‘Cultura della connettività’: per Nortel, ‘Ignorare il fenomeno significa perdere produttività e redditività. Le imprese siano pronte’

di Raffaella Natale |

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Connettività

Cultura della connettività“, che mette le aziende di tutto il mondo di fronte alla sfida del cambiamento nelle loro modalità d’azione, altrimenti si rischia d’essere sorpassate dalle opportunità dell’hyperconnectivity.

Si tratta del dato più significativo emerso dalla Ricerca globale condotta da IDC (Fonte: White Paper IDC, “The Hyperconnected – Here They Come!”, maggio 2008) e sponsorizzata da Nortel.

L’indagine rivela che si sta verificando non solo un’accelerazione del processo di adozione delle tecnologie in azienda – con un conseguente impatto sul business e investimenti IT – ma anche una richiesta sempre crescente di livelli di connettività ‘sempre e ovunque’ da parte della forza lavoro globale.

Moreno Ciboldi, amministratore delegato Nortel, ha dichiarato a key4biz che “I risultati della ricerca sono un messaggio forte per tutte le aziende, di ogni dimensione, anche le più piccole. La cultura della connettività è una realtà affermata e destinata a crescere rapidamente, non è più solo l’innovazione tecnologica a spingere in questa direzione ma sono le persone stesse che ne sono protagoniste”.

“Nortel – ha detto ancora – ha accesso nell’ultimo anno i riflettori sulla realtà dell’Hyperconnectivity e sta sviluppando le sue soluzioni di comunicazione in base a questi requisiti. Per le aziende, e penso in particolare alla moltitudine delle aziende italiane impegnate a competere in ogni settore, non ci sono due scelte alternative, cioè provare a controllare questa spinta magari frenando un pò sugli aspetti più problematici o subirla cercando di adattarsi in qualche modo. Ne hanno una sola, la terza, quella cioè di abbracciare questa sfida prendendo in mano la situazione e attrezzandosi con l’aiuto di partner tecnologici, come Nortel, che hanno capito a fondo l’enorme opportunità e propongono soluzioni di comunicazione unificate, basate sulla semplificazione e sulle tecnologie più efficaci da questo punto di vista”.

Lo studio IDC, condotto su 2.400 individui in 17 Paesi, ha evidenziato che il 16% degli utenti intervistati è già “iperconnesso” in quanto utilizza una grande varietà di dispositivi e fa un uso intensivo di applicazioni innovative nel campo delle comunicazioni.

L’utente iperconnesso utilizza un minimo di sette dispositivi per attività lavorative e personali, oltre ad almeno nove applicazioni quali Instant Messaging (IM), SMS, Web conferencing e social network.

Un altro dato significativo è il profilo degli individui definiti “sempre più iperconnessi”: questo gruppo di utenti pesa per il 36% e impiega un minimo di quattro dispositivi per le proprie attività lavorative e personali, avvalendosi di sei o più applicazioni. Con l’aumentare delle capacità di questa categoria e tenendo conto della conseguente variazione del profilo demografico del segmento in cui sono classificati, la ricerca prevede che gli utenti business iperconnessi raggiungeranno la quota del 40% nei prossimi cinque anni.

John Gantz, Chief Research Officer e Senior Vice President di IDC, ha evidenziato che “I risultati di questa indagine inviano un messaggio chiaro alle aziende, la forza lavoro iperconnessa è ormai una realtà ed è fondamentale che le imprese si facciano trovare pronte”.

“Secondo la ricerca – ha precisato Gantz – il 16% degli utenti è già iperconnesso, e stimiamo che questa percentuale raggiungerà il 40% in pochi anni. Questo significa che la forza lavoro presa in esame dalla ricerca non sta semplicemente migrando verso l’iperconnettività, bensì sta compiendo un vero e proprio balzo in questa direzione. Le aziende che sapranno comprenderne il forte valore aggiunto avranno l’opportunità di incrementare la produttività e di conseguenza la competitività sul mercato globale”.

Lo studio ha preso in esame individui di entrambi i sessi e di età differenti residenti in Nordamerica, Europa, Medio Oriente, Asia Pacifico e America Latina che lavorano presso aziende di diverse dimensioni in vari settori di mercato. Dalla ricerca è emerso che il desiderio di connettività a livello personale non ha confini nazionali e che il fenomeno dell’iperconnettività è già realtà. I Paesi che contano il maggior numero di utenti iperconnessi sono Cina e Stati Uniti, mentre la Russia è il Paese con il maggior tasso di incremento del fenomeno dell’iperconnettività.

Le domande poste durante il sondaggio riguardavano il numero di applicazioni e di dispositivi utilizzati dall’intervistato, il luogo in cui vengono prevalentemente usati e in quale momento della giornata. Lo studio ha inoltre preso in esame le abitudini degli utenti nei confronti delle attuali tecnologie per le comunicazioni e le relative valutazioni circa il livello di adozione a fini lavorativi o personali.

