Infrastrutture critiche: AIIC chiede un recepimento non solo formale della direttiva Ue, o si rischia ‘effetto domino’

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Sicurezza

Con l’espressione ‘infrastrutture critiche’ si intendono tutti quei servizi essenziali per il benessere della popolazione, la sicurezza nazionale, il buon funzionamento del Paese e la sua crescita economica, ossia il sistema elettrico ed energetico, le varie reti di comunicazione, le reti e le infrastrutture di trasporto persone e merci (aereo, navale, ferroviario e stradale), il sistema sanitario, i circuiti economico-finanziari, le reti a supporto del Governo, delle Regioni ed enti locali, quelle per la gestione delle emergenze, ecc..

 

Per ragioni di natura economica, sociale, politica e tecnologica, tali infrastrutture sono diventate sempre più complesse ed interdipendenti, e a questa complessità si associano sempre più rischi e vulnerabilità, tanto da spingere gli esperti a parlare di ‘allarme arancione’.

 

Di queste problematiche si è discusso nel corso della tavola rotonda “Il ruolo delle telecomunicazioni e dell’informatica nella protezione delle infrastrutture critiche”, all’università “La Sapienza”.

All’incontro è intervenuto quale presidente dell’AIIC-Associazione Italiana esperti Infrastrutture Critiche, il prof. Salvatore Tucci, ordinario di calcolatori elettronici a Roma TorVergata.

 

Tucci ha spiegato che “tra gli addetti ai lavori c’è la chiara percezione dell’esistenza di diversi rischi operativi, tali da mettere in discussione lo svolgimento della normale vita della collettività italiana. Rischi collegati non solo con l’elevata interconnessione dei sistemi a rete, che potrebbe causare un ‘effetto domino’, ma anche con le peculiarità olografiche e geologiche del territorio; come pure con il magmatico scenario geopolitico internazionale ma, soprattutto, con la carente situazione infrastrutturale nazionale. Essa sconta almeno un decennio di evoluzione fortemente condizionata da scelte poco lungimiranti (e in alcuni casi errate), dettate troppo spesso da esigenze politico/elettorali, anziché industriali”.

 

Proprio per questo, ha aggiunto, “gli esperti di varie discipline nel 2006 hanno dato vita all’AIIC, associazione senza fini di lucro, per costruire e sostenere una cultura interdisciplinare per lo sviluppo di strategie, metodologie e tecnologie per la gestione corretta delle infrastrutture vitali, specialmente in situazioni di crisi. E attraverso l’AIIC fanno formazione, promuovono la conoscenza degli strumenti e la cultura della prevenzione. Studiano come chiudere la stalla prima che i buoi siano scappati!”.

 

Un’attività volontaristica diventata ancora più utile dopo il varo della Direttiva Ue per la protezione delle infrastrutture critiche, voluta dall’allora Commissario Franco Frattini.

 

Tucci ha però sottolineato che “la buona volontà degli addetti ai lavori da sola non basta. È, infatti, necessario un concreto impulso governativo che metta il Sistema Paese davvero in grado di ragionare non solo in termini di gestione del quotidiano, ma anche di predisporsi al meglio per quello che sarà lo scenario negli anni a venire, dato che si presenta caratterizzato da crescenti problematiche e fragilità che potrebbero seriamente compromettere la qualità di vita nel nostro Paese, la capacità produttiva e la sua stessa competitività”.

 

Se l’impegno scientifico italiano, secondo il prof. Tucci, “si è già tradotto in un’eccezionale capacità di primeggiare a livello europeo, dove i consorzi italiani hanno acquisito quote significative di finanziamenti comunitari (il 20-30% delle risorse a disposizione, superando Francia o l’Inghilterra), è però fondamentale cogliere l’occasione del recepimento nella nostra legislazione della Direttiva UE, affinché si identifichi un soggetto istituzionale in grado di coordinare le diverse iniziative e porsi quale elemento di aggregazione e stimolo dei diversi settori”.

 

In ultima analisi, Tucci ha sottolineato la necessità di un recepimento solo formale della direttiva Ue, eventualità che “avrebbe un impatto davvero pesante sulla capacità delle nostre infrastrutture critiche di garantire l’erogazione dei diversi servizi essenziali e vitali con qualità analoga a quella dei competitor europei, con ovvie conseguenze sulla capacità di attrarre investimenti dall’estero”. (a.t.)

 

Modellare le infrastrutture critiche 

di Salvatore Tucci – ordinario di calcolatori elettronici a Roma TorVergata