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Data protection: il Garante Ue contro la direttiva PSI , ‘Non tiene conto dell’equilibrio tra accesso ai dati e tutela della privacy’

Unione Europea


Il Garante Privacy Ue (GEPD) ha adottato un avviso sulla proposta della Commissione che mira a modificare le regole di accesso ai documenti detenuti dalle istituzioni europee, ponendo l’accento sulla necessità di una disposizione che regoli la relazione tra l’accesso pubblico ai documenti e la protezione dei dati personali.

 

Anche se il Garante si felicita “dell’intenzione della Commissione di chiarire la delicata interazione” tra accesso alle informazioni e tutela della privacy, la sensazione è che “la sostanza dell’emendamento proposto non fornisca la risposta adeguata”.

 

Spiega Peter Hustinx che sia l’accesso alle moltissime informazioni prodotte e raccolte dalle istituzioni Ue (dai dati meteorologici, finanziari e sul traffico alle carte geografiche digitali fino alle informazioni turistiche), che la protezione dei dati personali “sono diritti fondamentali che rappresentano elementi chiave del buon governo”.

 

Bisogna però analizzare attentamente, secondo Hustinx, “le interazioni e le possibili tensioni” tra questi due diritti.

“Non sono completamente soddisfatto della soluzione proposta dalla Commissione sul modo di concedere l’accesso del pubblico a documenti contenenti dati a carattere personale ed è per questo che propongo una disposizione diversa per stimolare le discussioni al Parlamento e al Consiglio”, ha aggiunto Hustinx.

Le informazioni in questione, secondo la Commissione, possono essere utilizzate per nuovi servizi nel settore dei contenuti digitali: una risorsa straordinaria a disposizione dell’industria per un mercato complessivo di 27 miliardi di euro.

Questi dati però sono spesso difficili da ottenere e da utilizzare e la direttiva sulle informazioni del settore pubblico (conosciuta anche come direttiva PSI) punta proprio a superare ostacoli quali l’ingiusto vantaggio competitivo di cui godono gli enti pubblici che commercializzano i dati che producono riguardanti imprese private, ad esempio imponendo procedure onerose di autorizzazione e tariffe elevate.

 

In base alla direttiva PSI, dunque, entro la fine di quest’anno gli enti pubblici non potranno più concludere accordi esclusivi con un’unica impresa per lo sfruttamento dei dati del settore pubblico e a quel punto verranno sbloccate importanti fonti di informazione. Gli Stati membri saranno inoltre obbligati a meglio informare il pubblico sulla disponibilità dei dati del settore pubblico e a precisarne meglio le condizioni di riutilizzo.

 

Per il GEPD, tuttavia, la direttiva Ue – che è stata posta a consultazione pubblica fino al 31 luglio – ha molte lacune, innanzitutto sul versante legislativo: “Con la cancellazione del riferimento al danno per ‘la vita privata e l’integrità’ dei singoli come soglia necessaria a giustificare il rifiuto di accesso ai documenti contenenti dati personali, la Commissione altererebbe fortemente l’equilibrio raggiunto dal legislatore, come interpretato dalla Corte di prima istanza (caso Bavarian Lager)”.

 

Il garante pone quindi l’accento sull’insufficiente equilibrio tra i diritti fondamentali in gioco: la proposta, spiega Hustinx, “implica che la decisione su una richiesta di accesso deve essere basata sul regolamento per il trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni Ue e non sul regolamento relativo all’accesso pubblico ai documenti”.

Questo approccio, dunque, “può essere considerato conforme al diritto alla protezione dei dati, ma non al diritto di accesso del pubblico e, come tale, non trovare un giusto equilibrio tra i due diritti considerati”

 

La direttiva, inoltre, facendo riferimento alla legislazione comunitaria in materia di protezione dei dati, “non fornisce una risposta chiara nel momento in cui bisogna prendere una decisione concernente l’accesso del pubblico ai documenti”, creando di fatto una situazione di stallo.

 

Il Garante suggerisce, infine, anche di chiarire le relazioni tra il regolamento sull’accesso al pubblico e quello sul trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni comunitarie “al fine di garantire, in particolare, che il diritto di accesso del pubblico ai documenti non pregiudichi il diritto di accesso ai dati personali”.

 

La direttiva sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico è stata adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel novembre 2003 ed è stata da poco recepita nell’ordinamento nazionale da tutti i 27 Stati membri compreso il Belgio che era stato condotto dinanzi alla Corte di giustizia europea.

 

Il documento sulla consultazione pubblica della Commissione finalizzata al riesame della direttiva sulle informazioni pubbliche è reperibile al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/information_society/policy/psi/index_en.htm

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