La Tv è ancora il mass medium per eccellenza, ma crescono le abitudini multimediali. Studio Istat

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Tv e famiglie

Un’approfondita analisi su “L’uso dei media e del cellulare in Italia” è quella che ci fornisce l’Istat, con dati riferiti al periodo 2000-2006 su un campione di circa 20 mila famiglie.  

La ricerca, a cura di Adolfo Morrone, evidenzia che nel 2006 il media più utilizzato dalle persone di 11 anni e più è la televisione guardata dal 93,2 per cento.

Segue nella piramide dell’utilizzo il cellulare (79,9 per cento) e, al terzo posto, la radio (71,2 per cento). I quotidiani sono i media a stampa più fruiti (61,4 per cento) a cui fanno seguito le videocassette e i dvd (56,3 per cento), i settimanali (51,7 per cento) e i libri (43,6 per cento). Ancora poco diffuso – rispetto ad altri media – l’uso di Internet (35,6 per cento). Le riviste non settimanali (28,3 per cento) si collocano all’ultimo posto.

 

Rispetto al 2000 è aumentato l’utilizzo del cellulare (dal 57,9 per cento al 79,9 per cento), di Internet (dal 18,5 per cento al 35,6 per cento) e, più moderatamente, dei quotidiani (dal 58,1 per cento al 61,4 per cento) mentre è diminuita la lettura di settimanali (dal 55,5 per cento al 51,7 per cento), di riviste non settimanali (dal 30,4 per cento al 28,3 per cento) e l’ascolto della radio (dal 74,5 per cento al 71,2 per cento).

 

Sono diminuite le differenze di genere nell’uso del cellulare e dei quotidiani. L’uso del cellulare è passato per le donne dal 51,3 per cento del 2000 al 76,0 per cento del 2006 mentre per gli uomini dal 64,9 per cento all’84,1 per cento. Gli incrementi maggiori nella lettura dei quotidiani sono stati registrati dalle donne, che sono passate dal 48,2 per cento del 2000 al 52,9 per cento del 2006 rispetto agli uomini, che sono passati dal 68,7 per cento al 70,5 per cento.

 

Emergono delle differenze nella graduatoria dei media utilizzati da uomini e donne: in entrambi i casi ai primi tre posti troviamo tv, cellulare e radio ma tra gli uomini è più diffusa la lettura del quotidiano e l’uso di Internet mentre tra le donne è maggiore il ricorso al settimanale e alla lettura di libri.

Notevoli trasformazioni sono intervenute in sei anni se si considera l’utilizzo per età. L’uso del cellulare è talmente aumentato tra i giovani e gli adulti che ha ormai raggiunto la soglia di saturazione come per la televisione.

 

È la dieta mediatica dei giovani, comunque, ad aver subito le maggiori trasformazioni. Se si considera la piramide dell’uso dei media per le persone dagli 11 ai 24 anni si nota che il cellulare è aumentato dal 70,5 per cento del 2000 al 90,4 per cento del 2006 e occupa ora il secondo posto in graduatoria immediatamente dopo la televisione. L ‘uso della radio, invece, è diminuito dall’85,0 per cento all’80,5 per cento e quindi questo media che nel 2000 era quello più usato dopo la televisione è passato nel 2006 al quarto posto.

 

Infine, l’uso di Internet in questa classe d’età è quasi raddoppiato in sei anni (dal 33,5 per cento al 63,9 per cento del 2006) passando al quinto posto in graduatoria rispetto al nono posto occupato nel 2000. Internet è usato dai giovani molto più di qualunque media a stampa compresi i libri.

 

L’analisi del numero di media utilizzati consente di mettere in evidenza diversi stili di comportamento che vanno dalla monomedialità di chi vede solo la televisione alla multimedialità di chi usa tutti i media presi in considerazione. Il 7,9 per cento delle persone di 11 anni e più utilizza al massimo un media, il 16,9 per cento ne utilizza due o tre, il 26,7 per cento quattro o cinque, il 29,7 per cento sei o sette e il 19,1 per cento otto o nove.

 

Tra i monomediali è la televisione ad avere un ruolo fondamentale in quanto, tra coloro che guardano solo un media, il 93,0 per cento guarda appunto la televisione.

Rispetto al 2000 è diminuita dal 9,4 per cento al 7,9 per cento la quota di chi utilizza al massimo un media ed è aumentata dal 5 per cento al 7,2 per cento la quota di chi li utilizza tutti e nove. È aumentata, dunque, in sei anni la multimedialità, ossia la tendenza ad utilizzare contemporaneamente tutte le fonti di informazione e di svago disponibili. Tale aumento è stato leggermene più forte tra le donne (dal 4,2 per cento del 2000 al 6,7 per cento del 2006) rispetto agli uomini (dal 5,8 per cento al 7,7 per cento), con una conseguente riduzione delle differenze. Invariate, invece, le differenze sociali, dovute al titolo di studio e generazionali.

 

La televisione continua ad essere il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza. I livelli di fruizione sono praticamente identici tra uomini (92,7 per cento) e donne (93,6 per cento) ma si differenziano invece in base all’età. È, infatti, soprattutto tra i bambini fra i 6 e i 17 anni e gli anziani tra i 60 e i 74 anni che l’abitudine a guardare la televisione è più diffusa, con quote che superano in entrambi i casi il 95,0 per cento. Leggermente meno diffusa ma sempre superiore al 90,0 per cento l’abitudine a guardare la televisione tra le persone dai 18 ai 59 anni.

L’abitudine a guardare la televisione è diffusa in modo uniforme sul territorio nazionale senza rilevanti differenze di genere. L’unica differenza è che al Sud è più elevata la quota di persone che guardano la televisione tutti i giorni (circa 83 per cento) rispetto alle regioni del Nord (circa 80 per cento).

