NGN: ex monopolisti e new entrant divisi sull’approccio regolamentare del settore

di Alessandra Talarico |

Europa


NGN

Mentre la Commissione europea prepara le nuove linee guida per accelerare lo sviluppo di reti in fibra ottica ad alta velocità nella Ue, si accende il dibattito tra ex monopolisti e operatori alternativi: i primi chiedono un approccio basato, come per la telefonia mobile, sulla concorrenza tra reti, i secondi denunciano l’insostenibilità dei costi legati alla riproduzione delle infrastrutture.

 

Le linee guida della Commissione dovranno essere negoziate nei prossimi mesi per diventare regole comuni entro la fine dell’anno e dovrebbero fungere da stimolo allo sviluppo e all’adozione delle tecnologie in fibra ottica, segmento in cui l’Europa segna ancora il passo rispetto agli Stati Uniti e all’Asia.

Le reti NGN non rientrano nella revisione del pacchetto telecom presentato lo scorso novembre, anche se queste infrastrutture vengono considerate sempre più un elemento chiave per lo sviluppo del settore negli anni a venire.

 

Secondo le stime dell’ETNO, l’associazione industriale che riunisce gli ex monopolisti europei, per aggiornare le reti broadband e colmare il gap della Ue in fatto di tecnologie FTTH sono necessari investimenti per 300 miliardi di euro.

Gli operatori storici chiedono quindi un approccio che incoraggi gli investimenti, simile a quello adottato per la telefonia mobile. In base a questo modello, gli operatori tendono a sviluppare reti proprietarie piuttosto che condividere le infrastrutture, come avviene attualmente per le compagnie di rete fissa.

  

Secondo il direttore ETNO, Michael Bartholomew, le attuali regole sono state pensate per un settore totalmente diverso da quello che è ora. Il nuovo quadro dovrebbe quindi essere adattato alle attuali esigenze del mercato, al fine di incoraggiare gli investimenti ad alto rischio nelle nuove reti, e le reti NGN dovrebbero essere poste in cima alla lista delle priorità nella revisione del pacchetto tlc.

 

Per Jacques Champeaux di Orange, la filiale mobile di France Télécom, “…lo sviluppo della fibra ottica rappresenta un’opportunità unica per sviluppare una vera concorrenza in termini di infrastrutture”.

  

La realizzazione di reti ‘parallele’, sebbene molto costosa, potrebbe, secondo l’Etno, avvantaggiare i consumatori ed estendere la copertura di aree attualmente prive di infrastrutture per la connessione internet a banda larga.

 

Un’altra misura interessante potrebbe essere la segmentazione geografica sul modello di quanto già avviato in Gran Bretagna col beneplacito della Commissione.

Il regolatore nazionale britannico – Ofcom – ha identificato dei mercati di accesso a banda larga distinti in differenti zone geografiche e ha proposto di abolire la regolamentazione nelle aree fortemente concorrenziali. Secondo la Commissione, la proposta dell’Ofcom rappresenta un’evoluzione ragionevole verso una regolamentazione più mirata, concentrandosi sulle aree geografiche dove persistono problemi di concorrenza.

 

Per gli ex monopolisti, questo approccio dovrebbe essere esteso a tutti i mercati europei. Una misura criticata invece dagli operatori alternativi, che ne considerano ‘imprevedibili’ i risultati.

  

L’eurodeputata francese Catherine Trautmann ha più volte sottolineato la necessità di includere le reti NGN nella riforma delle telecom europee.

Secondo il rapporto presentato dalla Trautmann alla fine del mese di aprile, la realizzazione di reti parallele è la soluzione migliore da adottare, ma se non sarà applicabile bisognerà privilegiare un approccio aperto basato su investimenti comuni e, se necessario, sull’obbligo di accesso non discriminatorio.

 

Ma L’ECTA, che rappresenta gli operatori alternativi, si dice preoccupata per le contraddizioni contenute nel rapporto Trautmann, che definisce più ragionevole un approccio basato sulla duplicazione delle infrastrutture.

Secondo l’ECTA non è realista sostenere che i consumatori saranno disposti a pagare di più per avere più reti di diversi fornitori ed è poco probabile che la proposta guadagni il sostegno degli investitori.

 

Riguardo, infine, la segmentazione geografica, l’ECTA ritiene che finirà per aumentare la burocrazia e i prezzi finali ai consumatori.