NGN: la Ue spinge per l’accesso universale, ma chi si accollerà i costi delle infrastrutture?

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


NGN

Garantire l’accesso universale a internet e la diffusione delle reti NGN sarà fra le priorità del semestre di presidenza francese della Ue, che prenderà il via dal 1° luglio.

Il mercato europeo delle telecomunicazioni vale attualmente 300 miliardi di euro. La banda larga è diffusa nel 36% delle famiglie e paesi come la Finlandia, la Danimarca e i Paesi Bassi sono leader mondiali per penetrazione della tecnologia.

Più della metà degli europei usa regolarmente internet e di questi, l’80% naviga in banda larga, mentre la diffusione di nuovi metodi di fruizione (come il Web 2.0) sta accelerando la domanda, oltre che la necessità di sviluppare nuovi servizi e applicazioni sia per il mercato business che per quello consumer.

 

Le reti in fibra ottica, tuttavia, contano nella Ue meno di un milione di utenti rispetto, ad esempio, agli 8 milioni di utenti in Giappone.

Secondo le stime della società di consulting McKinsey, per aggiornare le reti broadband e colmare il gap della Ue in fatto di tecnologie FTTH sono necessari investimenti per 300 miliardi di euro.

 

Il prossimo decennio sarà quindi cruciale per realizzare una vera Europa della conoscenza: una sfida a cui non si può rischiare di farsi trovare impreparati.

Ma chi dovrà accollarsi i costi di queste infrastrutture fondamentali?

 

Secondo uno studio condotto da WIK Consult, gli incumbent hanno un notevole vantaggio competitivo nel nascente mercato dei servizi broadband, per cui dovrebbero essere loro a investire nelle NGN, ma l’ETNO – l’associazione che riunisce gli ex monopolisti europei – giudica queste conclusioni “premature”, sottolineando che nel settore delle reti next generation, gli operatori alternativi sono avanti, con una quota di roll-out del 64% rispetto al 10% degli operatori storici (dati IDATE) e dispongono di una market share nella banda larga al dettaglio (retail) superiore al 50%.

 

Il dibattito sugli investimenti nelle reti NGN tiene banco anche in Italia, dove secondo l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, “…ci vuole un patto di sistema che assicuri il cash flow necessario per finanziare una rete tecnologicamente avanzata”.

Lo sviluppo di una rete di nuova generazione adeguata a soddisfare la crescente domanda di connettività ad alta velocità “deve essere una priorità di tutti”, non solo di Telecom, ha aggiunto Bernabè, sottolineando che c’è bisogno di “uno sforzo comune” che coinvolga tutti: l’operatore dominante in primis, ma anche il governo e i player alternativi.

 

Anche il Commissario Ue Viviane Reding, nel corso di un workshop ECTA, ha sottolineato l’importanza di ‘premiare’ gli operatori impegnati a investire nelle reti high-speed.

Per incoraggiare gli investimenti nelle reti di accesso NGN, secondo la Reding occorre creare “un ambiente regolamentare stabile e prevedibile” che incoraggi gli investimenti sul lungo periodo e il modo migliore per farlo è di stabilire “a priori un numero di principi che le Autorità nazionali dovranno prendere in considerazione al momento di regolamentare i prezzi relativi alle reti NGN”.

Tra queste misure potrebbe essere incluso “un premio di rischio di circa il 15%”, ha anticipato la Reding, che però non si è sbilanciata sui dettagli della proposta, mentre il Commissario alla concorrenza, Neelie Kroes ha aggiunto che fissare un singolo tasso di ritorno in tutta la Ue sarebbe “controproducente”.

 

Al workshop ECTA, Emmanuel Gabla, responsabile IT per il ministero dell’Economia francese, ha ribadito che le NGN saranno una priorità della presidenza francese della Ue, sottolineando che la Francia ha già varato un piano per portare la fibra ottica in tutte le nuove case a partire dal 2012.

 

Il modello di business più adeguato a garantire uno sviluppo coerente delle reti NGN deve ancora essere trovato, ma la Ue guarda alla Svezia come modello da replicare.

Con una densità demografica che in alcune aree è di 2 abitanti per chilometro quadrato, la Svezia è attualmente terza al mondo in termini di penetrazione della banda larga – dopo Giappone e Corea del sud – grazie al giusto mix adottato negli investimenti pubblico-privato.

 

Nel resto d’Europa è chiaro che ci sarà bisogno di maggiori investimenti pubblici per coprire le aree più remote, ma non è ancora certo chi nel settore privato dovrà accollarsi i costi di queste infrastrutture essenziali.

 

Prima dell’estate, la Commissione presenterà una bozza di raccomandazione sulle NGN, che dovrebbe diventare legge entro la fine di quest’anno.