L’uomo è un animale ‘abitudinario’. Lo dice il telefonino

di Alessandra Talarico |

Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Nature, siamo metodici: ci muoviamo più o meno sempre sugli stessi percorsi - casa e lavoro - senza deviazioni improvvise.

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Volo di Lévy

Ci sono leggi universali che regolano gli spostamenti umani, come avviene per gli animali? Se gli albatros, gli squali, le scimmie si muovono percorrendo percorsi irregolari e caotici (detti voli di Lévy), si può dire lo stesso per l’uomo?

 

Secondo uno studio scientifico, condotto tracciando i movimenti di 100 mila persone attraverso la registrazione cronologica del segnale dei telefonini, anche noi adottiamo negli spostamenti un comportamento simile per certi versi a quello determinato dalle teorie del matematico francese Paul Lévy, dal quale però ci discostiamo manifestando quello che gli studiosi definiscono “un alto livello di regolarità spaziale e temporale”, causato da impegni lavorativi e personali che non ci consentono di ‘vagabondare’ come gli animali.

 

Per condurre la ricerca, gli studiosi si sono accordati con una compagnia telefonica, che ha fornito i dati (ovviamente ‘anonimizzati’) relativi a chiamate ed sms scambiati da 100 mila individui nell’arco di sei mesi.

 

Dallo studio è emerso che gli uomini sono, per forza di cose, ‘abitudinari’.

Le distanze coperte dai soggetti presi in esame variano in base alle esigenze individuali ma, dicono gli studiosi, seguono modelli simili: spostamenti regolari verso poche destinazioni – prevalentemente casa e lavoro – e occasionali viaggi più lunghi per vacanza. Sono pochi i ‘coraggiosi’ che percorrono lunghe distanze in breve tempo.

 

L’applicazione delle teorie di Lévy per la mappatura dei movimenti umani è controversa ed è stata attuata per la prima volta nel 2006, tracciando il movimento di circa mezzo milione di banconote da un dollaro.

Il nuovo studio, condotto da un team di ricercatori della Northeastern University di Boston, dimostra che anche per i movimenti dell’uomo possono essere definite delle regole “apparentemente universali”, che potrebbero servire per aiutare gli scienziati a predire (e, dunque, contenere) la diffusione di epidemie o anche solo a progettare rimedi migliori per il traffico cittadino e la pianificazione urbanistica.

 

“E’ strano scorgere una regolarità matematica in comportamenti così complessi”, ha spiegato Dirk Brockmann della Northwestern University in Illinois.

La sfida è ora quella di scoprire perché qualcosa di così complesso come gli spostamenti umani seguano modelli così costanti ma, ha aggiunto Brockmann, “nessuno studio può rispondere a questa domanda”.