Livedoor: Horie riconosciuto colpevole. Due anni e mezzo di carcere all’ex enfant prodige della new economy giapponese

di Alessandra Talarico |

Giappone


Takafumi Horie

È stata confermata dall’Alta Corte di Tokio, la condanna a 2 anni e mezzo di prigione nei confronti di Takafumi Horie, riconosciuto colpevole di aggiotaggio e false comunicazioni societarie.

 

L’ex enfant prodige della new economy giapponese, fondatore della net-company Livedoor, anche secondo la Corte d’appello, sarebbe stato il deus ex machina di diverse operazioni di Borsa illegali e di acquisizioni societarie fittizie: oltre ad aver manipolato i bilanci dell’anno finanziario chiuso a settembre 2004 per far comparire utili dove invece c’erano forti perdite, Horie avrebbe lanciato un’offerta pubblica di scambio di azioni su una società che in realtà era già stata acquistata segretamente, per fare lievitare i titoli della società.

 

Il presidente della Corte, riconoscendo il ruolo di primo piano svolto da Horie nelle attività illegali, ha praticamente confermato il giudizio della corte distrettuale di Tokio, che già a marzo 2007 aveva riconosciuto il giovane manager colpevole – in quanto patron di Livedoor – di tutte le infrazioni contestate tra cui la falsificazione del bilancio del gruppo nel 2004, quando il passivo di 300 milioni di yen si trasformò in un attivo da 5 miliardi di yen.

 

Lo scandalo finanziario che ha travolto Livedoor, oltre a provocare per la prima volta nella storia la chiusura anticipata delle contrattazioni sulla Borsa di Tokyo, ha messo in subbuglio il mondo finanziario e politico giapponese dal momento che Horie era considerato il pupillo del primo ministro Junichiro Koizumi e che, per mettere le mani sul colosso Nippon Broadcasting Company (NBC), la società ha sfruttato una scappatoia nelle regole di Borsa, costringendo le autorità a rivedere la legislazione.

 

A ciò è da aggiungere il suicidio di Hideaki Noguchi, 38 anni, vicepresidente della banca d’affari in rete “HS” che aveva partecipato attivamente alla scalata su NBC, casa madre di Fuji-Television, uno dei più importanti canali televisivi giapponesi, 10 volte più grande di Livedoor in termini di profitti.

 

Horie, che ha sempre continuato a professarsi innocente, già durante la prima udienza del processo si proclamava vittima di una vicenda assurda, “viziata in partenza da forte malignità”.

 

“Non accetto il verdetto della Corte, non sono colpevole di nessuna delle accuse che mi sono state mosse”, dichiarò Horie durante un’intervista televisiva subito dopo la sentenza di marzo.

 

Colpevole, ‘Horiemon‘, di sicuro lo è, quanto meno per aver osato sfidare l’establishment nipponico con pratiche fin da subito definite a titolo dispregiativo ‘troppo americane’.

 

Osannato dalla stampa liberale, Horie era definito dal quella più conservatrice “arrogante, avido e non-giapponese” – per le aggressive pratiche di business e gli attacchi “ai vecchi padroni” dell’economia nipponica.

 

Proprio questi attacchi sarebbero costati cari al giovane Horie: per gli osservatori, infatti, c’è nella vicenda “un forte elemento culturale difficilmente comprensibile a occidente”. Secondo Christopher Wells, partner della White & Case di Tokyo, “…i giudici hanno punito così severamente Horie proprio per i suoi ripetuti attacchi al sistema economico e giudiziario del paese”.

 

Il progetto di Horie, tuttavia, sembrava davvero dettato da un sogno ambizioso: accelerare l’avvicinamento tra la televisione e Internet e creare un nuovo modello economico basato sull’unione di media, web e finanza, mettendo il potere della Tv al servizio dell’espansione della Rete.

 

Nessuno, però, aveva previsto un simile epilogo: il giovane Horie, allergico alle convenzioni e alle cravatte, era considerato una sorta di eroe della new economy giapponese proprio per aver osato sfidare la classe dirigente non tanto sul piano economico, quanto su quello delle ‘tradizioni’.