Internet e la società rovesciata: quando sono i bambini a preoccuparsi per i genitori online

di Alessandra Talarico |

Svezia


Dipendenza da Internet

C’erano una volta i genitori, preoccupati che i loro bambini passassero troppo tempo davanti alla Tv e che questa abitudine potesse nuocere alla loro salute psicofisica.

C’erano una volta, appunto. Perché ai tempi di internet la situazione si è rovesciata, e ora sono i bambini a preoccuparsi del fatto che i loro genitori passino troppo tempo sul web e a contattare le associazioni per sapere come comportarsi di fronte alle ‘cattive’ abitudini online di mamma e papà.

Succede in Svezia, dove l’associazione Children’s Rights in Society (Barnens Rätt i Samhället – BRIS) ha trattato lo scorso anno oltre 1.800 legati alle nuove tecnologie IT e di questi, più di 100 riguardavano minori in qualche modo preoccupati per il comportamento dei genitori su internet.

La maggiore causa di preoccupazione per i bambini è rappresentata dalla frequentazione di siti pornografici da parte dei papà, seguita dalla ‘abitudine’ di flirtare con ragazze in chat.

Scoperte che avvengono più che altro per curiosità da parte dei figli, i quali restano però davvero disgustati e turbati da alcuni atteggiamenti, tanto da chiedere consiglio alle associazioni se sia il caso o meno di riferire il tutto all’altro genitore, col rischio magari di spezzare l’equilibrio familiare.

“Flirtava con una ragazza, e lui ha 53 anni!”, riferisce qualcuno a proposito delle conversazioni in chat del padre, “parlavano di sesso e dicevano che si sarebbero incontrati da qualche parte”.

Il rapporto BRIS sfata quindi il mito in base al quale sono soprattutto i figli a passare ore e ore su internet o a giocare a qualche videogioco: una ragazzina di 12 riferisce addirittura di non riuscire quasi più a parlare con la madre, la quale “passa la maggior parte del suo tempo seduta mezza nuda davanti al computer a postare sue foto su internet”.

“Quando non è davanti al computer mia madre sembra un’anima in pena, guarda fisso davanti a sé e non dice una parola”, riferisce qualcun altro.

Si tratterà magari anche di casi limite. Ma sono pur sempre ‘realtà’ per molti ragazzini, passati troppo velocemente dal ruolo di soggetti da tutelare a quello di ‘guardiani’ dei comportamenti dei genitori.