 

Solo il 2 per cento delle persone che guardano la tv la guardano per meno di un’ora al giorno. L’11,8 per cento dedica alla televisione tra una e due ore, il 26,1 per cento tra le 2 e le 3 ore al giorno e il 19,3 per cento tra le tre e le quattro ore al giorno. Infine, il 10,4 per cento guarda la tv tra le 4 e le 5 ore e il 12,1 per cento dichiara di vedere la televisione cinque ore e più al giorno. Quantificare il tempo trascorso davanti alla tv è comunque abbastanza difficile e, infatti, il 17,5 per cento degli intervistati dichiara di non saperlo fare.

 

Le donne sono più propense degli uomini a prolungare il tempo trascorso davanti alla televisione (sono il 14,9 per cento le donne che passano più di 5 ore davanti alla tv rispetto al 9,2 per cento degli uomini) mentre al contrario gli uomini sono caratterizzati da valori leggermente superiori per tempi di esposizione più bassi (28,2 per cento tra due e tre ore rispetto al 24,1 per cento delle donne).

Forti le differenze dovute all’età nel tempo dedicato alla tv. Considerando chi dedica al massimo due ore alla tv i bambini dai 3 ai 5 anni sono quelli con la quota più elevata. Tale quota diminuisce all’aumentare dell’età.

 

Considerando all’estremo opposto chi dedica alla televisione quattro ore o più si evidenzia che sono proprio gli anziani dai 60 anni in poi a trascorrere più tempo davanti alla tv. La quota di persone che dedica quattro ore o più alla tv è del 29,8 per cento per le persone dai 60 ai 64 anni e arriva al 38,4 per cento tra gli ultrasettantacinquenni.

Le categorie con la quota più alta di persone che guardano la televisione per cinque ore o più sono le casalinghe (21,5 per cento) e i ritirati dal lavoro (21,5 per cento). In ogni caso, sono le donne ad avere i livelli di sovraesposizione più elevati, anche se le differenze di genere sono molto meno marcate se si considerano gli occupati: le donne occupate che guardano la tv per cinque ore e più sono il 6,5 per cento rispetto al 5 per cento degli uomini, mentre tra i ritirati la percentuale di donne che si espongono per cinque ore e più è del 25,0 per cento contro il 18,6 per cento dei maschi.

 

La maggior parte delle persone di 3 anni e più segue la televisione per vedere telegiornali (75,5 per cento) e film (70,4 per cento). Circa un terzo della popolazione segue invece i telefilm (35,6 per cento), i giochi a quiz (33,0 per cento), i documentari (32,1 per cento), le previsioni del tempo (31,2 per cento) ed i programmi sportivi (28,7 per cento).

Le persone guardano la televisione principalmente con i familiari all’ora di cena (56,1 per cento), dopo cena (50,6 per cento) e, con un valore molto più basso, all’ora di pranzo (34,3 per cento).

Sono quasi 3 milioni, pari al 5,2 per cento, le persone di 3 anni e più che hanno dichiarato di non vedere la televisione.

 

Principalmente le persone non vedono la televisione perché si annoiano o perché non sono interessate (37,4 per cento). Il 32,1 per cento non ha tempo, il 21,6 per cento preferisce altre forme di intrattenimento, mentre il 17,6 per cento preferisce altre forme d’informazione. Il 13,4 per cento dichiara di non vedere la televisione perché c’è troppa pubblicità, l’11,1 per cento per altri motivi e il 10,2 per cento per motivi di salute. Abbastanza elevata la quota di coloro che considerano i programmi televisivi diseducativi (9,9 per cento).

 

Sono 39 milioni le persone che nel 2006 hanno ascoltato la radio almeno una volta nell’anno, pari al 68,8 per cento delle persone di 3 anni e più. Gli uomini (69,8 per cento) seguono la radio più delle donne (67,8 per cento). Fino ai 44 anni, però, sono le donne ad avere una maggiore propensione all’ascolto della radio: tra le persone dagli 11 ai 14 anni, ad esempio, gli ascoltatori maschi sono il 60,9 per cento rispetto al 76,7 per cento delle femmine, mentre dopo i 44 anni questo rapporto si inverte.

 

Vi sono delle forti differenze tra le generazioni. La radio è un media molto utilizzato tra i giovani e gli adulti dai 15 ai 44 anni (più dell’80,0 per cento), mentre i livelli di fruizione sono decisamente più bassi sia nelle età successive, arrivando quasi a dimezzarsi tra gli ultrasettantacinquenni (39,2 per cento), sia tra i bambini.

 

Le persone ascoltano la radio soprattutto in macchina durante gli spostamenti (56,1 per cento). Importante è anche l’ascolto durante le faccende domestiche (31,6 per cento), nei momenti di tempo libero (28,4 per cento) e mentre ci si lava o prende cura della propria persona (23,1 per cento). Più ridotta la quota di chi ascolta la radio mentre studia o lavora (16,1 per cento) oppure durante gli spostamenti con il lettore Mp3 o il cellulare (6,9 per cento). Oltre 16 milioni di persone, pari al 28,2 per cento delle persone di 3 anni e più hanno dichiarato di non ascoltare la radio.

 

Principalmente le persone non ascoltano la radio perché si annoiano o perché non sono interessati (47,2 per cento). Il 25,1 per cento preferisce, invece, altre forme di intrattenimento e il 15,8 per cento preferisce altre fonti di informazione e di comunicazione. Il 15,1 per cento dichiara di non ascoltare la radio perché non ha tempo, il 4,7 per cento per motivi di salute e il 3,4 per cento perché c’é troppa pubblicità. Abbastanza elevata la quota di chi indica altri motivi (6,6 per cento). (r.n.)

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