CeBit 2008: Greenpeace dà i voti all’industria. Sony prima per prodotti eco-friendly, ma c’è ancora molta strada da fare

di Alessandra Talarico |

Germania


Greenpeace

Continua la battaglia di Greenpeace contro le tecnologie che inquinano.

Anche in occasione del CeBit di Hannover, che quest’anno ha dato grande importanza al concetto di ‘green hi-tech’, l’associazione – che dall’agosto 2006, ogni tre mesi pubblica la propria “Guide to Greener Electronics” – è andata alla ricerca del “prodotto elettronico più verde”, ossia che escluda dai suoi componenti sostanze tossiche e rispetti i canoni di riciclabilità ed efficienza energetica.

 

Un’azienda si può definire ‘eco-friendly’ quando rispetta l’ambiente, crea una cultura di sensibilità nei confronti di quello che in gergo si chiama sviluppo sostenibile e quando si impegna a utilizzare materiali eco compatibili, a non usare sostanze chimiche pericolose e quando comunque ricicla i materiali tossici di cui fa uso.

 

L’ultima indagine di Greenpeace ha premiato, in particolare, tre prodotti Sony: il notebook Sony Vaio TZ11 – l’unico tra i 37 prodotti presi in esame ad aver eliminato il berillio e i suoi composti e ad offrire tre innovazioni ambientali (cavi interni senza PVC, scheda madre senza ritardanti di fiamma bromurati e luci LED senza mercurio nello schermo LCD) – il cellulare Sony Ericsson T650i per la buona efficienza energetica del caricabatterie, perché privo di PVC, ftalati, berillio e suoi composti, e per l’assenza di ritardanti di fiamma bromurati nel principale circuito stampato.

Premiato anche il Sony Ericsson P1i, al primo posto nella categoria palmari grazie ai criteri relativi ai composti chimici (minori esenzioni alla direttiva RoHS, assenza di PVC, berillio e ftalati, oltre che assenza di ritardanti di fiamma bromurati nella scheda principale).

In seconda posizione tra i cellulari il Nokia N95,privo di PVC, ftalati, e con un circuito stampato privo di antimonio e ritardanti di fiamma bromurati, ma con un caricabatterie meno efficiente.

 

La gara, sottolinea tuttavia Greenpeace, “è ancora aperta” perché nessun prodotto hi-tech visionato ha ottenuto il punteggio massimo pari a 100.

“A un anno di distanza dalla prima pubblicazione dell’Ecoguida ai prodotti elettronici – spiega l’associazione ambientalista –  tutte le aziende hanno raggiunto un punteggio pari almeno a 5″.

 

L’analisi di Greenpeace ha analizzato 37 prodotti di 14 aziende rispetto a quattro criteri: 1) contenuto di sostanze chimiche tossiche1; 2) efficienza energetica nell’uso del prodotto, 3) ciclo di vita del prodotto; 4) innovazione e marketing.

Alcuni dei prodotti hanno totalizzato un ottimo punteggio su qualche aspetto ma non in altri. Di conseguenza “nessun prodotto raggiunge l’eccellenza se misurato rispetto a tutti i criteri ambientali di riferimento che includono: la sostituzione di sostanze chimiche pericolose, l’efficienza energetica e la riciclabilità”, si legge nello studio.

 

Otto tra le società interpellate – Acer, Apple, Asus, Creative, Microsoft, Nintendo, Palm e Sharp – non hanno voluto partecipare all’iniziativa Greenpeace, che sottolinea tuttavia che anche molte delle aziende che hanno aderito non hanno fornito tutte le informazioni richieste e per questa ragione (la non completezza dell’informazione) hanno ricevuto un punteggio più basso.

 

L’Eco guida di Greenpeace, che viene aggiornata ogni tre mesi, comprende 18 multinazionali del settore (inclusi i produttori di TV e le Consolle), che sono posizionate in funzione delle loro politiche e pratiche ambientali.

L’effetto più sorprendente della guida è quello di aver stimolato una competizione ‘virtuosa’ tra le aziende hi-tech, spingendole a diventare più responsabili nei confronti dell’ambiente nell’intero ciclo di vita dei prodotti.

 

Anche se c’è ancora molta da fare, sottolinea infatti Greenpeace, è pur vero che sono stati fatti notevoli progressi verso lo sviluppo di prodotti hi-tech maggiormente rispettosi dell’ambiente, con la presenza sempre più massiccia sul mercato di articoli tecnologici dotati di componenti privi di composti tossici, “…andando addirittura ben oltre le attuali norme, come la direttiva europea RoHS che limita l’utilizzo di alcune sostanze pericolose”.

 

I produttori, conclude quindi l’associazione – “si devono impegnare da una parte a eliminare le sostanze pericolose dagli articoli di consumo, attraverso la loro sostituzione con alternative più sicure o cambiamenti nel design e, dall’altra a mettere sul mercato prodotti più efficienti dal punto di vista energetico”.

 

Soltanto quando tutti i prodotti presenti sul mercato hi-tech saranno completamente privi di sostanze tossiche, saranno efficienti, solidi e riciclabili si potrà dire che Greenpeace avrà compiuto la sua missione. Fino ad allora, posiamo starne certi, i produttori saranno tartassati, speriamo non più solo dall’associazione, ma anche da clienti più attenti non solo all’ultima novità tecnologica ma anche all’ambiente.

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