Dallo studio è emerso anche che il 16% degli utenti business è già iperconnesso. Gli individui iperconnessi presentano livelli maggiori di adozione e utilizzo di dispositivi e applicazioni nel campo delle comunicazioni rispetto agli altri gruppi, sono piuttosto soddisfatti dell’equilibrio fra lavoro e vita privata, anche se utilizzano quasi tutti i dispositivi e le applicazioni per gestire entrambe le sfere, lavorativa e personale. Sono disposti a comunicare con l’ufficio quando si trovano in vacanza, al ristorante, nel proprio letto e addirittura nei momenti di culto religioso.

Dai dati si evince anche che la maggiore percentuale di individui iperconnessi risiede nella regione Asia/Pacifico. I Paesi che registrano il maggior tasso di iperconnettività sono Stati Uniti e Cina, in ultima posizione Canada ed Emirati Arabi Uniti.

Se ci si sposta in America Latina, il 64% della forza lavoro in appartiene al gruppo degli iperconnessi o di quelli sempre più connessi, rispetto al 59% della regione Asia/Pacifico, al 50% dell’Europa e al 44% del Nordamerica.

Mentre oltre il 50% degli intervistati a livello EMEA – più del doppio del Nordamerica – afferma di utilizzare l’instant messaging e gli SMS per motivi di business.

Tenendo conto del ricambio generazionale in ambito lavorativo che lascia spazio ai giovani dipendenti – che rappresenta una significativa maggioranza di utenti sempre più connessi – nell’arco dei prossimi cinque anni la forza lavoro iperconnessa raggiungerà probabilmente il 40%.

Con il pensionamento della generazione dei baby boomer, le imprese si troveranno sempre più a dover competere per assicurarsi i migliori talenti. Gli utenti iperconnessi si aspettano ambienti di lavoro molto avanzati dal punto di vista delle comunicazioni e considerano le soluzioni di comunicazione più avanzate una condizione fondamentale per il proprio impiego. Non richiedono semplicemente la disponibilità di sistemi di comunicazioni ‘sempre e ovunque’, bensì senza confini fisici o temporali”.

Alla domanda di quale oggetto si porterebbero dietro se dovessero restare lontani da casa 24 ore, più del 38% degli intervistati ha risposto il telefono cellulare, ancora prima di portafoglio, chiavi, laptop e lettore MP3. Meno del 30% ha messo il portafoglio al primo posto. In America Latina più del 50% ha scelto il telefono cellulare prima di qualsiasi altro oggetto. Gli iperconnessi hanno dato preferenza ai loro laptop.

Oltre un terzo degli intervistati utilizza i social network e le comunità online come blog, wiki, e forum online per le proprie comunicazioni aziendali – in testa i dipendenti di America Centrale e America Latina. In termini numerici i post personali su social network e community sono tre volte tanto i posting business.

Circa un intervistato su 5 afferma di avere difficoltà nel gestire più fonti di comunicazioni. Gli utenti dei settori finance e high-tech sono quelli maggiormente insoddisfatti rispetto alla modalità con cui le proprie aziende gestiscono molteplici fonti di comunicazione. Più del 25% ha affermato che i sistemi aziendali sono lenti e inaffidabili.

L’iperconnettività varia da settore a settore, dal 9% degli intervistati nel settore medicina e sanità fino al 25% di quelli operanti nel segmento high-tech e al 21% del segmento finanziario. Il 70% degli intervistati si collega a Internet da casa con uno o più dispositivi. Nella regione Asia/Pacifico e nella fascia di età compresa fra i 18 e i 34 anni la percentuale balza all’80%.

John Roese, Chief Technology Officer di Nortel, ha dichiarato: “Da più di un anno Nortel è impegnata a sottolineare le importanti implicazioni dell’Hyperconnectivity per le aziende e loro strategie IT. Per alcune aziende, i risultati di questo studio serviranno a sottolineare che, ignorare il dilagare del fenomeno della ‘cultura della connettività’, si traduce nella perdita di produttività e redditività in termini di business”.

Per altre, invece, i dati del sondaggio rappresentano la conferma di come l’Hyperconnectivity possa comportare ottime opportunità qualora si scelga di seguire questo trend: apportando modifiche strategiche a livello di processi tecnologici e di business, queste aziende possono posizionarsi e competere sul mercato come imprese fortemente innovative”.

Steve Bandrowzak, Chief Information Officer di Nortel, ha spiegato che “Nel mio ruolo di CIO vedo chiaramente e quotidianamente le esigenze e le aspettative proprie di questa cultura della connettività”.

“Lo studio di IDC mette in luce le sfide e le opportunità legate all’Hyperconnectivity che finora CIO e professionisti IT non si erano mai trovati ad affrontare. È giunta l’ora per il management corporate e IT di riesaminare gli investimenti tecnologici e le strategie di business facendo leva da un lato su nuovi strumenti quali ad esempio le comunicazioni unificate, e dall’altro sull’impegno teso a modificare le policy del personale, le direttive di sicurezza e i processi di business”.

Questa evoluzione verso livelli di connettività sempre maggiori avrà un impatto sostanziale sulle imprese creando nuove sfide nella gestione di questi strumenti di connettività, erogando allo stesso tempo le informazioni in maniera sicura e affidabile e garantendo che tale connettività sia produttiva.

The Hyperconnected – Here They Come!” – White Paper

di IDC, sponsorizzato da Nortel

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