Terminazione mobile: i consumatori sborseranno ingiustamente 3,5 mld. Per AIIP mercato a rischio duopolio

di Alessandra Talarico |

Il mancato orientamento ai costi comporterebbe un sovraccosto per i cittadini italiani pari a 3.5 miliardi di euro nei prossimi 4 anni.

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In base a un recente provvedimento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), le tariffe di terminazione mobile scenderanno di oltre il 30 per cento nell’arco del prossimo triennio.

I valori suggeriti dall’Autorità per i singoli operatori riflettono infatti una curva di discesa (glide path) che conduce a livelli sostanzialmente analoghi a quelli stabiliti dal regolatore britannico (Ofcom).

 

Ma secondo AIIP (Associazione italiana internet provider) non è ancora abbastanza: anche se le nuove tariffe comporteranno un risparmio per i consumatori stimabile in 1,5 miliardi di euro rispetto alle precedenti, “il mancato orientamento ai costi comporterebbe comunque un sovraccosto per i cittadini italiani pari a 3.5 miliardi di euro nel prossimo quadrienno”.

Soldi che si riverserebbero direttamente nelle casse degli operatori.

 

La terminazione è il servizio grazie al quale un operatore “consegna” la chiamata a un proprio cliente quando questa arriva dalla rete di un altro operatore, fisso o mobile che sia.

Le tariffe di terminazione sono dunque le tariffe all’ingrosso che gli operatori si praticano l’un l’altro per la connessione delle chiamate sulle rispettive reti e che, ovviamente, hanno un impatto diretto sulle tasche dei cittadini in quanto contribuiscono quasi interamente alla formazione delle tariffe al pubblico delle telefonate da rete fissa a rete mobile.

 

Il costo reale sostenuto dagli operatori per offrire questo servizio, secondo AIIP, non supera i 3,7 centesimi, ma la revisione delle tariffe prevista da Agcom fissa, per TIM e Vodafone – a partire dal 1° luglio – una tariffa di 8,85 centesimi al minuto.

 

A confermare ulteriormente lo squilibrio tra tariffe e costi reali, anche il fatto che Vodafone riesce di applicare tariffe notevolmente inferiori a quella proposta da Agcom: nel caso dell’offerta Home Zone, ad esempio, “le chiamate terminano ad un valore di 1,5 centesimi al minuto pur venendo consegnate su telefonino”, denuncia AIIP.

 

Le nuove tariffe previste da Agcom, insomma, appaiono ancora sbilanciate a favore dei due maggiori operatori mobili che, secondo AIIP, “potranno concentrare in un duopolio un mercato a cui stanno attingendo a piene mani da fin troppo tempo, a danno delle imprese che tentano di competere nel medesimo settore e riducendo la capacità di scelta per i consumatori”.

 

Secondo quanto emerso da un recente procedimento antitrust, inoltre, già in passato i prezzi di terminazione mobile non erano realmente orientati ai costi.

A gennaio, quindi, il Tar Lazio ha confermato le multe che erano state inflitte lo scorso agosto dall’Antitrust a Telecom Italia e  Wind, condannate a pagare complessivamente 22 milioni di euro (20 milioni Telecom e 2 Wind) per aver abusato della loro posizione dominante nei rispettivi mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, in violazione dell’art. 82 del Trattato CE.

 

La sanzione era stata inflitta ad agosto dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm). Le due società avevano deciso di fare ricorso al tribunale amministrativo, che però ha respinto le loro motivazioni.

 

Secondo il parere allora fornito dall’Antitrust, le due aziende – Telecom Italia a partire dal 1999, Wind dal 2001 – avrebbero messo in atto pratiche volte a discriminare i concorrenti, applicando alle proprie divisioni commerciali “condizioni tecniche ed economiche per la terminazione delle chiamate fisso-mobile più vantaggiose di quelle rispetto a quelle offerte agli altri operatori”, con la volontà di escludere questi ultimi “sia dai mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, sia dal mercato al dettaglio dei servizi fisso-mobile per la clientela business”.

Così facendo, sottolineava l’antitrust, i due operatori “hanno eliminato qualsiasi forma alternativa di approvvigionamento di terminazione all’ingrosso per i propri concorrenti ed hanno così impedito agli operatori alternativi di formulare offerte fisso-mobili al dettaglio alla clientela aziendale in concorrenza con le proprie”.

 

Sul tema della terminazione fisso-mobile è intervenuta anche la Ue che, in una proposta di raccomandazione posta a consultazione pubblica, ha messo in luce la mancanza di coerenza tra le tariffe dei singoli Stati membri e l’eccessiva disparità tra le tariffe mobili e quelle fisse.

 

Le tariffe di terminazione mobile sono infatti 9 volte più alte di quelle praticate nella telefonia fissa (0,0057 euro al minuto in media per una chiamata urbana).

Scarto che non possono essere giustificati interamente dalle disparità tra i costi soggiacenti, le reti o le caratteristiche del mercati nazionali.

 

Attualmente, sottolinea quindi la Commissione, gli operatori di rete fissa e i loro clienti sovvenzionano indirettamente per decine di miliardi di euro, gli operatori mobili, pagando tariffe sproporzionate quando dal telefono di casa chiamano un cellulare.

Squilibri che, secondo la Commissione, finiscono per falsare la concorrenza sia tra gli operatori dei diversi Paesi Ue che tra gli operatori mobili e quelli fissi, ostacolando di fatto la realizzazione di un mercato unico europeo delle comunicazioni mobili favorevole alla concorrenza e ai consumatori.