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Privacy: al via la conferenza dei Garanti Ue. Sicurezza, nuove tecnologie e globalizzazione al centro del dibattito 

Europa


Si è aperta oggi a Roma la conferenza annuale delle Autorità Garanti per la protezione dei dati personali, che si focalizzerà quest’anno sulla sicurezza, le nuove tecnologie, la globalizzazione dell’economia.

 

La conferenza è stata organizzata dall’Authority italiana e si articolerà in sei sessioni con la partecipazione video di rappresentanti delle istituzioni, del diritto e della ricerca, tra i quali  Jonathan Faull, a capo della Direzione generale Libertà Giustizia Sicurezza della Commissione europea; Guido Rossi, professore emerito presso l’Università Bocconi e Vinton Cerf, Chief Internet Evangelist di Google e tra i fondatori di Internet.

 

Obiettivo della conferenza è quello di “…mettere a fuoco i tre grandi campi che caratterizzano il mondo globalizzato”, ha spiegato il Presidente dell’Autorità Francesco Pizzetti.

La protezione dei dati, ha dichiarato ancora, “non è più un lusso o una raffinatezza, non è più un diritto di quarta generazione, ma è il cuore della società contemporanea”.

 

Sicurezza, dunque, come priorità per salvaguardare sia gli utenti che lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie in un mondo che è sempre più globalizzato e in costante mutamento.

 

“La globalizzazione – ha aggiunto Pizzetti – è il vero fenomeno del mondo in cui viviamo e determina grandi possibilità mai viste prima di circolazione di persone, merci e di allargamento dei mercati finanziari”.

La globalizzazione porta però con sé oltre a nuove potenzialità anche nuove minacce.

“Di fronte alla crescita del bisogno di sicurezza fisica – ha aggiunto Pizzetti – si tende ad usare i dati personali per aumentare i controlli. Il problema diventa dunque come garantire la sicurezza dei cittadini ma insieme il loro diritto alla privacy”.

 

Un passo importante in questo senso è rappresentato dal Trattato di Lisbona, che dovrebbe entrare in vigore in tutti gli Stati membri il 1° gennaio 2009, alcuni mesi prima delle elezioni del Parlamento europeo.

 

Il trattato è stato firmato 13 dicembre 2007 dai leader dell’Unione europea e andrà a modificare il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, attualmente in vigore, senza tuttavia sostituirli, dotando la Ue del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini.

 

Secondo Jonathan Faull, la ratifica e l’adozione a livello nazionale del trattato di Lisbona, potrebbe comportare un ripensamento dell’attuale impianto normativo in materia di protezione dei dati, per garantire una maggiore coerenza soprattutto rispetto alle attività di cooperazione giudiziaria e di polizia

 

Altra questione è quella che investe l’economia nel mondo globalizzato: se infatti da una parte la mancanza di trasparenza rischia di favorire i truffatori e coloro i quali sfruttano la globalizzazione per danneggiare gli investitori e gli operatori economici, dall’altra – ha spiegato ancora Pizzetti – “…l’esigenza di aumentare i controlli sui mercati non può spingersi fino a spiare le persone”.

Anche in questo settore, dunque, è impellente la necessità di “…trovare il giusto equilibrio tra trasparenza e difesa dell’autonomia degli individui” non solo a livello nazionale, ma globale.

 

Attenzione particolare è stata infine riservata alle nuove tecnologie di comunicazione, sempre più utilizzate per snellire i tempi e le spese della pubblica amministrazione ed avvicinare i cittadini alle istituzioni.

Anche in questo campo tuttavia le problematiche sono numerose e complesse e gli stessi provider non sanno come arginare i pericoli della rete e chiedono aiuto alle Autorità.

 

“La protezione dei dati è al cuore della possibilità di usare le nuove risorse per aumentare il nostro livello di libertà, sicurezza e civiltà”, ha concluso Pizzetti, sottolineando ancora una volta la necessità di regole chiare e precise “a livello planetario”, con i paesi più avanzati a fare da apripista.

 

La necessità di una possibile “legge della rete”, che indichi alcuni principi comuni utili per garantire a livello globale un uso corretto del web è stata menzionata anche da Vinton Cerf, uno dei padri fondatori di internet e chief internet evangelist di Google.

Un tema molto delicato e dibattuto, che dovrà essere ulteriormente approfondito ed affrontato con un approccio basato su tre pilastri: “repressione dei comportamenti penalmente rilevanti, prevenzione e sensibilizzazione”.

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