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Relazione Agcom: mercato audiovisivo. Quadro generale e tendenze in atto  

Italia


A livello mondiale, nel corso dell’ultimo anno si è assistito ad un consolidamento delle tendenze già in atto da qualche tempo nel settore audiovisivo. Tali fattori possono riassumersi nella sempre più stretta integrazione tra televisione gratuita e televisione a pagamento, nella focalizzazione degli operatori sul core business e nella crescente globalizzazione di gran parte delle principali media company europee e statunitensi.

Riguardo al primo fenomeno, si ricorda che il settore audiovisivo, sia in Europa che negli Stati Uniti, è stato a lungo caratterizzato da una netta separazione dei broadcaster di televisione commerciale, finanziata unicamente da introiti pubblicitari, da quelli che offrono servizi televisivi a pagamento. Questo scenario è oramai mutato. E’, infatti, in corso un processo che vede le due categorie di broadcaster operare simultaneamente, con offerte diverse, su entrambe le tipologie di servizi televisivi.

 

Le ragioni vanno rintracciate:

i) nella ricerca da parte delle televisioni commerciali di nuovi e più dinamici segmenti di mercato, in un momento in cui la pubblicità televisiva sembra segnare il passo, mentre i servizi pay continuano a crescere a ritmi decisamente più intensi;

ii) nella risposta difensiva da parte degli operatori di contenuti a pagamento; iii) nella diversificazione delle attività di business;

iv) nonché nella proliferazione dei mezzi trasmissivi che rendono possibile e conveniente l’ingresso delle società di comunicazione in ambiti adiacenti.

 

In questo contesto, ai fini della fornitura di servizi televisivi, le reti trasmissive tendono gradualmente a perdere la natura di collo di bottiglia che avevano assunto nel periodo della televisione analogica. Di conseguenza, le media company si stanno indirizzando verso le attività core, ossia prevalentemente nella produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi. Come è stato messo in evidenza nel paragrafo precedente, la convergenza tra telecomunicazioni e televisione passa sempre più per la specializzazione dei ruoli degli operatori di rete, da un lato, e dei fornitori di contenuti, dall’altro lato. Oltre alle già citate operazioni che hanno coinvolto Mediaset (con l’acquisizione di Endemol assieme ad altri soggetti) e Télédiffusion de France (che ha acquisito la divisione media di Deutsche Telekom), nell’ultimo periodo vanno nella direzione della focalizzazione delle attività e del consolidamento del mercato:

i) l’annunciata creazione da parte di CBS Corp. e Warner Bros Studios, di una società compartecipata per la gestione di una nuova rete televisiva terrestre negli Stati Uniti (“The CW Television Network“) risultante dalla fusione di due reti televisive esistenti, UPN (CBS) e Warner Bros (Time Warner);

ii) le numerose fusioni nel settore delle piattaforme via cavo nell’America Latina, capitanate da Televisa e Globo;

iii) l’acquisizione del controllo di AB Group da parte di TF1 (in Francia e Belgio);

iv) l’acquisto di DreamWorks Studio da parte di Viacom, e di Pixar da parte di Walt Disney; v)

nonché, infine, la fusione in Francia dei due operatori televisivi a pagamento, Canal+/CanalSat e TPS.

 

Tali operazioni evidenziano anche il processo di integrazione geografica delle attività televisive in atto, che sta portando alla creazione di pochi grandi gruppi televisivi multinazionali.

Dal punto di vista dell’offerta, non vi sono novità di rilievo, se non nel crescente rapporto di integrazione con il mondo Internet (non solo IPTV, ma vera e propria web TV), e nel consolidamento di alcune innovazioni già emerse negli anni passati, quali la televisione ad alta definizione (HDTV) e la televisione in mobilità (mobile TV).

 

Il quadro generale

 

Nel 2007, il settore dei servizi televisivi ha raggiunto il valore di circa 268 miliardi di euro a livello mondiale, con una crescita del 3,8%, in leggera contrazione rispetto a quello degli scorsi anni (nel 2006 la crescita è stata pari al 5,9%).

La ripartizione delle risorse vede la pubblicità, con quasi il 50%, quale fonte di ricavo prevalente nel settore, anche se la differenza con gli introiti derivanti dalla vendita di contenuti televisivi (che registrano un incremento del 5,6% nell’ultimo anno) tende progressivamente a ridursi. Quanto al canone per il finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo, il suo peso si è ridotto ulteriormente nel corso degli ultimi anni, fino a scendere ormai al di sotto del 10%.

 

Per quanto riguarda la ripartizione del mercato per aree geografiche, i tre principali mercati a livello mondiale rimangono Stati Uniti, Europa e Giappone, che congiuntamente pesano per oltre i tre quarti delle risorse complessive.

Ovviamente, tale ripartizione cambia radicalmente se si analizza il mercato in termini di utenti, ossia di famiglie dotate di apparecchi televisivi (TVhouseholds). Da questo punto di vista, prevalgono gli elementi demografici, e quindi il continente asiatico assume una posizione di leadership: degli 1,1 miliardi di famiglie mondiali che, a fine 2007, sono dotate di televisione, il 53% proviene dai tre paesi asiatici più popolosi, Cina, Giappone ed India.

In particolare, la Cina da sola conta più di un terzo delle TV households nel mondo, a fronte ad esempio del 10% degli Stati Uniti.

Se si osserva il mercato dal punto di vista delle piattaforme trasmissive utilizzate dagli utenti, la situazione si presenta piuttosto articolata. La trasmissione televisiva analogica terrestre rimane ancora la più diffusa nel mondo, rappresentando quasi il 50% degli accessi. Nonostante la diffusione ancora ampia della televisione analogica, si assiste alla progressiva e strutturale riduzione della sua quota a vantaggio dei nuovi mezzi trasmissivi: satellite, cavo (coassiale e fibra ottica), televisione digitale terrestre.

 

Tra il 2001 e il 2007, la quota di mercato della televisione analogica ha subito una forte contrazione, passando dal 60% al 47%, con la perdita di 70 milioni di utenti, mentre il numero totale di telespettatori nel mondo è cresciuto di 132 milioni di unità.

Il cavo occupa il secondo posto tra le piattaforme più diffuse nel mondo: il 35% delle famiglie dotate di apparecchio accede ai servizi televisivi grazie a questo mezzo.

 

Tale percentuale è assai sorprendente, se si considera che la fruizione via cavo è quasi sempre a pagamento. Le aree di elezione del cavo risultano essere Cina, India e soprattutto Stati Uniti.

La piattaforma satellitare ha ormai superato il 17% delle TV households, mentre nel 2001 la penetrazione della piattaforma era pari al 10%. Questa crescita è legata al successo dei bouquet digitali a pagamento offerti in molti paesi dell’Europa Occidentale e del Nord America.

 

Viceversa, nonostante le attese legate all’IPTV, la televisione via Internet rappresenta ancora una frazione marginale degli accessi mondiali (l’1%), avendo riscosso successo soltanto in alcuni ambiti specifici nazionali (in particolare in Francia).

 

In ragione di questa evoluzione, cresce su scala mondiale la diffusione della televisione digitale, che nel 2007 rappresentava il 22,1% delle TV households nel mondo, pari a 252 milioni di unità9, diffondendosi principalmente nei paesi avanzati, Europa Occidentale, Stati Uniti e Giappone. In questi Paesi, dove una larga parte degli accessi è stata già convertita al digitale, lo spegnimento dell’analogico terrestre rappresentata oramai un obiettivo a breve termine (in Europa è fissato per il 2012).

 

 

 

Presentazione del Presidente dell’Autorità

   

Relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro

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