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Europa 7: in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci, Articolo21 chiede rispetto delle norme Ue e interventi su Legge Gasparri

Italia


“…Ci fa piacere constatare che anche il Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ritenga che le sentenze della Corte europea di Giustizia, con particolare riferimento al caso Europa 7, si debbano applicare e non interpretare o tanto meno taroccare”.

E’ il parere di Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo21, dopo la dichiarazione della Kroes circa il pieno recepimento della sentenza della Corte europea di Giustizia, “…favorevole al reintegro delle radiofrequenze per Europa 7, utilizzate finora da Rete4”.

 

Giulietti ha detto ancora: “…Non abbiamo dubbi che ciò accadrà anche con l’avvicendarsi del nuovo governo. Gli italiani hanno dato la maggioranza a Berlusconi, ma questo non centra nulla con l’applicazione delle norme e delle sentenze che vengono decise in ambito comunitario. In ogni caso, l’associazione Articolo21 terrà sempre accesi i riflettori su questa vicenda, che sarà affrontata dal Consiglio di Stato il prossimo 6 maggio, oltre che su quella relativa alla procedura d’infrazione sulla legge Gasparri, che se non sanate potrebbero costare a tutti i contribuenti italiani quasi 5 miliardi di euro”.

 

Il commissario Ue alla Concorrenza, nella sua risposta scritta a un’interrogazione degli europarlamentari del Prc Giusto Catania, Roberto Musacchio e Vittorio Agnolotto, ha dichiarato il Consiglio di Stato deve riconoscere il danno subito dall’emittente Europa 7 per la mancata assegnazione delle frequenze analogiche che le spettavano con il conseguente risarcimento.

In ballo c’è un rimborso da parte dello Stato di 800 mila euro più gli interessi, se a Europa 7 venissero attribuite le frequenze Tv, e di oltre 3 miliardi di euro, se invece la magistratura amministrativa riconoscesse solo l’indennizzo del danno subito.

 

“…Il Consiglio di Stato – si legge nella risposta di Kroes – dovrà applicare l’interpretazione del diritto comunitario fornita dalla Corte di giustizia sui fatti (…) che riguardano una richiesta di risarcimento del danno che la Centro Europa 7 sostiene di aver sofferto per il fatto che non le sono state assegnate (…) le radiofrequenze terrestri in tecnica analogica necessarie per svolgere l’attività di diffusione di programmi radiotelevisivi”.

La Commissione, ha avvertito la Kroes, “controllerà che la decisione della Corte di giustizia sia pienamente applicata dall’Italia”.

 

Il commissario ha anche ricordato l’altro aspetto della legislazione italiana sul settore Tv – quello del passaggio dall’analogico al digitale ‘riservato’ ai soli operatori già esistenti – che viola la normativa Ue. Ha sottolineato che nel luglio scorso la Commissione ha già formulato un parere motivato contro l’Italia su questo punto, preludio del deferimento in Corte di Giustizia.

Nel ’99 Europa 7 si è aggiudicata una delle concessioni televisive assegnate con gara dallo Stato, ma non ha mai iniziato a trasmettere per carenza di frequenze a disposizione.

La gara è avvenuta dopo che la legge Maccanico ha fissato il tetto del 20% per il possesso delle reti nazionali, coinvolgendo così sia Mediaset che la Rai, proprietarie ciascuna di una rete di troppo. Nel novembre del 2002 la Corte Costituzionale ha stabilito che Rete4 doveva dismettere definitivamente le trasmissioni terrestri entro il 31 dicembre 2003.

Ma il Tar ha respinto il ricorso del presidente dell’emittente Antonio Di Stefano , che ha chiesto l’accertamento del suo diritto a ottenere l’assegnazione delle frequenze e un risarcimento danni.

 

Europa 7 si è quindi rivolta al Consiglio di Stato, dinanzi al quale la causa pende attualmente, che ha chiesto parere alla Corte europea sull’interpretazione delle disposizioni di diritto comunitario relative ai criteri di assegnazione di radiofrequenze.

 

Il giudice del rinvio, ha spiegato la Corte europea, sottolinea che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni, nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni.

La Corte di Giustizia Ue ha chiarito che “…Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l’effetto di non liberare le frequenze destinate a essere assegnate ai titolari di concessioni analogiche e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale”.

“…L’applicazione in successione dei regimi transitori (…) ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze (…) Tali regimi hanno avuto l’effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali già attivi su detto mercato”.

 

 

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