Crisi del mercato editoriale: per gli esperti necessaria una virata verso internet

di Raffaella Natale |

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La crisi che sta attraversando la stampa quotidiana riguarda tutti i Paesi industrializzati ma la Francia, a differenza degli altri, ha tardato a prendere i giusti provvedimenti.

Stando al parere di alcuni economisti, la soluzione è quella di investire fortemente nel web.

Dopo i tagli al personale di Libération nel 2007 e le Figaro a febbraio, adesso anche Le Monde ha annunciato che prossimamente licenzierà almeno 129 dipendenti.

Nonostante il benefico effetto delle elezioni presidenziali e legislative, le vendite dei quotidiani hanno registrato lo scorso un forte calo, con una riduzione dello 0,72% della distribuzione, quasi -1,49% nel 2006.

Questo declino è un fenomeno comune alle economie industrializzate, dove i picchi di diffusione sono stati raggiunti tra il 1985 e il 1995. La causa principale è legata all’arrivo di internet.

La rete ha dato accesso ai lettori a un’informazione gratuita in tempo reale, pesando sulle vendite dei quotidiani. Ma ha anche prosciugato le risorse pubblicitarie, in particolare con la drastica diminuzione delle piccole inserzioni.

Gli economisti pensano che insieme a questa situazione mondiale, vadano considerate anche delle specificità che hanno reso più ampia la crisi francese.

Per Patrick Le Floch, docente universitario ed esperto del settore, “…si è partiti con un tasso di penetrazione della stampa quotidiana molto più debole che all’estero“. A un giornale con una redditività già bassa, basta poi poco perché i conti vadano in rosso.

Ci sono anche altri fattori da considerare per la Francia: pochi punti vendita e il rincaro dei costi di stampa.

Due ragioni citate dal gigante tedesco Axel Springer per spiegare la rinuncia al lancio di una versione francese del quotidiano Bild.

In finale, “si è aspettato troppo per intervenire alla radice del problema e manca la reattività“, ha sottolineato l’economista Jean-Clément Texier, secondo il quale “oggi si affrontano questioni che gli altri Paesi hanno analizzato alla fine del secolo scorso”.

“Bisogna occuparsi dei lettori, fare business e marketing, per non dimenticare che la stampa è prima di tutto un’industria“, ha commentato lo storico Patrick Eveno, nella sua opera “La Presse quotidienne nationale: fin de partie ou renouveau“.

Aggiungendo che “…tutti i canali di produzione e distribuzione devono essere riformati (…) I giornalisti dovranno accettare di lavorare per diversi supporti”, visto che l’avvenire è quello delle piattaforme editoriali multichannel che integrano internet e la telefonia mobile.

“Alcuni esperti anglosassoni – ha detto Texier – sostengono anche che il quotidiano di domani sarà forse un prodotto ad alto valore aggiunto su carta, ma che uscirà due o tre volte a settimana”.

Riduzioni dei costi sono ormai indispensabili per sistemare i conti, ma soprattutto per liberare denaro da reinvestire in internet.

Texier ha avvertito: “Siamo a uno stadio intermedio dove la concentrazioni, capitalistiche e di produzione, riguardano soprattutto il futuro. E’ probabile che in cinque anni, avremo tre grandi player operativi sulla stampa quotidiana regionale e forse due o tre testate specializzate nei quotidiani nazionali”.

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