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Interoperabilità: Adobe, Microsoft e associazione Plio attorno allo stesso tavolo per discutere di gestione elettronica di documenti e informazioni

Italia


Nel corso di OMAT Milano 2008, e precisamente nella sessione “La sopravvivenza delle informazioni di domani dipende dal formato di oggi” avrà luogo un avvenimento che molti aspettano da tempo: Adobe, Microsoft e Associazione PLIO, come rappresentante della comunità open source, si riuniranno infatti allo stesso tavolo per parlare di standard e interoperabilità insieme ai massimi esperti del settore.

Dopo una prima introduzione sulla certificazione dei formati standard e una seconda sull’importanza dell’interoperabilità, Adobe parlerà del PDF, standard ISO/IEC, Microsoft parlerà di OOXML, standard ECMA, e l’Associazione PLIO parlerà di ODF, standard ISO/IEC. L’obiettivo è quello di spiegare agli utenti – utilizzando un linguaggio accessibile anche per i non addetti ai lavori – perché è importante che i formati crescano e si evolvano secondo le esigenze di interoperabilità espresse dal mercato.

Il Vocabolario dei Termini Fondamentali dell’Information Technology, redatto da ISO (International Standards Organization) e IEC (International Electrotechnical Commission), definisce l’interoperabilità come “la capacità di comunicare, eseguire programmi, o trasferire dati tra diverse unità funzionali in modo tale da non richiedere all’utente che una minima o addirittura nessuna conoscenza delle caratteristiche di queste unità”.

Trasferendo questa definizione nell’ambito del software, l’interoperabilità è costituita dalle funzionalità dei software applicativi che permettono di scambiare dati attraverso un insieme comune di formati di scambio, di leggere e scrivere gli stessi formati, e di utilizzare gli stessi protocolli. La mancanza di interoperabilità può derivare quindi da una scarsa attenzione nei confronti della standardizzazione durante la progettazione e lo sviluppo di un programma.

L”interoperabilità può avere conseguenze economiche importanti. Per esempio, se i prodotti di due aziende concorrenti non sono interoperabili – per cause diverse, come i brevetti sui software, i segreti industriali o l’assenza di coordinamento – il risultato può essere una posizione di monopolio da parte dell’azienda più forte, ed è per questo che i governi – sia centrali che locali – e gli enti pubblici sono tra i maggiori sostenitori dell’interoperabilità e dei formati standard.

Ed è proprio del processo di standardizzazione come presupposto per l’interoperabilità trasparente tra i documenti che vuole parlare il seminario, che – per la prima volta a livello mondiale – mette intorno allo stesso tavolo Adobe, Microsoft e la comunità open source – rappresentata dall’Associazione PLIO, Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org – per discutere in modo costruttivo di quello che si può fare per andare incontro alle esigenze degli utenti. Semplificando in modo estremo, è il primo passo verso la scomparsa del comando “salva col nome…”, che spesso – e da troppi utenti – è stato utilizzato per modificare il formato più che il nome del documento.

La partecipazione al seminario è gratuita previa iscrizione su www.omat360.it/iscrizione.

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