Campagna elettorale agli sgoccioli, i candidati premier parlano di riforma radioTv e futuro Rai. Idee allo sbaraglio?  

di Raffaella Natale |

Italia


Rai

“…Telecom ha utili superiori al fatturato di Rai e Mediaset e se decidesse di investire nella televisione, sarebbe la terza grande protagonista italiana”.

E’ quanto sostiene Silvio Berlusconi, candidato premier del Pdl, che in questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli torna a parlare di mercato radiotelevisivo e delle possibili manovre dell’operatore tlc.

E poi, riguardo alle ventilate ipotesi di fusione tra Telecom Italia e l’azienda di Cologno Monzese, ha ribattuto che una simile ipotesi è “pura fantasia“.

 

Passaggio poi sulla Tv pubblica, “La Rai è il braccio della politica italiana. E’ piena di persone che in grande parte sono state collocate dalla politica italiana. Un’eventuale privatizzazione non avrebbe i voti del Parlamento italiano”.

“…Un tempo si diceva che in Rai c’era un democristiano, uno del Psi, uno del Pc, un altro di altri partiti e uno bravo. Penso che allora si dicesse la verità”.

Berlusconi ha escluso che l’azienda possa essere privatizzata, perché tale misura “non avrebbe i voti del Parlamento italiano”.

 

Dall’Udc, anche Pier Ferdinando Casini è intervenuto sull’argomento, dichiarando: “Io privatizzerei una rete Rai. Questo cambierebbe tutto e romperebbe il duopolio. La privatizzazione di una rete Rai, però, non la vogliono Berlusconi, Mediaset, la sinistra ed il sindacato”.

 

Anche il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha detto la sua: “Necessario porre fine al duopolio Rai-Mediaset in attuazione delle direttive europee e delle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia europea”.

Altro elemento essenziale, “…rivedere anche i criteri di assegnazione e controllare l’utilizzo dei finanziamenti pubblici all’editoria”.

Il Ministro delle Infrastrutture tiene anche a sottolineare l’importanza di spezzare il forte legame tra Tv e governo: “…la politica deve uscire fuori dalla gestione della Rai”.

 

Di Pietro aveva già avuto occasione di dire che “…Fa bene Berlusconi a preoccuparsi, perché Idv su queste cose in Parlamento gli terrà il fiato sul collo, ma non perché ce l’ha con lui – ha spiegato – ma perché lo impone la Corte di Giustizia europea. La stessa cosa vale per una rete in meno a Mediaset: non lo dice il forcaiolo Di Pietro, lo vuole l’Europa”. 

Aggiungendo: “…Mediaset ha sempre giocato con le istituzioni, facendosi fare leggi ad hoc“, per mantenere la propria posizione e lo ha fatto “sin dai tempi di Craxi che tornò da Londra per fare un decreto”.

 

Ma con l’Idv al governo, assicura il ministro, il problema “…non sarà aggirato ma affrontato“, perché la questione del conflitto di interessi, insieme ad altre, “inceppano lo stato di diritto”.

 

Già nelle scorse settimane Di Pietro ha affrontato l’argomento, ma senza trovare l’appoggio del Pd che proprio sulla proposta di lasciare a Mediaset una sola rete ha sollevato diverse polemiche.

 

Anna Finocchiaro lo ha richiamato al rispetto del programma: “…La firma del programma del Pd da parte di Di Pietro – ha detto – deve avere come conseguenza che le proposte del Pd, come i due disegni di legge Gentiloni, devono essere considerate come proposte comuni. Tra l’altro, Di Petro, dopo aver fatto quelle dichiarazioni, si è corretto. Si è trattato di un momento di intemperanza”.

 

Massimo D’Alema ha sottolineato che “…Nel programma del Pd non si prevede l’esproprio di due reti di Berlusconi”. Il vice premier ha assicurato che si tratta di “…una riforma più equilibrata” del sistema televisivo. Riguardo alle prese di posizione di Di Pietro, D’Alema ha precisato che il leader di Idv “…ha sottoscritto il programma del Pd”.

“…La logica delle coalizioni rissose – ha detto ancora – è alle nostre spalle. Non si prevedono, quindi, diversità di posizioni tra gli esponenti politici della maggioranza come è avvenuto nella legislatura appena conclusasi”.

 

“…Andare oltre il duopolio, superare la concentrazione per le risorse economiche nel settore televisivo e riportare il mercato delle frequenze nella normativa europea”. E per quanto riguarda la Rai “…trasformarla in una fondazione e affidare la governance, semplificata a un amministratore unico”.

Paolo Gentiloni, Ministro uscente delle Comunicazioni, sintetizza così il passaggio del programma elettorale che il Pd sta elaborando, dedicato al sistema radioTv.

Gentiloni aveva anche detto su Europa 7 che “Il Consiglio di Stato si pronuncerà nei prossimi mesi e alla luce del pronunciamento prenderemo le misure adeguate”. 

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