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NGN: l’importanza delle nuove reti di comunicazione elettronica per lo sviluppo economico e sociale del Paese

Italia


Pubblichiamo di seguito le conclusioni della “Indagine conoscitiva sull’assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche”, presentata ieri dal Presidente AGCOM Corrado Calabrò alla IX Commissione Trasporti della camera dei deputati.

 

Le nuove reti di comunicazione producono rilevanti effetti sul benessere sociale tanto da meritare un piano d’intervento di sostegno.

Se ciò risulta del tutto evidente nel caso delle infrastrutture tradizionali (autostrade, ferrovie, fognature,…) potrebbe invece non apparire così scontato per le infrastrutture di telecomunicazioni.

Ebbene, non solo è così, ma l’evidenza empirica internazionale ha oramai ampiamente dimostrato che gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) sono quelli che producono i maggiori effetti sul sistema economico nazionale.

 

Le infrastrutture di comunicazione elettronica sono l’asse portante di un’economia basata sui servizi quale è quella italiana.

 

La dematerializzazione delle transazioni commerciali passa attraverso le reti di comunicazione. La rete internet è la vetrina mondiale dei prodotti e dei servizi offerti dalle imprese italiane. Le possibilità offerte dalla rete a banda larga, soprattutto al Sud, di creare nuove forme di imprenditoria giovanile, di aumentare la qualità dei servizi offerti al turismo, sono in larga parte inesplorate; è stato rilevato come “la produttività del lavoro sia più elevata laddove un maggior numero di occupati è connesso a larga banda” e che questa favorisce anche fortemente l’occupazione dei giovani, più propensi all’utilizzazione della tecnologia informatica.

 

I servizi al cittadino, in primis la sanità e la scuola, possono fare un salto di qualità impressionante con l’utilizzo sistematico delle reti e dei servizi a larga banda. Tutti gli esperti concordano che la trasformazione dell’economia americana è avvenuta sotto la spinta degli investimenti nel settore dell’information and communication technology.

 

La Commissione europea ha stimato, per il decennio appena decorso, un notevole impatto degli investimenti in ICT sulla produttività dei sistemi produttivi nazionali, con una media, in Europa, prossima allo 0,5% di incremento annuo della produttività del lavoro, che in taluni casi arriva a superare l’1% (in Giappone, con l’1,1% e in Corea del Sud, con il 2,1%). Secondo accreditate valutazioni, le comunicazioni elettroniche incidono per il 25% sulla crescita globale e fino all’80% sulla crescita della produttività di un’economia avanzata.

L’OECD ha evidenziato come, negli ultimi venti anni (dal 1985 al 2006), gli investimenti in ICT siano stati, nei Paesi avanzati, il più importante propulsore della crescita dei PIL nazionali. È stato stimato che questi investimenti sono arrivati a contribuire ad una crescita annuale dello 0,5-0,6% del prodotto interno lordo.

 

Per il futuro le previsioni sono ancora più significative.

 

In Giappone il Governo, a fronte di un piano di interventi (U-Japan), attraverso  cui vengono stanziati 50 miliardi di dollari per la realizzazione di reti in fibra ottica che copriranno l’intero Paese, stima un ritorno, in termini di prodotto interno lordo aggiuntivo, di 1.500 miliardi di dollari entro il 2010.

Studi europei confermano anche per il nostro Continente effetti simili, arrivando a prevedere incrementi di PIL maggiori di quelli generati negli ultimi 20 anni dal settore, ossia superiori all’1%.

Come ho già rilevato nella Relazione dello scorso luglio, seguendo gli stessi criteri di valutazione può calcolarsi che in Italia la crescita del PIL legata allo sviluppo delle nuove reti possa arrivare all’1,5%.

Questo dal punto di vista economico.

 

La larghissima banda ha anche una ricaduta sul sistema sociale.

Basti ricordare che le nuove reti di comunicazione possono produrre effetti sul pluralismo dell’informazione, sulla salute dei cittadini, sul consumo energetico (e quindi sull’inquinamento atmosferico).

Una diffusione ubìqua – non solo in senso geografico – di queste infrastrutture potrebbe rappresentare un’occasione di rilancio per l’intero sistema economico italiano che, in questi anni, ha sofferto di una cronica carenza di produttività. Dati alla mano, questa è la via maestra, se non l’unica, da percorrere.

 

È quindi altamente auspicabile che si pervenga in tempi rapidi ad un piano organico di interventi che, integrando significativamente l’azione regolamentare, incentivino la realizzazione di reti a larghissima banda e la diffusione tra la popolazione di servizi integrati di comunicazione.

 

Non uno o più sporadici interventi: un grande progetto nazionale che abbia riguardo al sistema Italia e che trasformi i nostri attuali limiti, anche di natura strutturale, in un’occasione di rilancio e di crescita per il settore e più in generale per l’intero sistema economico e sociale.

 

Le politiche di radicale rinnovo dell’infrastruttura di telecomunicazioni devono

essere una delle priorità del Paese come lo sono state negli anni 60 quelle relative alla costruzione delle grandi dorsali autostradali.

 

Le politiche pubbliche di supporto alla banda larga non sono ( e non devono essere) aiuti a questa o a quella impresa, ma sono un passaggio fondamentale dello sviluppo dell’economia nazionale.

 

Questa indagine verte dunque su uno dei temi più fondamentali che il nostro Paese, il Governo, il Parlamento devono affrontare oggi. Oggi, non domani.

Un tema al quale è anche rivolta l’attenzione della Commissione e del Parlamento europeo, presso il quale è in corso una non facile discussione sulla riforma del “Pacchetto telecomunicazioni” alla ricerca del giusto equilibrio tra la necessità di incoraggiare gli investimenti di capitale di rischio e quella di determinare condizioni di certezza e di equivalenza di condizioni per gli operatori.

 

Figure e tabelle allegati

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