Come affrontare l’anomalia italiana dell’IT?

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L’articolo che segue, a firma di Bruno Lamborghini, è tratto da la-rete.net (www.la-rete.net), il nuovo sito che intende sostenere il dibattito sulla società dell’informazione in Italia.

 

 

Le analisi e previsioni dell’Osservatorio Europeo dell’ICT (EITO – European Information Technology Observatory), pubblicate alla fine del 2007, evidenziano in maniera inequivocabile la grave anomalia della domanda di IT in Italia rispetto al resto d’Europa.

 

Se dal 2000 in avanti la crescita del mercato italiano è stata pari al 66% del tasso medio europeo, a partire dal 2005 e considerando le attese per il 2008, a fronte di una crescita media annua europea del 4.5% si riscontra un tasso italiano appena dell’1.5%, determinando così un ulteriore aggravamento del gap strutturale della spesa IT italiana (nel 2006 tale  spesa risulta pari all’1.7% del PIL contro il 2.7% della media UE, incluso i nuovi membri).

Per il 2008 le previsioni EITO indicano una crescita media europea del 5.2% contro il 2.1% per l’Italia.

 

L’anomalia italiana è confermata anche dal rapporto tra la spesa per IT e quella per le telecomunicazioni: nel 2006 per IT 25 miliardi Euro e per TLC 45 miliardi Euro, ovvero l’IT rappresenta appena  la metà della spesa TLC. Negli altri grandi mercati europei invece  la spesa IT è pari o superiore alla spesa TLC: in Francia 55 miliardi Euro contro 42 per le TLC, nel Regno Unito 66 miliardi Euro contro 57 per le TLC, in Germania 67 miliardi Euro contro 66 per le TLC.

 

Tutte le analisi a livello internazionale sull’evoluzione del mercato IT evidenziano una forte ripresa della domanda – dopo la crisi dei primi anni del secolo – trainata dal nuovo ciclo del Web, dalle innovazioni nei contenuti digitali, dai processi di convergenza video digitale,  dalle tecnologie peer2peer, dalle interessanti prospettive aperte dal cloud network computing con effetti sul boom dei tools di business intelligence, di security e degli applicativi di integrazione. Ne deriva una crescita a due cifre in molte aree del software e dei servizi IT, confermata anche dai positivi andamenti sia dei grandi produttori che dei nuovi entranti, così come dagli sviluppi delle operazioni di M&A.

In sostanza, le mutazioni in atto nelle telecomunicazioni e nei media sono rese possibili dagli sviluppi in atto ed attesi nell’area del software e dei servizi avanzati (ma anche dalle evoluzione dell’hardware che tende a riproporsi come possibile protagonista del nuovo ciclo,sopratutto per la gestione intelligente dei servizi digitali e degli accessi alla rete) . Gli sviluppi IT tendono a divenire in parte embedded nello sviluppo dei nuovi servizi delle telecomunicazioni e dei media e in tal senso forse le statistiche del settore IT  sottostimano il reale sviluppo della domanda di software e di servizi IT. Quindi, i nuovi sviluppi dell’ IT rappresentano il reale motore per lo sviluppo dello scenario digitale e sono sempre più determinanti per il futuro delle reti di telecomunicazione  e dei media digitali.

 

In tal senso, l’anomalia IT dell’Italia può avere effetti pesantemente negativi sui futuri sviluppi anche dei comparti delle telecomunicazioni e dei media.

 

Una domanda IT inadeguata determina l’indebolimento e la perdita di competitività dell’offerta IT, come appare evidente da quanto è accaduto in Italia nel corso dell’ultimo decennio. Si tratta di un processo involutivo che tende ad allontanare o ridurre anche la presenza dell’offerta di operatori internazionali, in passato più fortemente radicati nel nostro paese.

 

Non credo sia necessario spendere altre parole sulla diretta relazione tra investimenti IT e crescita della produttività e competitività di un paese. Lo dimostrano chiaramente le analisi OCSE e i risultati concreti facilmente verificabili sia a livello micro che macro.

Il rilancio dell’economia spagnola è molto legato alla capacità di rinnovare le organizzazioni sia pubbliche sia private attraverso un impiego diffuso e mirato delle tecnologie informatiche di rete.

 

I nuovi protagonisti della scena mondiale, Cina e India, hanno ben chiaro che la loro crescita economica e sociale dipende dalla capacità di sviluppare in parallelo offerta e domanda interna IT.

L’anomalia IT dell’Italia ha quindi effetti pesanti sulle prospettive di ripresa e di modernizzazione competitiva del paese. Non è un problema settoriale, è un problema nazionale.

Le domande quindi sono: perché, quali sono le cause di questa grave situazione?

E subito dopo, che cosa si può fare per affrontarla e cercare di risolverla in tempi brevi?

 

Sulle cause si è già a lungo dibattuto: le incertezze e gli errori nella trasformazione in rete delle pubbliche amministrazioni, la scarsa comprensione dei benefici da parte delle piccole imprese, l’arretratezza delle università, l’ignoranza informatica delle famiglie che si manifesta anche verso lo scarso orientamento a professioni scientifiche dei figli (il calo delle iscrizioni a Fisica e Matematica è significativo) ed in fondo una generale cultura provinciale che  rifiuta i cambiamenti, che rifiuta di guardare quanto sta avvenendo fuori.

 

Sui possibili interventi già nei mesi passati, come Advisory Committee di Ke4biz si è cercato di avviare un dibattito su possibili proposte. Il tema è talmente ampio che occorre muoversi contemporaneamente su più fronti, dalla promozione di progetti per l’utilizzo diffuso da parte delle PA e delle imprese, allo sviluppo dell’offerta favorendo la nascita  di nuove imprese ed il rilancio e concentrazione di quelle esistenti, dallo sviluppo di applicazioni e servizi ICT da parte degli operatori di telecomunicazione  che hanno un ruolo molto importante sinora scarsamente affrontato alla promozione di nuovi skills da parte dei sistemi formativi. Vi sono già alcune,  ancora poche, best practices da moltiplicare ed imitare.

 

Su questo tema, che riteniamo determinante, vorremmo aprire un dibattito molto concreto e operativo attraverso la-rete.net.

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