Agcom valuterà la richiesta di ritocco dei costi di unbundling

Italia


Dovrebbe arrivare oggi all’Agcom la richiesta di Telecom Italia di aumento del costo dell’interconnessione tramite l’unbundling.

L’unbundling indica il prezzo che gli operatori alternativi pagano all’operatore proprietario della rete per usufruire delle infrastrutture – rete, cavi dell’ultimo miglio e centraline – e offrire ai clienti servizi propri.

 

Attualmente, la tariffa per il ‘full unbundling’ si attesta a 7,64 euro al mese.

Questa tariffa, ha ribadito più volte Telecom Italia, è fra le più basse d’Europa e la società chiede un aumento non superiore a un euro. Aumento che tuttavia andrà certamente a riflettersi sul già salato canone fisso che ogni utente deve versare all’operatore ogni bimestre.

 

Ha spiegato infatti il presidente Agcom Corrado Calabrò che l’aumento dei costi di unbundling “avrà certamente riflessi sul canone, mentre finora abbiamo registrato una continua diminuzione di prezzo, che si aggira sul 28% come nessun altro settore ed a fronte di un 20% di aumento del costo della vita”.

 

Una sorta di effetto collaterale, insomma, legato al fatto che una revisione al rialzo delle tariffe per l’unbundling metterebbe Telecom in una posizione di vantaggio sul mercato: agli operatori alternativi non resterebbe altro che aumentare i prezzi finali ai consumatori. Telecom sarebbe dunque quasi ‘obbligata’ a ritoccare il canone per evitare l’abbandono da parte degli utenti degli operatori concorrenti.

 

Telecom ha comunque chiarito che l’aumento del canone non andrebbe a incidere sulla bolletta delle famiglie meno abbienti: circa un milione di famiglie, quelle inserite dal governo nella cosiddetta operazione ‘social card’ non subirà aumenti. Anzi, la società starebbe addirittura pensando di ridurre per queste famiglie il peso del canone, che attualmente è di 12,4 euro al mese.

 

Se la richiesta di aumento dei costi dell’unbundling dovesse essere ritenuta valida dall’Agcom, gli aumenti potrebbero scattare già dal nuovo anno.

 

Non è certo una bella notizia per i consumatori: alcune associazioni sono già sul piede di guerra e reclamano a gran voce l’intervento di Mister Prezzi.

 

Levata di scudi anche da parte degli operatori concorrenti: per l’ad di Vodafone Paolo Bertoluzzo “non ci sono i margini per aumentare i costi dell’unbundling”, né è condivisibile la richiesta di un aumento del canone “perchè ridurrebbe fortemente la competizione”.

 

L’Italia, secondo i dati presentati da Calabrò a luglio, è il Paese d’Europa dove è più basso il prezzo per il servizio di unbundling e il secondo Paese per diffusione di tale servizio.

 

A marzo gli accessi diretti in unbundling (e shared access) sono arrivati a quota 3,7 milioni, con un ritmo di crescita del 42%.

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